Nora e Nino fecero amicizia quando i nonni materni, assenti a lungo dalla Versilia, decisero di tornare per un’estate.
Benché cugini primi, figli di sorelle, abitanti nella stessa città, finora s’erano visti di rado. Nora aveva undici anni, Nino sette.
Il nonno, dopo la tragica morte del figlio, lo zio Silvio, non aveva più voluto saperne del paese d’origine. Troppi ricordi dolorosi. Così, finita la guerra, prese l’abitudine di non allontanarsi molto da Roma e solo per l’agosto.Negli ultimi anni, sposatasi anche la seconda figlia (Rita, la mamma di Nino), s’era innamorato a prima vista dell’Argentario, ed era su quel promontorio, ancora abbastanza selvaggio, che trascorreva una parte di luglio e tutto agosto.
Qualcosa doveva essere mutato nel suo animo se, dopo tanti anni, non temeva più d’incontrare gli assassini del figlio. Non che avesse loro perdonato; non accettava però – diceva – ch’essi gli impedissero, per il solo fatto di esistere e di andare a piede libero, di rivedere i luoghi che gli erano cari; e che erano stati cari a Silvio.
La casa fu trovata alle spalle della Versiliana, la famosa villa un tempo proprietà dei marchesi Nuti-Digerini. Il parco è ancora immenso. Ha un fronte, dalla parte del mare, di circa un chilometro e mezzo, e si addentra nella pianura per circa ottocento metri, fino a un fosso che lo divide dalla campagna coltivata, chiusa, in fondo, dalle Apuane. Il lembo di terra fra bosco e prati, percorso da una strada poderale, bianca e ghiaiosa, che accompagna le anse del fosso con profonde rientranze, è ancora oggi uno dei luoghi più versiliesi della Versilia. All’epoca, prima che si cominciasse a parlare di piani regolatori e di speculazione edilizia, era intatto.
Quando il nonno ricevette da Pietrasanta la lettera che l’informava che la casa desiderata lo attendeva, i due nipoti venuti a desinare da lui senza i genitori restarono impressionati dalla sua eccitazione. Tenendo aperta in mano la lettera, egli descriveva con enfasi la casa delle sue vacanze. Era a due piani, con quattro camere, un salottino, un soggiorno, un’ampia cucina, due bagni. Vi erano annessi, oltre al giardino, un orto e una pergola. Distava meno di un chilometro dal viale Apua dove si trovavano le botteghe: il fornaio, che vendeva anche molti altri generi alimentari, il macellaio e l’erbivendolo.
«Vi aspettiamo tutti là» annunciò fiero ai nipoti che lo guardavano: Nora un po’ scontrosamente, Ninetto con un’attenzione quasi dolorosa, nel visuccio aguzzo sbarrato dagli occhiali…
La cugina di Londra, Manlio Cancogni, Elliot, p. 187 (16 euro)