Il Festival dell’Inedito, una grandiosa idea per promuovere gli aspiranti autori o una trovata per alleggerirgli il portafoglio?
Eap, concorsi a pagamento, corsi di scrittura dai costi fantasmagorici… la dura vita dell’esordiente è costellata di tranelli. Lo scrittore Antonio Scurati, però, deve aver pensato che non fosse abbastanza. E con lui si deve essere trovato d’accordo Alberto Acciari, giornalista ed esperto di comunicazione. Come rimediare? Ci voleva una trovata geniale. Qualcosa che fondesse capra e cavoli in un mitologico mostro con la testa da volpe e il corpo da pollo spennato.
Ed eccola l’idea: il Festival dell’Inedito! Sottotitolo: lo scouting dei nuovi stili e talenti letterari. Scopo del gioco: raccattare il più alto numero di esordienti – sia di primo pelo sia afflitti da anni di rifiuti, purché obnubilati dal desiderio di successo – dal magma degli aspiranti scrittori, narratori, poeti, sceneggiatori, autori televisivi e teatrali, e pure autori di racconti per tablet e di tweet (già, già).
E chi seleziona? Il Comitato di Lettori, presieduto dallo scrittore Antonio Scurati e coordinato da Alberto Acciari, ideatore dell’evento. Figure chiamate Capitani (per esempio Carlo D’Amicis, Paola Pascolini, Chiara Valerio, Giuseppe Antonelli, Linda Ferria) coordineranno e supervisioneranno l’operato di Gruppi di Lettura a cui è affidato il primo esame delle opere.
C’è pure il Comitato dei Garanti – tra gli altri, ne fanno parte il sindaco di Firenze; Gaetano Blandini, Direttore Generale della SIAE* – che, su segnalazione del Comitato dei Lettori (in pratica ci sono ma non servono) assegneranno l’ambito premio: la Menzione d’Onore (vedi sotto).
Mi occupo solo della sezione narrativa e poesia. Leggo: Uno degli aspetti della creatività, delle idee, della voglia di scoprire degli italiani è la passione di comunicare attraverso la scrittura. Ogni anno, in Italia, vengono realizzati, con passione, più di 100mila nuovi manoscritti, sceneggiature, format, da persone spesso alla prima esperienza. Un vero e proprio patrimonio di cultura letteraria italiana. Solo una minima parte di questa enorme ricchezza ha accesso al mercato editoriale.
E di fronte all’attaccamento per il “patrimonio” di talento perduto, mi si stringe il cuore come davanti a un cucciolo di panda scampato all’estinzione.
Il Festival dell’Inedito nasce per colmare questa mancanza, per far emergere tutte le persone che amano scrivere, dai manoscritti, alle sceneggiature, ai format, alle poesie, non ancora editi sul mercato nazionale o internazionale, per fargli incontrare pubblico, esperti, editori, per offrirgli visibilità pubblica e accesso al mercato.
Wow!
Spazio espositivo dedicato, valutazione della propria opera già in fase di pre-iscrizionedi presentazione individuale, attori che aiutano nella presentazione, gruppi di discussione sulle nuove opere, preview delle opere nella sezione dedicata ai nuovi talenti del sito Excalibooks – la più grande libreria digitale italiana – sono a disposizione di chi sarà ammesso dalla Organizzazione e dal Comitato Lettori al Festival.
E qui il cuore batte all’impazzata. Colonna sonora: la cavalcata delle valchirie. Immagine: Scurati, con armatura lucente, sguaina la spada ergendosi a salvatore dei talenti ignorati.
Poi arrivo alla sezione “come partecipare”.
Registrati su questo sito attraverso la procedura di Login. Quota di preiscrizione 130 € : Per essere letti e ricevere una scheda di valutazione della tua opera.
Direi un buon prezzo per essere letto e valutato con tanto di scheda (i signori chiedono trenta euro meno della mia agenzia! Ma chiudo un occhio sulla concorrenza).
Se sarai selezionato dal Comitato Lettori potrai iscriverti al Festival.
Sarebbe a dire?
Quota di iscrizione 400 € per:
- avere un proprio spazio espositivo alla stazione Leopolda per i tre giorni dell’evento.
