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Dati sulla lettura e sul numero di lettori: come li usiamo? Li usiamo?

Ogni anno è tempo di fare i conti e ogni anno i dati non sono incoraggianti, ma siamo sicuri che sia questo il punto? Qualche riflessione (e pure qualche spetelibress).

Ogni anno la stesa solfa. Dati e cilicio, cilicio e frustate a suon di percentuali e segni meno. Meno copie vendute (87,5 milioni), meno lettori. Va già di lusso che il mercato del libro sia cresciuto un po’ (+2,3%)!

Ma che cosa ce ne facciamo poi di tutti questi dati? Quali diabolici piani mettiamo in atto per farli fruttare, se positivi, o per invertire la rotta, se negativi?

Diciamo poi che il primo strumento utile per analizzarli sono due lunghe, lunghissime pinze. Quando si parla di “libri venduti”, per prima cosa, si dovrebbe dire: libri venduti ma non online. Amazon, tanto per cominciare (Aie stima che si tratti di una fetta di mercato da 120 milioni di euro, e solo per i libri cartacei di varia) i numeri non li dà.

Numero due: molti traducono “libri venduti” con “numero di lettori”. Ma – e lo dicono in molti ma pare che non sia mai abbastanza – un conto è acquistare un conto è leggere. Non ci vorremo mica dimenticare delle biblioteche e delle librerie nelle case, dei libri scambiati, del bookcrossing e pure della pirateria!? I figli di alcuni lettori potrebbero leggere per anni senza mettere il naso fuori di casa!

Se guardiamo i dati Istat sulla lettura nel 2016, sappiamo che la percentuale dei lettori della popolazione residente in Italia con più di 6 anni di età si è attestata al 40,5% (l’anno precedente era il 42,0%). Si tratta di 751 mila lettori in meno (-3,1%) rispetto all’anno precedente.

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A calare di più? Sono i lettori deboli, cioè chi legge da 1 a 3 titoli l’anno, passati dal 45,5% del 2015 al 45,1% (circa 440 mila lettori in meno). Mentre i lettori forti, quelli che leggono più di 12 libri l’anno, sono cresciuti passando dal 13,7% del 2015 al 14,1% del 2016. Però il loro numero è diminuito: sono 300 mila in meno rispetto al 2015. E i lettori medi? Sono quelli che leggono fra 4 e 11 libri l’anno, e sono rimasti pressoché stabili.

Anche questi dati, però, vanno interpretati. Perché? Tanto per cominciare non sono conteggiati gli ebook (62 milioni di euro nel 2016, cioè il 5,1% delle vendite trade con un aumento del +21% sul 2015), gli audiolibri, i titoli selfpublished… e poi ci sono i giornali e tutti i contenuti che si fruiscono online.

Insomma forse non siamo un popolo di lettori forti di libri ma come scrive Andrea Coccia (qui) le persone che leggono sono rimaste sostanzialmente stabili nel tempo. A conti fatti i lettori più fedeli, rimangono tali. Quelli che oscillano sono i lettori meno assidui e più facilmente influenzabili, per dirne una, dalla presenza o no di un best seller capace di attrarre la loro attenzione.

Ciò che è invece cambiato è il numero dei titoli: si è passati da 13.203 titoli del 1980 ai 66.505 attuali (senza contare i 74.020 ebook e i 2.400 file disponibili su Audible). Cioè siamo sommersi da libri che escono e spariscono, libri che non vengono comunicati, libri che vengono stampati solo per le esigenze degli editori di farsi finanziare e fare cassa (di questo parleremo domani). Ma chi si adopera per aumentare il nostro desiderio di libri? Chi per far diventare una abitudine la lettura di libri?

E torniamo all’utilità di questi dati. Come vengono usati? Cioè, se sappiamo che i ragazzi sono dei forti lettori poi vanno al liceo e sembrano falcidiati dalla Peste dei libri, perché non ci facciamo qualche domanda su cosa gli facciamo leggere al liceo (e come)? Se Uomini che odiano le donne o Harry Potter o le Sfumature fanno varcare le porte delle librerie anche a chi non legge mai, invece di rompere le gonadi sulla qualità di questi titoli, perché non consideriamo il “problema comunicazione”?

