Scopri i Libri a Colazione della settimana: Ammazzati amore mio di Ariana Harwicz e Tutto è suono di Chiara Luzzana.
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AMMAZZATI AMORE MIO
di Ariana Harwicz, traduzione di Giulia Zavagna, Ponte alle Grazie, pagine 168, anche in ebook
“Mi sono sdraiata sull’erba tra gli alberi caduti, e il sole che scalda il palmo della mia mano d’un tratto mi è parso un coltello con cui mi sarei potuta dissanguare in un solo agile colpo alla giugulare.”
Comincia così questa storia. Siamo in un paesino sperduto nella campagna francese e una madre, una moglie, una donna normale, laureata, straniera, mentre figlio e marito sguazzano felici nella piscina fa pensieri cupi. Dovrebbe stendere i panni e, invece, pensa solo d’ammazzarli.
Ci pensa ma lascia presto andare il coltello nel prato così nessuno si accorge di nulla. Nessuno vede, questa è una costante di tutta la faccenda. Quel che conta? Che il bucato sia un successo, che tutto sembri andare per il verso giusto, che lei dica “amore” in modo abbastanza convincente, che ogni cosa paia al suo posto.
E forse lo è, perché per cento creature che ripetono felici “non riesco a immaginare la mia vita senza il mio bambino” ce ne sono altrettante che sussurrano o, quando nessuno può sentirle, strillano tutto il contrario. Succede, alle volte un figlio non lo vuoi più, ma non si dice.
“Ma lui se ne accorge?” si domanda la protagonista parlando del marito “con tutte le donne belle e sane che ci sono nella zona è finito per rimorchiare me. Un caso clinico. Una straniera. Una persona che andrebbe dichiarata incurabile”.
Eppure è una madre che fa ciò che va fatto, che nutre, ninna, pulisce e che di notte si alza certa che suo figlio stia piangendo e invece no. Come se “un frammento registrato del suo pianto si riproducesse da solo”. Peccato che poi non si accorga di nulla, quando il piccolo strilla come un dannato…
Scivoliamo nella quotidianità di questa donna che è uno spazio angusto in cui ogni movimento non può che essere sofferto e mentre parla e si racconta è come osservare la fotografia di una famiglia da cui cola via, sotto una pioggia di parole schiette, tutta la magia. Tutto il mito della perfezione e del donna come creatura materna e accogliente.
C’è un marito e c’è una moglie, ci sono due che si chiamano “amore” ma non c’è alcunché di quello che per noi dovrebbe essere una coppia. “Qualsiasi cosa può formare una famiglia” ci dice la protagonista e qui le cose sono tre. Un uomo, una donna e un figlio.
E c’è anche una sincerità che ci lascia interdetti e ci si disinnesca. Una schiettezza che zittisce ogni nostra spinta critica e ci mette solo in ascolto. Vogliamo capire perché, vogliamo vedere cosa accadrà.
È un tema immenso quello del materno e del ruolo di una madre. Ma ancora più grande è la questione del libero arbitrio e del peso delle aspettative della società, dei ruoli di genere. La domanda è: ma viviamo per noi, facciamo ciò che vogliamo o solo quello che il mondo sembra pretendere da noi?
Della stessa autrice è stato da poco pubblicato Baci all’inferno che raccoglie due romanzi brevi dal titolo La debole di mente e Precoce, e anche qui al centro della scena c’è la maternità e ciò che può rappresentare, la relazione madre-figlia e madre-figlio, il potere devastante delle emozioni, la follia e l’eccesso di amore come forma di maltrattamento.
Un’autrice che, come scrive nell’incipit: Non viene “da nessun posto. Il mondo è una caverna, un cuore di pietra che schiaccia, una vertigine piatta. Il mondo è una luna tranciata a colpi di frusta…”
TUTTO È SUONO
di Chiara Luzzana, Roi Edizioni, 224 pagine, anche in ebook
Siamo immersi in un oceano di sollecitazioni sonore. Sussurri, brusii, rumori che esistono e ci influenzano anche se non ci prestiamo attenzione. Ma ascoltare non è un dettaglio, perché è il primo passo se vogliamo poter comunicare con qualcuno.
E il suono parla e racconta un mucchio di cose. “Il suono può dire chi siamo con una limpidezza cui le immagini possono solo aspirare.”
Siamo però poco abituati a sfruttare l’udito: guardiamo soprattutto e ci affidiamo alle immagini per reperire notizie dal mondo esterno e per muoverci al suo interno. Perché la vista è un senso più facile, più immediato.
Passiamo il nostro tempo a guardare, a saltare da una foto all’altra da un video all’altro… Ma la cultura dell’immagine ha creato anche una sorta di assuefazione: siamo in un’epoca di sovraccarico visivo e l’immagine sta perdendo la sua carica comunicativa.
Il futuro potrebbe essere del suono. E imparare a fare affidamento sulle nostre orecchie sarebbe prezioso. Anche perché da quando siamo immersi nel liquido amniotico a quando veniamo al mondo, noi siamo già dotati della facoltà di udire.
E il suono è un mezzo potente. Pensiamo ciò che fa la musica che attira la nostra attenzione, ci permette di provare emozioni, di agganciare ricordi vividissimi a una melodia, di immaginare…
Anche se volessimo, peraltro, il suono non lo potremmo ignorare. Persino quando ci tappiamo le orecchie qualcosa filtra, sempre. Perché il silenzio è una cosa impossibile, il silenzio non esiste e quando c’è, o perlomeno quando crediamo ci sia, pure lui fa un certo rumore.
Per molti di noi, per esempio, il suono del silenzio è quello dei 50 Hertz, quello della corrente alternata che illumina le nostre case e fa funzionare tutti gli apparecchi elettrici che al loro interno sono custoditi. Un movimento dato dai poli positivo e negativo che si alternano in un saliscendi continuo sull’onda sinusoidale.
Questa danza produce una frequenza che è uguale in Europa, Asia e Africa. Mentre in America e in Giappone la danza è un po’ diversa ed è di 60 Hertz.
Quindi il nostro cellulare, il microonde, il frigorifero hanno un suono che noi non sentiamo più perché ci siamo costantemente immersi, è ovunque, ed è diventato per il nostro cervello un tutt’uno con l’ambiente.
Il suono è un mondo di cui ignoriamo regole e magie. A raccontarci queste meraviglie è Chiara Luzzana che del suono ha fatto la sua vita. Inventandosi pure una professione davvero originale e poliedrica che spazia tra arte e marketing e che permette ai brand e alle persone di farsi ascoltare, di lasciare un segno sonoro.
Leggila, anzi ascoltala, lasciati travolgere dall’entusiasmo con cui ci racconta il suo mondo dopodiché non potrai fare altro che sentire… e sarà davvero tutta un’altra musica!