- avere la preview della propria opera sul sito di Excalibooks
- essere pubblicato, ed eventualmente venduto, online per un anno intero sul sito di excalibooks
- partecipare al contest per avere un contratto di pubblicazione con una importante casa editrice italiana. Che qualche riga sotto diventa: Iscrizione di diritto al contest per aggiudicarsi la Menzione d’Onore da parte del Comitato dei Garanti e l’eventuale pubblicazione dell’opera da parte di una importante casa editrice italiana.
E il mio cuore, insieme con l’entusiasmo, trasloca in zona talloni e inizia a raschiare il fondo, fangoso, di ciò che resta della dignità professionale.
Fatemi capire. Io prima mi preiscrivo e spendo 130 euro più Iva (totale: 157,3 euro), poi se vengo selezionato (i criteri sono oscuri quanto l’organizzatore) vincerò la grandiosa possibilità di spendere ben 400 euro più iva (totale 484 euro).
Far vincere una spesa è, in effetti, una idea geniale per un organizzatore.
Quindi per la modica cifretta di 631,3 euro potrò:
- avere uno spazio espositivo di cui non ho ben capito che cavolo dovrei farmene, non so, mi metto a decantare le frasi migliori, cerco di accalappiare lettori, dico a tutti che sono uno scrittore strafighissimo?
- Avere la preview della mia opera su un sito che non ho mai sentito nominare (con tutto il rispetto) e non ho idea di cosa sia questa preview. Un pdf, un’immagine di copertina con quarta e sinossi, una fotografia in cui sembro poco esordiente e molto talentuoso? Più avanti leggo che la presentazione sarà messa nella sezione dedicata ai nuovi talenti. Occhei, come sedere in zona cessi al ristorante.
- Essere pubblicato ed eventualmente venduto. Che suona minaccioso, perché immagino i poveretti costretti alla pubblicazione ma esonerati dalla vendita.
- Ma l’ultimo punto è a dir poco esilarante: potrò partecipare a una gara per avere un contratto di pubblicazione con una importante casa editrice italiana. Nella seconda versione (qualche riga sotto) nonostante ci siano parole come “menzione” e “onore” l’attenzione casca su “eventuale pubblicazione”. Quindi concorro per ricevere una pacca sulla spalla e, se mi va bene, una eventuale pubblicazione ma con quale casa editrice? Magari farmi un’idea prima di bonificare la cifretta non sarebbe male**.
Ma i servizi del festival sono pressoché infiniti, come le idee degli organizzatori.
La mia opera sarà presente presso i reading point consultabili dal pubblico durante la manifestazione. Che siano consultabili mi piace, sì. Poi è previsto l’incontro diretto con gli Editori la “e” è maiuscola ma i nomi sono ancora top secret. È previsto pure l’incontro diretto con il pubblico e qui temo per la mia incolumità immaginando, data la situazione, che si tratti di una massa informe di esordienti come me, però più spietata.
E poi potrò usufruire di una presentazione critica a cura dell’autore in una delle salette dedicate della durata di mezz’ora. Il costo del servizio è di € 100 euro più Iva che vuol dire: pagare per essere presentato. Solo che quell’“a cura dell’autore” mi spaventa un po’: cioè, io pago per scrivere il mio elogio e qualche genio ci mette la faccia? Oppure pago per scrivere e pure per decantare il mio elogio? Spero almeno che qualcuno ci ficchi del pubblico, perché scrivere, decantare e ascoltare insieme è troppo pure per un autore di talento (incompreso).
Per quelli con ego sotto steroidi c’è la possibilità di declamazione di brani scelti dell’opera da parte di attori professionisti. Il costo del servizio è di 150 euro più Iva.
E per chiudere in gloria: Per tutte le opere non vincitrici di concorso (ma sì, tanto è uguale) la società Licosa offre il servizio di stampa della propria opera ad un prezzo speciale.
La società Licosa offre il servizio di stampa scontato?
Me cojoni!, direbbero gli amici di Roma.
Ma non abbattetevi, quello che conta (per Scurati e Acciari) è farvi partecipare. E come recita lo slogan: ami scrivere? Lasciati leggere! Per la modica cifretta, s’intente.
