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#VOLTAPAGINA
Io non ci volevo venire qui, Angelo Orlando Meloni, Del Vecchio Editore, p. 120 (14 euro)
Tanto per chiarire, il sottotitolo di questo romanzo è “breve manuale di autodistruzione per il conseguimento della felicità” e il poveretto che vorrebbe acchiapparla ’sta benedetta felicità è uno come tanti, uno che vorrebbe solo starsene tranquillo e sopravvivere con un lavoro decente, nulla di eccezionale insomma. Un tizio che come talento ha quello di non avere talento ma che, per motivi inintelligibili, è profondamente attratto dall’arte e si trova così a vivere un turbine di esperienze surreali: dal teatro al cinema passando per una scuola di scrittura creativa (la Harold Frescon, non so se mi spiego). Il problema vero è però vedersela con casi (sub)umani di gente con un ego sovradimensionato. Poeti, scrittori, aspiranti registi, maestri tutti arsi (purtroppo non vivi) dal sacro fuoco. Ecco un romanzo comico sotto la veste dell’autobiografia di un personaggio meravigliosamente immaginato – dall’adolescenza all’età adulta – da leggere con attento tempismo: perché quando si inizia, non si smette. Per tutti quelli a caccia di un po’ di soddisfazione.
#DAGUSTARE
Ovunque, proteggici, Elisa Ruotolo, Nottetempo, p. 306 (16,50 euro) anche in ebook
La stirpe Girosa è la protagonista di questa saga familiare. Siamo vicino Napoli e, un giorno, il cinquantenne Lorenzo Girosa riceve una lettera che ha a che fare con un segreto nascosto tra le mura di casa sua e della sua memoria. Si parla di un assassinio, qualcosa che appartiene al passato di Lorenzo. Ed ecco il pretesto che forza il protagonista a un salto nel tempo, per rivivere la storia della propria famiglia. Quel che è certo? Lorenzo è in buona compagnia perché mamma Francesca, papà Nicola, nonno Domenico… tutti nascondono un segreto, nella sua famiglia. Famiglia che non certo brilla per virtù “perché i Girosa avevano la vocazione allo sperpero, la tendenza alla leggerezza, la volontà di allontanarsi dal nido, e tutte le disposizioni ereditarie per mettere in piedi una sarabanda di pazzi”. Una fiaba avvincente dalla scrittura magnetica che dimostra (nel caso qualcuno non fosse ancora convinto) che la famiglia è il luogo narrativo per eccellenza. Per chi adora i luoghi abbandonati e per chi è a caccia di un po’ di speranza.
#BELLISSIMI
Gli scienziati, Marco Roth, traduzione di Francesco Pacifico, indiana, p. 257 (18 euro)
È già difficile vivere accanto a un padre di successo, figuriamoci sopravvivere. Marco è un sedicenne con un papà medico, Eugene (yougene), che frequenta i salotti giusti, legge i libri giusti, ascolta la musica giusta e sembra sempre avere la risposta per tutto. Però è ammalato di una malattia che più sbagliata non si può, l’Aids. Malattia che ha contratto pungendosi con un ago infetto in laboratorio. Marco cerca il proprio spazio, ma il confronto con la figura paterna di certo non giova, forse per questo è un procrastinatore eccellente e anche se ha mille impegni, sembra non concludere mai nulla. Finché suo padre muore e la zia, scrittrice, rivela in un libro che il fratello sarebbe stato un omosessuale. Ed ecco spiegata la malattia. Così Marco si trasforma anche lui in uno scienziato, come il padre, e l’oggetto della sua indagine è proprio la vita di Eugene: analizza scampoli del passato, libri che leggeva, articoli… tutto pur di trovare indizi sull’omosessualità del papà. È una vera ossessione, perché Marco è convinto che noi siamo il prodotto di chi abbiamo accanto. Ma se chi abbiamo accanto finge, allora noi cosa siamo? Un memoir toccante per tutti i padri, per tutti i figli a caccia di emancipazione.
4 comments
Mi intriga molto il primo, difficile pensare ad un libro che diverta oltre che appassionare. Almeno io non ne conosco molti.
Ciao, Giampaolo, direi che è un ottimo esordio! La comicità in narrativa non è cosa semplice da raggiungere. Se lo leggerai, fammi sapere!
Alla prossima,
Chiara
ah ma sempre lui di “cosa vuoi fare da grande?” in wish list ma non ancora preso. Voglio fare la lettrice professionista!
Sempre lui! Il libro era lì, sulla mensola, e attendeva. L’ho iniziato… ed era finito 😉
(il tempo di chi legge non è il tempo di chi vive)
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