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VOLTAPAGINA
Precious Ramotswe, detective, Alexander McCall Smith, traduzione di Claudio Carcano, Tea, p. 207 (9 euro) anche in ebook
Precious Ramotswe ha trent’anni ed è una detective. Niente di strano in effetti, solo che la sua agenzia investigativa – un bungalow, una teiera, una segretaria (dattilografa eccellente) e uno schedario – si trova in Botswana. E, in effetti, la protagonista è la prima donna del suo Paese ad aver aperto una agenzia investigativa privata. Non che sia una donna stravagante, semplicemente non voleva usare la sua eredità per aprire una macelleria (come avrebbe voluto suo padre). Il suo intento? Risolvere i piccoli e grandi problemi della gente: furtarelli, beghe di vicinato e qualche sparizione… pure di coccodrilli. Finché la faccenda si complica e il caso riguarderà un bambino scomparso. Tè a parte (rosso, mi raccomando!), non pensate alla Signora in Giallo o a Miss Marple, perché la nostra Precious è una vera scoperta. Per chi resta stregato dal fascino della semplicità condita con una buona dose di ironia.
DA GUSTARE
La sindrome della Fenice, Giovanni Gastel, Nobook (8,99 euro) qui il booktrailer
“A differenza di alcune persone che dopo avere costruito cose, e concrete, in un periodo depressivo di stasi desiderano la fine, la morte, o espedienti simili, io, Rusty, questo ciclo lo ripeto all’infinito. Quando sento un’apprensione, un sentore di non-vita, una situazione che io, e io solo ho voluto, una dimensione di cui non amo più le misure, allora contemplo l’idea di distruggere tutto, di devastare questo mondo che mi sono costruito. Come? Semplice: uccidendone il creatore…” In una Milano che pare costruita apposta per la sofferenza da comprare al grammo, le vie dell’autodistruzione per Rusty sono infinite. Come pare infinita l’odissea tra comunità, rehab e centri psichiatrici. Tanto che la dipendenza vera sembra la cura e non la droga. Non vi aspettate la storia, scontata, di un cosiddetto ragazzo “bene” alle prese con la tossicodipendenza, perché il ragazzo bene non usa parole scontate. Ode al narratore per l’amore con cui porta sulla pagina i personaggi e occhio alle crepe che infestano il “bello”. Per chi conosce le cadute ma si concentra sulle risalite.
BELLISSIMI
Dead City, Shane Stevens, traduzione di Giuseppina Oneto, Fazi, p. 407 (16,50 euro) anche in ebook
Shane Stevens è morto nel 2007 ma, in realtà, non è mai esistito. Perché nessuno sa chi si nascondesse dietro questo pseudonimo. Di certo c’è il talento di un maestro capace di raccontare il male, i serial killer e la violenza in modo strepitoso. Questo romanzo ci porta a Jersey City negli anni Settanta. Qui dire italiano è sinonimo di picciotto, perché la cittadina è una roccaforte della malavita. Le cosche si spartiscono la città e gli affari a suon di proiettili. Immaginatevi tutto il repertorio: dai pesci piccoli pronti a fare il lavoro sporco e a pugnalare le spalle i propri boss, fino ai capi – gente come Joe Zucco in lotta contro Alex Machine – spietati tiranni che si credono i re del mondo e si comportato come tali. Un mondo, il loro, fatto di droga, prostituzione, vizi e un mucchio di dollari. Se pensate di aver letto tutto sul genere, ricredetevi e leggete questo: violenza, azione e una scrittura sublime che sembra potere tutto. Per chi vuol fare i conti con la ferocia e la follia della criminalità organizzata e guardare la parte avariata del sogno americano.
3 comments
Alexander McCall Smith scrive ancora? Non gli hanno tolto la spina? Nemmeno quella del computer? Gesù. E’ uno di quegli autori, come la Lackberg per capirci) che scrivono molle. Hanno tutto molle e non pensare male, anzi sì, pensa male. Io ho letto tre o quattro dei suoi romanzi perché sono un fanatico della Scozia e lui li ha ambientati ad Edimburgo dove fa vivere la sua protagonista, questa dirige una rivista di filosofia e passa il tempo a rispondere alle lettere che riceve, selezionare gli articoli, preparare il te, curare le buone maniere e coltivare casti sentimenti. Cosa c’è di male? Niente ed è questo il problema. Il male non esiste: è tutto noiosamente rosa a casa di questa signora di cui non ricordo il nome. Se adesso ti chiedi perché ho letto tre o quattro romanzi di costui e non l’ho mollato al primo, mi metti in crisi. Non ho una spiegazione pronta. Che sia per nutrire la vecchia zia che vive in me? Per punirmi di qualche orrore commesso in una vita precedente? Per ricordarmi come non scrivere? Sia come sia, il dolore non basta mai, per cui metterò anche questo nella wish list. Un finale che non ti aspettavi eh?
Ti adoro, Aldo! Raccogliamo le tue recensioni in un libro?
E Bravo Aldo chr come per i botti di capodanna conserva i migliori per il finale. Ho preso in mano mille volte i libri di McCall Smith in libreria per poi abbandonarli senza via di ritorno. Magari sta volta ne compro uno. BACIONI
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