* Spulciando nel sito trovo: NB Ai fini della protezione dei diritti di proprietà intellettuale l’Organizzazione del Festival consiglia la registrazione delle opere presso enti o associazioni di tutela. La scelta è lasciata all’iniziativa del partecipante. L’Organizzazione, nel caso non si fosse già provveduto, raccomanda il deposito presso la SIAE che mette a disposizione una linea telefonica dedicata agli inediti del Festival presso la quale i partecipanti potranno riferirsi per chiedere informazioni e assistenza solo ed esclusivamente per quanto riguarda il deposito dell’opera. Il Numero è lo 06/59903387.
Fatemi capire: il Festival caldeggia la tutela del copyright attraverso la SIAE che significa 221 euro di iscrizione e 90 di rinnovo annuo. Be’, Gaetano Blandini ne sarà lieto.
** E spulciando ancora: Le case editrici Tutor della manifestazione sono Francoangeli, Gambero Rosso, Le Lettere, Mondadori, Rcs Libri. Ognuna pubblicherà almeno un’opera tra le 20 segnalate dal Comitato Lettori e dal Comitato dei Garanti. Excalibooks, partner organizzativo del Festival, assicurerà la pubblicazione sulla sua piattaforma – la più importante libreria online italiana – di tutti gli inediti del concorso (ad esclusione dei prescelti dalle case editrici) per un anno intero con possibilità d’acquisto da parte del pubblico.
Quindi il grande festival ha ben cinque editori dalla sua, senza dimenticare la più importante libreria online italiana. Ma se uno paga più di seicento euro per partecipare a un concorso e pubblicare, non è un po’ come se lo avesse fatto a pagamento? E ancora: se io pubblico un autore che ha pagato seicento euro, non assomiglio parecchio a un Eap?
59 comments
E chissà quanti ci cascano, in queste trappole, e quanti pagheranno senza veder pubblicato nulla.
Però il meccanismo è davvero geniale! Sì, ce ne è per tutti i gusti (peccato non per tutte le tasche). Ciao, Barbara!
a me sembra una grande bufala mi viene in mente la tanto buona mozzarella campana che più e’ buona più e’ campana e più e’ campana più e’ mafiosa. Ergo la mozzarella di bufala campana e’ prodotta dalla mafia
La cosa che trovo davvero triste è la lista di patrocini vari a quella che non è altro che una truffa.
Ciao, Francesco. Trovo affascinante che in rete in tanti abbiano dato la notizia dell’apertura del Festival e non abbiano trovato nulla, ma proprio nulla da ridire sull’iniziativa… Ma, si sa, pestare i piedi è peccato. 😉
E’ davvero un concorso geniale!!! Gli ideatori sono dei veri manici!!! Ti fanno sborsare una paccata di soldi e manco ti danno l certezza di pubblicare… Siamo al colmo, d’accordo che l’ultimo libro di Scurati è come la corazzata Potemkin, ma arrivare a organizzare o anche solo a prestare il nome a questo raggiro vuol dire essere alla frutta.
Approvo su tutta la linea!
L’ho letto stamattina, e quando ho visto le cifre ho chiuso la pagina pensando “e vabbe’…” Spero che non abbocchi nessuno!
Vedere il nome di Antonio Scurati mischiato in questo affare mi dispiace. Mi dispiace per lui che mette in gioco la sua credibilità in questo modo. Questa “iniziativa” dimostra come la scrivo-mania degli italiani sia ai massimi livelli. Sfruttarla è diventanto un vero affare. Stanno venendo fuori come funghi oscuri corsi di scrittura, concorsi ed editori a pagamento e tutta una serie di “figure professionali” legate al mondo della scrittura che purtroppo mettono in difficoltà anche chi invece è un professionista serio che svolge il proprio lavoro di editor o agente con passione e professionalità. Orientarsi in questa nuova babele per un esordiente è difficile.
quale credibilità?
Ringrazio l’autore di questo post, il quale dando un saggio di intelligenza critica sarà sicuramenteo in grado di aiutare molti autori a comprendere la differenza tra la forma luccicante delle promesse e sostanza dura dei fatti.
E’ questo purtroppo che manca a molti scrittori esordienti: l’intelligenza critica, perché presi dal desiderio di volersi fare pubblicare, sragionano e diventano manipolabili, da chi non ha scrupoli ad approfittarsi dei loro sogni.