In compenso le manifestazioni che fanno sentire i non-lettori dei paria da educare, ci sommergono ulteriormente di libri e li danno gratis manco fossero volantini (che finiscono nel cestino, perché se una cosa non costa non vale niente), quelle che fanno tanto rumore uno o sette giorni l’anno in cambio di nulla, sono un esempio di fare sconnesso e disarticolato da evitare come la suddetta Peste dei libri. Perché?

Spetelibress numero uno.
Andate tutti sulla pagina Facebook di #ioleggoperché. Numero di mi piace? 58.835. Cavoli che super community! Ultimo post? 26 novembre 2016. Spetta un po’… oggi è il 13 febbraio 2017? Maddai, come passa il tempo! Quanti like ha? Sette! E voi credete davvero che una community VERA, costituita da 53.835 appassionati lettori, generi 7 miseri like? E se volete farvi del male: il post precedente ne ha 15, un altro 35. Quando gira bene sono 158. No comment.

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Spetelibress numero due.
Una mia cara amica raccoglie libri per le zone terremotate. Tempo fa entra in una libreria di catena – posizione centrale a Milano – compra un po’ di titoli e racconta al libraio dove li intende mandare e lui decide di partecipare aggiungendo qualche volume. Quando torna a casa e apre la busta, la mia amica si accorge che sono – ancora – i libri di #ioleggoperché…

E se istillare il desiderio non è cosa semplice – e a ogni “leggere è figo!” muore un aspirante lettore – la questione consiste nel lavorare sulle abitudini di chi non legge o legge poco. E per farlo, forse, tocca ragionare sulle emozioni.

Ci mettiamo un certo vestito perché ci fa sentire bene, scegliamo una data macchina perché ci dà l’idea di aver successo o di essere più desiderabili… E come ci fanno sentire i libri? Lo chiedo a voi, che leggiate poco o tanto non importa, conta quello che provate quando lo fate.

E ciò che vi spinge a comperare un libro, potrei scommetterci, non sono i dati sulla (non) lettura in Italia.

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8 comments

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Sandra 13/02/2017 at 19:37

Non so quanto sarò lucida, sta sera cliccando sulla mia cartella sul desk top “lavori in corso” si apre un’altra cosa, e la dicitura “non disponibile” fortuna vuole che mio marito fosse accanto a me altrimenti a raccontarla passo per pazza, e mi dice “dai chiudi e rifai” chiudo e sul desk top la cartella “lavori in corso non c’era più!” Perdo – oltre alla cartella – 10 anni di vita, vado in cucina dicendo al frigo “escimi un prosecco!” Ora la cartella continua a essere scomparsa ma le svariate pagine di word recuperate, tuttavia non capiamo dove sia posizionata la cartella.
Lì ho realizzato oltre alla mia sventatezza informatica quanto tengo alle mie parole, ho fatto un lungo giro per dirti che tra queste cartelle ce n’è una sul valore della lettura, copio qui:
“come accade in certi catartici momenti della nostra vita, alcune letture giungono come un faro a illuminarci, per esempio circa i rapporti spesso difficili tra genitori e figli”
Questo è quello che cercherò di trasmettere tra qualche settimana quando andrò a parlare di lettura e scrittura in una scuola media, dirò anche che leggere è ciò che i giovani fanno ogni volta che sono sui social: leggono un fatto raccontato da un amico, un libro è solo qualcosa di più lungo e articolato, ma anche i tweet sono micro storie, come lo sono i post di FB e sui blog, e allora se ti piace farlo perché non farlo ancora di più con un libro?
I libri sono la droga pesante della lettura, quando l’hai conosciuta ne vuoi sempre di più e di migliore.
I libri mi fanno sentire viva e coinvolta, spesso felice, non sempre, a volte anche molto molto triste, ma in un modo diverso, perché lì posso anche dirmi “dai, Sandra, non è successo veramente!”

