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Procrastini l'inizio della revisione
Per chi scrive

Fai fatica a iniziare la revisione del testo?

Procrastinare, questo è il problema. Bisogna però capire bene cosa nasconde questo atteggiamento. Dopodiché farsi un piccolo piano per riprendere in mano la propria storia.

La revisione del testo non è solo un gesto tecnico. Intendiamoci: certo che si tratta di scrivere (e riscrivere)! Ma non si riduce al sistemare una frase, spostare una scena o snellire un dialogo. C’entra più con la psicologia e con il sé che con la scrittura. È guardare se stessi alla luce del proprio testo.

È il momento in cui l’autore smette di “scrivere per sé” e comincia a guardare il testo con lo sguardo dell’altro — del lettore, dell’editor, dell’editore — e sono dolori!

In gioco ci sono insicurezza, ansia da prestazione, paura del giudizio, idealizzazione del testo e anche un piccolo senso di perdita: la prima stesura è finita e non tornerà.

Ecco allora cinque consigli pratici, pensati per sbloccarsi e a iniziare il processo di revisione con meno ansia e più lucidità.

1. 📌 Rinomina il file: cambia il nome, cambia lo sguardo

Perché funziona: il cervello è suggestionabile. Rinominare il documento da “Romanzo def.” a “Romanzo bozza revisione 1.0” aiuta a smontare l’illusione che il testo debba essere finito al termie della prima stesura.

Fa sentire nel mezzo di un processo che ha i suoi tempi. E abbassa le aspettative di perfezione.

📍 È un piccolo rituale di passaggio che disinnesca l’ansia da “capolavoro o fallimento” e attiva il mindset del lavoro artigianale.

2. 📌 Scrivi una lettera al tuo lettore del cuore

Perché funziona: sposta il focus dall’autore al lettore. In fase di revisione, l’autore ha bisogno di uscire da sé e guardare il testo “da fuori”.

Come fare: scrivi poche righe: “Caro lettore, questo romanzo parla di…”
Spiega cosa volevi comunicare, cosa speri che resti, cosa temi non funzioni.
Fallo su un taccuino, scrivilo a mano!

📍 Un esercizio semplice, ma potente. Aiuta a chiarire l’intento e a ritrovare la bussola narrativa, prima di perdersi nei dettagli.

3. 📌 Crea un piano di lavoro minimo e concreto (micro-azioni)

Perché funziona: la procrastinazione nasce spesso da obiettivi troppo vaghi o troppo grandi (“Devo rivedere tutto il romanzo” = panico, ansia, paralisi!).

Come fare: dividi il testo in blocchi: capitoli, scene, snodi narrativi.
Scegli ogni giorno un micro-compito. Alcuni esempi:
• “Rileggo ad alta voce solo il primo capitolo.”
• “Evidenzio tutti i passaggi con infodump.”
• “Controllo se i dialoghi del capitolo 2 suonano naturali.”
Usa una checklist visiva per segnare i progressi (e se non sai come fare, su Edday c’è il Kit 1: pensato proprio per questo e funziona!).

📍 La progressione e l’organizzazione spezzano il maleficio della “revisione infinita” e restituiscono potere all’autore.

4. 📌 Prepara un “kit di pronto soccorso revisione” emotivo e tecnico

Perché funziona: la revisione è intensa, logorante e richiede strumenti adatti (non solo tecnici, ma anche emotivi).

Cosa mettere nel kit: riprendi il taccuino, quello della lettera sì, e prepara tre colonne:
• cose che funzionano
• cose da rivedere
• idee nuove che meritano spazio.

Poi fai un elenco dei punti deboli ricorrenti da tenere d’occhio (per esempio: ripetizioni, dialoghi forzati, triple, spiegoni…).

Ultima cosa: scegli una frase-mantra da tenere sul desktop o in prima pagina. Per esempio: “Rivedere non è distruggere, è costruire meglio”.

📍 Questo kit tiene insieme la parte razionale e quella emotiva del processo.

5. 📌 Coinvolgi un “testimone” (non un giudice!)

Perché funziona: la revisione è un atto solitario, ma iniziare con qualcuno accanto — anche solo simbolicamente — può aiutare a rompere il blocco.

Come fare: dillo a voce alta a qualcuno: “Domani inizio la revisione”.
Se lavori con un editor, stabilisci una prima deadline condivisa (per esempio: invio del primo capitolo revisionato). Oppure pubblica una story sul tuo profilo autore: “Inizio la revisione. Mandatemi forza.”

📍 Il potere dell’impegno pubblico o condiviso attiva la motivazione e abbatte il senso di isolamento.

Stabilire un confine tra sé e il proprio lavoro

Spesso gli autori hanno paura di iniziare la revisione perché confondono il proprio lavoro con il sé. Se la prima stesura non funziona, allora “non valgo come autore”.

Pensare al proprio testo come a un oggetto narrativo in divenire è un atteggiamento che cambia completamente l’approccio a questa fase del lavoro.

Revisione non significa fallimento, significa ascolto. Significa prendersi il tempo per sentirsi e sentire ciò che si è scritto e farlo fiorire per davvero.

È l’atto più umile e potente di chi vuole raccontare davvero.

Buon lavoro!

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