Vorrei tanto che gli esordienti invece di avere come obiettivo la pubblicazione (come se essere pubblicati da una piccola o media casa editrice, con un libro che non ha nulla di particolare potesse cambiare la vita), avessero quella di diventare dei fuoriclasse della scrittura, impegnandosi otto ore al giorno a scrivere e a correggere quello che scrivono, esercitandosi a trovare storie davvero originali capaci di colpire l’immaginario collettivo dei lettori di tutto il mondo.
Caro alieno,
stampo e appendo il tuo post di fianco al monitor.
E, ogni tanto, per tirarmi un po’ su, lo leggo… soprattutto la parte delle “storie originali”.
Buona scrittura (e lettura, s’intende).
Cara Chiara,
non vorrei uscire fuori tema, ma il tuo augurio finale tra parentesi richiede da parte mia la seguente replica.
Io sono contro la lettura, intesa come espediente per scrivere bene. So che sembra un’eresia, ma è qualcosa in cui credo, e ne approfitto per ribadirlo anche in questo sito che non avevo mai letto prima di oggi.
Giusto per non lasciare il discorso a metà lo completo in modo molto sintetico con i seguenti principi:
1)Per imparare a fare bene qualsiasi azioni bisogna allenarsi a farla, correggendo i propri errori. Ciò vale anche per la scrittura (ovvero bisogna scrivere e correggere quello che si scrive)
2)Scrivendo e correggendosi di continuo si impara a far emergere il proprio suono interiore, che è il solo modo per scoprire e acquisire il proprio autentico stile di scrittura.
3)”Leggere, leggere e leggere” è a mio parere soltanto il consiglio che danno gli scrittori affermati nella speranza di “vendere, vendere e vendere”, e di impedire agli esordienti di diventare bravi (perché si diventa bravi scrivendo e correggendosi 8 ore a giorno, e non leggendo 8 ore al giorno).
Ricordo che il padre di Borges disse al figlio – dopo aver scoperto le sue velleità artistiche – di leggere moltissimo, scrivere moltissimo, stracciare moltissimo e pubblicare tardissimo.
Credo che il rapporto con la scrittura e la lettura sia personale. E il mio aiugurio era solo un invito al bello – leggere (bene) per me è qualcosa che migliora la qualità della vita.
Non sono d’accordo – non che importi granché, essendo come detto una questione personale – con il tuo punto di vista perché penso che si scopra la propria voce proprio nell’incontro con l’altro da sé. Nello sperimentare registri, soluzioni diverse dalla propria (oppure drammaticamente simili alla propria).
E non intendo la lettura come uno strumento della scrittura ma una parte della vita di chi ama la scrittura. Come potrei amare la musica, aspirare alla composizione, e farne a meno?
Come potrei sapere che una mia trama è originale se non conosco il panorama editoriale? Come potrei giudicare una cifra stilistica senza avere l’idea delle altre in circolazione?
E da come la dici tu pare che gli scrittori siano una casta che cospira all’annientamento dell’esordiente!
Ciao, Alieno, allora buona scrittura e buona correzione
Mamma mia, Chiara, grazie per questo post…
È terrificante. Al peggio non c’è davvero fine 🙁
No, gratta gratta qualcosa la trovi, sempre 😉
Con la bella stagione credo che lanceremo la “Sagra del Libro”.
I dettagli ancora sono da definirsi ma ve la riassumo in due parole, caso mai qualcuno decidesse di partecipare:
1. Chiedetemi il numero di Poste Pay, e fate il versamento di 75 euro (siamo a buon mercato)
2. Partecipate alla sagra.
Nessuno leggerà il vostro libro, non ci saranno case editrici, ma se trovate qualcuno di sufficientemente ubriaco potreste avere l’eventualità di vendergli qualche copia (fotocopie scadenti andranno benissimo). Se ad essere sufficientemente ubriaca sarà una delle bellezze locali, fregatevene del libro ed approfittate di lei/lui in ogni modo.
Per tutti i partecipanti, incredibilmente compresi nel prezzo: piatto tipico con frico, polenta, funghi, costolette di agnello e mezzo litro di vino. Se siete vegetariani od astemi, non fatevi vedere da queste parti … i contadini sono armati, nervosi e xenofobi!
Vi aspettiamo!
Come potete notare abbiamo prezzi concorrenziali, abbiamo un miglior minimo garantito e soprattutto … siamo intellettualmente onesti nel presentare la nostra offerta.