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Barbara 14/02/2017 at 14:04

Per la cartella: a occhio e croce, sono problemi di sicurezze riconosciute dal sistema operativo su quella cartella. Ogni tanto windows (presumo) fa casino. Pure a me, che sono amministratore massimo di tutte le mie macchine!
Per risolvere, devi andare sul Desktop come “cartella” non come “interfaccia”. Dovrebbe essere una cosa del tipo: disco C: -> Users/Utenti -> tua utenza (oppure Default) -> Desktop.
Poi…il backup. E’ ora di passare a un cloud backup, se il pc comincia a fare le bizze.
Chiudo la parentesi e chiedo scusa alla padrona di casa per l’invadenza 😛

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Chiara Beretta Mazzotta 14/02/2017 at 16:08

La padrona di casa, invece, ringrazia per la solerzia! Spero che Sandra abbia risolto!

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Chiara Beretta Mazzotta 13/02/2017 at 21:37

Io non ho parole. Però correte da un dottore del pc e sistemate tutto. Subito!
E quello che dirai ai giovani, secondo me, loro lo capiranno. Quindi: tutti i libri che hai letto sono serviti anche a lavorare sul registro e sui contenuti 😉

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Silvio Donà 14/02/2017 at 11:57

Posso “copiaincollare” un piccolo post tratto dal mio blogghino sul tema della scoperta del piacere della lettura? Nel mio caso la cosa ha molto a che fare con la passione per la scrittura, ma diciamo che questo è un passo successivo e solo eventuale 🙂

LA SCRITTURA

Mi piacciono le storie. Mi sono sempre piaciute.
Fin da quando avevo 5 anni e mia mamma mi ha letto Pinocchio a puntate, un capitolo ogni sera.
Il mio primo libro “da grandi”!
Probabilmente non immaginava il danno che stava facendo. Non si rendeva conto che mi stava piantando nel cervello un seme, creava un pericoloso precedente, lanciava una sorta di “fascinatura” (termine dialettale per descrivere il “malocchio” fatto dalle streghe), che mi è rimasta attaccata addosso e non mi ha mollato più.
Non ho complicate descrizioni: per me la scrittura è raccontare storie.
In primo luogo a me stesso, perché mentre scrivo ascolto io per primo la storia che la mente mi racconta.
Quando si prova un bella emozione si ha voglia di condividerla con gli altri, non è così? E mettere la storia in un libro è un ottimo modo per condividere le storie, non trovate?
Per questo scrivo.
E l’abilità tecnica? La padronanza della grammatica, l’ortografia, la scelta dei vocaboli, lo stile? Che posto occupano in tutto questo? Davvero, come dicono alcuni, non sono poi così fondamentali?
Beh, se si vuole che la storia funzioni, che catturi fino in fondo chi ascolta, deve essere raccontata bene, senza intoppi, senza errori. Gli errori ammazzano la magia del racconto e noi non vogliamo che si perda neanche un pizzico della magia, non è vero?
“No, non tu! Fai raccontare alla mamma che è più brava!”
Il libro di Pinocchio si apriva; il mondo si fermava e poi spariva; la “fascinatura” faceva effetto e io diventavo di legno e correvo a perdifiato, inseguito dagli incappucciati, per non essere impiccato all’albero, con le monete d’oro zecchino nascoste sotto la lingua.
Mi piacciono le storie. Mi sono sempre piaciute.
Non ne posso più fare a meno.
Non c’è niente di meglio di una bella storia…

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Chiara Beretta Mazzotta 14/02/2017 at 16:20

Mi piacciono le storie. Mi sono sempre piaciute.
Non ne posso più fare a meno.
Non c’è niente di meglio di una bella storia…
Anche perché siamo una storia, veniamo da una storia, pensiamo per storie e ne mettiamo al mondo.

To be continued…

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Barbara 14/02/2017 at 14:06

Come mi fanno sentire i libri? In Paradiso, in confronto a questo mondo di m……..
Se è San Valentino e sto leggendo Bookblister qualcosa vorrà dire no? 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 14/02/2017 at 16:12

Ti mando un cuore di buoni libri (ebook e audiolibri). E sì, in effetti è tra il Paradiso e il mondo parallelo… dire che leggere moltiplica le vite, parre scontato (a meno di chiamarsi Eco) ma così è e di sicuro moltiplica le gioie.

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