C’è chi quando sente l’espressione “corsi di scrittura creativa” storce il naso. In effetti la definizione è infelice: la creatività non si insegna, al massimo si insegnano le tecniche per metterla in atto. Ma è altrettanto infelice l’idea che la scrittura sia qualcosa di dato o negato. Qualcosa che c’è e non si impara. Una specie di snobismo da casta degli illuminati creativi.
A molti invece interessa imparare non solo a scrivere una storia ma anche a leggerla (o vederla, se si tratta del cinema). E nella selva di testi e manuali che promettono trucchi e soluzioni ce ne sono alcuni, preziosi, che non forniscono la risposta ma mostrano il viaggio. La riflessione che conduce alla risposta. Ciascuno, poi, risponderà a modo proprio… se ne è capace.
Le ferite dell’eroe è una riflessione sulla parabola umana, sull’arco di esistenza di ciascuno, sul senso del dolore. Sul motore di una esistenza, cioè su ciò che determina le nostre azioni e reazioni. Sulle rogne con cui dobbiamo fare i conti – i conflitti, la paura – nell’eterna lotta tra il mondo che vorremmo e quello in cui ci tocca vivere. Ed è per questo che è (anche) un eccezionale manuale di scrittura.
“I personaggi compiono azioni solo ed esclusivamente perché stanno in un mondo che vorrebbero diverso. (…) La storia dura finché la vita ci dice no. La storia dura finché la vita oppone resistenza al nostro desiderio di cambiamento. Eccola lì la trama. La trama è il tessuto di tutti i no.”
Se vi capita di trovarne una copia, non lasciatevela scappare. E munitevi di matita ed evidenziatore. Ci sarà parecchio da sottolineare e imparare. E non guarderete mai più un personaggio con gli stessi occhi.