Evviva! Amo le sagre, ah sì, amo le sagre! Soprattutto quelle a buon mercato! 😉
Ti ho messo in lista.
Per evitare che potessero esserci problemi di posti liberi ho anche confermato la prenotazione facendo il versamento. Puoi rimborsarmi con comodo, nello spirito d’estrema onestà di cui ci fregiamo gli interessi sono solo del 5% giornaliero.
Il 5 per cento? Non siete onesti siete gli onesti 😉
Adoro il frico! E già mi immagino il vino (non devo immaginarmelo troppo, però – contegno, ho un collega qui di fianco che sta lavorando).
Facciamo che mi candido come lettore ubriaco!
A presto
Mah, è un compito gravoso…
Al massimo ti do una mano 😉
Eccellente, allora metto in lista anche te ^_*
La cosa più agghiacciante è come anche pseudo-intellettuali di prestigio e grosse case editrici italiane si stiano adeguando alla tendenza EAP che sembra ormai inarrestabile. Eppure sono sempre di più i siti e gli spazi in rete (compresi noi di Scrittori in Causa) che segnalano queste beffe, che sconsigliano VIVAMENTE agli esordienti di pubblicare a pagamento, di impegnarsi per contratto all’acquisto di copie del proprio testo o di partecipare a concorsi con cifre di iscrizione esagerate (vanno bene al massimo 10, 20 euro per spese di cancelleria per i piccoli concorsi).
Evidentemente la vanagloria dell’aspirante-scrittore medio è ben superiore al buonsenso di rifiutarsi di pagare per pubblicare. Si sentono grandi artisti, artefici di un capolavoro che MERITA di essere pubblicato costi quel che costi, però poi si fanno trattare da meri consumatori. Che schifo.
Grazie per questo articolo interessantissimo.
Firmo il commento precedente.
Carolina Cutolo
scrittorincausa.blogspot.com
Ciao, Carolina! Grazie a te per essere passata da queste parti.
Quello che mi preoccupa sono soprattutto gli esordienti che – come dar loro torto – quando leggono certi nomi si sentono protetti, al sicuro.
Ecco, certi nomi dovrebbero essere una garanzia. E invece…
Ciao Chiara, perdona l’uso di questo spazio, ma l’occasione è buona per dire la mia. Io e te ne abbiamo già parlato in privato e so come la pensi. Perdonatemi tutti, perchè sono una voce fuori dal coro e spero che nessuno voglia demonizzare quello che sto per dire. Perchè io sono uno di quelli che ha pubblicato a pagamento. Scrivo da trent’anni e non ho mai pensato nemmeno per un istante di contattare un editore. Come dice bene “alienoatomico” leggo molto e, mai soddisfatto fino in fondo del mio lavoro (anche se non posso spenderci otto ore al giorno… devo magnà!), passo molto del mio tempo a correggere, cancellare e riscrivere le mie cose. Poi, un anno fa, ho deciso di cimentarmi con un romanzo. L’ho fatto leggere a diversi amici (lettori accaniti e critici davvero severi) che hanno concordato tutti sulla pubblicazione. Ho contattato un libraio/editore locale (io sono di Brescia) il quale mi ha chiarito subito il suo punto di vista: pubblicazione dietro contributo, ma solo se l’opera gli fosse piaciuta davvero. Facile, direte voi: tu paghi e lui pubblica qualunque cosa. Non è così, comunque dopo l’approvazione, l’editing, la scelta della copertina, ecc. ecc. ho stampato 500 copie del mio libro, che ho vendute quasi tutte, tra librerie e internet, in meno di tre mesi (il libro è uscito in libreria il 17 dicembre 2011). Non solo mi sono ripagato le spese, ma ho pure guadagnato qualcosa. E sto continuando a presentare il libro ovunque mi riesca, ma la cosa meravigliosa è che qualcuno mi chiama per chiedermi di presentare il libro in qualche biblioteca o in qualche libreria.
Forse il mio è un caso fortunato e sicuramente non ha nulla a che vedere con la truffa di cui sopra. Su quella concordo con il vostro parere. A un esordiente, anelante, aspirante, chiamatelo come volete, va raccontata tutta la verità e non si deve giocare sul suo orgoglio per estorcergli del denaro in cambio di nulla.
Ma io ho usato i miei denari (giuro che ne conosco la provenienza, non come i 2 milioni e mezzo di Fede) e credo di non aver commesso nessun un reato. Perdonatemi di nuovo, ma spero di essere libero di fare ciò che voglio dei miei soldi. E non penso nemmeno di aver infangato la letteratura, visto che il libro si è venduto soprattutto per passaparola, segno evidente che è piaciuto.
Non capisco perchè se pubblico a pagamento e con un piccolo editore il libro debba essere per forza un schifezza o la storia debba come minimo colpire l’immaginario collettivo dei lettori di tutto il mondo, altrimenti era meglio se lo tenevo nel cassetto. A me bastano i miei 500 lettori, che mi hanno confermato di aver passato qualche buona ora della loro vita leggendo il mio libro. Non intendevo scrivere la Divina Commedia, né credo sia necessario pareggiare quella per poter pubblicare qualcosa. Ne ho letti di libri pubblicati in mezzo mondo e che sono delle emerite bufale letterarie.
Mi fermo qui. Non intendo sostenere nessuna tesi a favore dell’EAP né accendere nessuna polemica. Volevo solo dire che non tutto è truffa, non tutto è immondizia. A volte pubblicare a pagamento un libro può avere un aspetto terapeutico o educativo, essere un esempio di impegno per i propri figli o semplicemente, potendoselo permettere, realizzare uno dei propri sogni. Cosa c’è di sbagliato? Non abbiamo già detto che tanto gli autori che pubblicano a pagamento non vanno da nessuna parte? Perciò dov’è il danno? Facile, come sempre, ergersi su un piedistallo e giudicare il mondo senza conoscere tutte le ragioni di ognuno. Se un libro è carta straccia, lo sarà comunque, anche se pubblicato gratis da un editore blasonato. Se è roba buona non è detto che debba per forza vendere milioni di copie e far diventare ricco il suo autore. Un libro è un libro, emozioni su carta, cibo per l’anima. Alla fine è un po’ come un vino: questione di gusto. Non a tutti piace il Brunello e il Lambrusco non è per forza una porcheria.
Ho scritto troppo, lo so. Spero di non risultare invadente. Accetto commenti e opinioni, purchè educati. Non sopporto la lite e me ne tiro fuori in fretta.
Grazie.
Roberto.
Roberto,
per prima cosa qui ciò che conta è lo scambio e non l’allineamento!
Ci mancherebbe che non si potesse disporre dei propri soldi. E ci mancherebbe che tra gli Eap non ci fossero diversi esempi di persone serie.
Tu sei, doverosamente, libero di fare la scelta che ti rende felice. La scelta che trovi più in linea con le tue aspettative, ci mancherebbe!
Ho mai detto che stamparsi un libro da sé sia peccato? Al massimo ho detto che dire di essere grandi scrittori quando si ha pagato per pubblicare è un peccato. Ma sono cose ben diverse e so altrettanto bene che lo sai.
Quello che per me conta è la chiarezza e la limpidezza di intenti. Un festival a pagamento venduto come imperdibile occasione, per quanto concerne il mio metro di giudizio, è una operazione furbetta. E lo è ancora di più se si usano nomi e cognomi noti e stranoti.
Così come un Eap che dice di non esserlo quando, invece, lo è. E dichiarandolo non farebbe altro che semplificare i rapporti con i propri clienti.
A presto,
Chiara
…su questo mi trovi perfettamente in linea e lo sai. Soprattutto nella parte dove si usano nomi altisonanti per attirare l’attenzione. E’ un vero peccato che queste persone si prestino a certe cose, ma si sa… il denaro compra un mucchio di scrupoli. La sincerità credo paghi sempre, anche quando risulta un difetto più che un pregio. La mia riflessione non era riferita a qualcosa che hai detto, le domande erano retoriche. Il tuo punto di vista mi è sempre stato chiarissimo e non ha mai dato adito a dubbi.
Grazie per la precisazione su scambio e allineamento. Sono felice che qui, al contrario di altri blog, si possa parlare civilmente.
A presto!
Roberto
Fermiamo la Barbarie. Ora.
Un saluto da Vongole & Merluzzi.
lo rigiro immediatamente su FB. bastardi orrendi.
grazie Chiara, questa “meravigliosa” occasione per esordienti avrebbe potuto sfuggirmi senza la tua preziosa segnalazione, inutile dirti che sono allibita…
comunque condivido subito su FB… poi ognuno fa quello che gli pare, giusto, ma almeno che le cose siano chiare e lampanti… (insomma, se voglio fare beneficenza, o volontariato, lo decido io per chi e cosa farlo…)
la mia dolce metà – Giovanni – aggiunge: più che il festival degli Esordienti mi sembra il Festival dei Polli… con tutto il rispetto per i polli
un grande abbraccio
marina
Hai visto, Marina?!
Uno non se ne accorge e i treni delle meraviglie sfrecciano via come saette!
E sì, ognuno fa come crede, ma per riuscirci deve sapere come funzionano le cose…
Un abbraccio a te e a Giovanni (a cui chiederei: come si traduce festival dei polli ;-))
Chiara
Reblogged this on carmillaweirdlove.
E se nessuno scrive di ricette e dintorni, cosa cappero pubblicherà la casa editrice del Gambero Rosso?
Inoltre, nella migliore delle ipotesi, essere pubblicati non è garanzia di fama.
Più della metà dei titoli novità sugli scaffali delle librerie, viene ritirato e mandata al macero.
Concludendo: lo slogan di questo concorso poteva essere Se questo sogno non è scritto nel tuo destino…tira fuori l’assegnino!!! 😉
Che stai a guarda’ il capello?! 😉
Già. In effetti basta andare a zonzo per il sito del festival e fioccano le occasioni, diciamo così, per riflettere…
Io mi sono limitata alla sezione narrativa e poesia. Sai com’è, avevo finito il Malox.
Ciao! (belle le tue strisce)
Mi sento particolarmente toccato da simili iniziative, perchè ho dovuto girare tanto, molto più di quanto pensassi, prima di trovare un editore onesto che non mi chiedesse dei soldi (sotto nessuna forma) per pubblicare il mio lavoro.
Come si può lucrare sui sogni (perchè spesso si parla di questo) altrui, vendendo fumo e miraggi a prezzo tanto caro?
Credevo di essermi disilluso, ma immagino non ci sia limite al peggio.
[Detto questo, complimenti per il blog, anche leggendo più indietro sono rimasto piuttosto soddisfatto.]
A rileggerti
F.
Ferdinando,
conosco bene la trafila di chi cerca un editore valido, per il mio lavoro e perché tanti anni fa sono stata dall’altra parte della barricata.
Però è possibile! E tu ne sei la dimostrazione.
Ecco perché, a mio avviso, bisogna fare informazione. Per spazzare via falsi miti (per pubblicare bisogna pagare!) e per evitare che, come dici tu, si lucri non solo sui sogni delle persone ma sulla loro disinformazione.
E il peggio, mi sa, che ci sorprende sempre!
Ti aspetto da queste parti (e grazie!).
Chiara
Reblogged this on dawnotdown.
Sono certo che la “grande casa editrice” è Albatros, ngh!
Grazie al cielo, no!
Sarebbe stata la mazzata finale e sarei finita a postare dal campo santo 😉
Ciao
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Ti fanno pure sentire fortunato di pagare. Mi fa pensare alla barzelletta: Complimenti! Hai vinto una crociera in una destinazione a tua scelta, pagata da te! Mi fa pure pensare all’iniziativa de Ilmiolibro.it e Feltrinelli. Il migliore scelto fra coloro i quali si erano autoprodotti sul Miolibro sarebbe stato pubblicato da Feltrinelli, riservandosi il diritto di non pubblicare nessuno. Ahah Chissà poi com’è andata a finire.
Da futuro, probabile pseudo-autore frustrato, non posso che apprezzare il post!
Mi associo a tutti voi. E’ davvero una vergogna. Spero davvero che abboccheranno in pochi.
Grazie dell’articolo! Lo condivido subito. Buona giornata
Alberto
Ciao, Alberto, buona giornata a te!
Chiara
Piatto ricco …
In questo momento sociale hanno scovato “l’affare” e hanno subito avvicinato nomi “illustri”, quelli con la faccia impegnata …
Ennesima trappola ai danni dei “consumatori” anche quelli di libri, ma questa è un po’ troppo grossa!
Si saranno detti: “Se el pueblo non ha imbracciato le armi quando è stato dichiarato che l’Iva passerà al 23%, chi vuoi che si lamenti se chiediamo 600 euro per dare la speranza ad un wannabe (con o) senza talento?”
Allo scandaloso bando del Comune di Lecce per l’ideazione di un logo per “Lecce Capitale Europea della Cultura 2019”. Leggete cosa prevede il Bando all’art.8.
Lecce Capitale Europea dello SFRUTTAMENTO DEI CREATIVI. I vincitori dovranno accontentarsi di una targa consegnata dal Sindaco…
Art. 8. Utilizzo del logo
Il vincitore del concorso si impegnerà a donare la propria opera e i diritti della stessa
alla Città di Lecce.
Nessun diritto economico sarà riconosciuto all’autore.
Il logo diverrà di esclusiva proprietà dell’ Ente, che ne acquisirà tutti i diritti di
utilizzazione economica e di riproduzione, registrazione, deposito, pubblicazione,
senza limiti di spazio e di tempo, ovunque in Italia e nel mondo, con ogni mezzo di
riproduzione, anche oggi non noto.
Qualsiasi modifica si rendesse necessaria all’utilizzazione, verrà concordata con il
progettista.
Il progetto selezionato verrà utilizzato dal Comune di Lecce e dagli altri enti che
compongono il COMITATO PROMOTORE dell’iniziativa, che allo stato attuale sono:
Regione Puglia, Provincia di Lecce, Università del Salento e Camera di Commercio di
Lecce e ne potrà essere fatto l’uso anche da parte di differenti soggetti,
debitamente autorizzati, impegnati nella promozione della proposta della
candidatura.
L’utilizzo del marchi/logotipo avverrà in ogni forma di comunicazione che si riterrà
opportuna durante tutto l’iter per la presentazione della candidatura e in caso di
ottenimento della candidatura si proseguirà nel suo utilizzo anche qualora si
rendessero necessarie parziali modifiche di adattamento.
I partecipanti al concorso, in relazione alle proposte progettuali presentate,
rispondono in proprio ed in via esclusiva della violazione di eventuali diritti spettanti a
terzi, comprese le violazioni del diritto d’autore eventualmente eccepite ed
esonerano il Comune di Lecce da ogni responsabilità, anche quale obbligato in
solido.
Ai concorrenti non spetta alcun compenso e/o rimborso per le spese sostenute per la
partecipazione al concorso, qualunque ne sia l’ammontare.
Art. 9. Riconoscimento
Al vincitore verrà consegnata dal Sindaco del Comune di Lecce una targa di
riconoscimento in apposita cerimonia pubblica.
http://poetarumsilva.wordpress.com/2012/03/28/se-milano-piange-firenze-non-ride/
Meno male che non sono solo.
Trovo il tutto disgustoso e umiliante, compresa la presena di quel gran letterato del sindaco nel “comitato dei garanti”
Ti ho condiviso con piacere sulla bacheca. Lamentarsi in compagnia fa tutto un altro effetto 😉
Chissà, magari Renzi ha un inedito nel cassetto!
Dico grazie a Chiara, perché secondo me il suo post è prezioso.
Un caro saluto,
Pietro
Pietro, grazie per essere passato da queste parti!
A presto,
Chiara
Ciao Chiara
come accennato qualche giorno fa, ecco il tuo articolo pubblicato su Anonima Scrittori. Grazie ancora, lietissimi di far causa comune.
Il link :
http://www.anonimascrittori.it/il-business-dellinedito-al-via-il-primo-festival-spenna-creativi/
Stefano
Festival dell’Inedito
c/o Acciari Consulting srl
Via della Farnesina, 224
00135 Roma (RM)
tel. 06/3295388
fax. 06/36300639
con seicento euro piuttosto mi stampo un centinaio di copie del mio libro inedito e le vado a tirare dietro alla gente in stazione centrale: forse ottengo maggiori consensi.
Oppure ne spendo 200 per le copie e 400 per dei superalcolici.
Offro da bere e quando sono ubriachi gli piazzo su il libro, mal che vada rinuncio al processo editoriale e mi sbronzo di brutto. O.o
Con seicento euro di corpi contundenti ne stampi parecchi… ben di più di 100. Avresti munizioni a non finire!
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