VOLTAPAGINA
È nata una star?, Nick Hornby, traduzione di Silvia Piraccini, Guanda, p. 73
Visto che il film è nelle sale, nel caso vi andasse di andarlo a vedere, sappiate che la storia è tratta dall’omonimo racconto di Nick Hornby. Quel furbone dello scrittore, ha deciso di mettere sulla carta una famiglia normale che, come narrativa comanda, è alle prese con una situazione del tutto eccezione. Sì, perché una mattina, Lynn – sposata con Deve, madre di Mark e voce narrante – riceve per posta un video. Le basta un’occhiata per capire che no, non si tratta di un film come tanti, perché si intitola La leggenda del re trombatore. Il problema è che sulla copertina compare proprio il suo ragazzo, il suo Mark. E scopre così che il suo “piccolo” (e qui le virgolette son d’obbligo) non solo ha l’abitudine di recitare nei porno ma nasconde pure doti decisamente eccezionali… Ecco un divertissement che si legge in meno di un soffio, perfetto per chi crede che: a. il peggio sarebbe scoprire i propri figli alle prese con un porno; b. leggere un libro sia un’impresa impossibile; c. se si vive sotto lo stesso tetto ci si conosce, per forza.
DA GUSTARE
Eravamo bambini abbastanza,Carola Susani, Minimum fax, p. 211
Sono sporchi, hanno fame. E non possono fare affidamento che su se stessi. Sono sette ragazzini, hanno attraversato l’Europa e adesso stanno entrando a Roma per “lavorare”. Cioè mendicare, rubare ma anche prostituirsi. Questo è quello che Raptor pretende da loro. Lui, in effetti, non è solo il capo, ma anche quello che – grazie a un attimo di distrazione – li ha rapiti alle loro famiglie o prelevati dagli orfanotrofi, e li introduce a questa vita. Il brivido più terribile, però, sta nello scoprire che a loro questa situazione non dispiace affatto. Il piccolo narratore, Manuel, ci mostra che il rapimento è sinonimo, non di barbarie, ma di libertà. È l’occasione per vivere una incredibile avventura. Nonostante le durezze e i dolori, in effetti, la loro unica preoccupazione consiste nell’andare avanti senza farsi beccare, perché altrimenti sarebbero costretti a tornare a casa tra le braccia di genitori che a loro non mancano granché. E così, anche se alle volte pensano alla fuga, non la mettono in atto. Un romanzo on the road che ci parla – componendosi a strati, attraverso episodi e digressioni – di crescita e sopravvivenza. Una favola nera, ideale per genitori iperprotettivi.
BELLISSIMI
Niente, Janne Teller, traduzione di Maria Valeria D’Avino, Feltrinelli, p. 128
Pierre Anthon ha tredici anni. E si interroga sul senso della vita (forse, se fosse grande, sarebbe solo preoccupato della vita che fugge). E non è una domanda da poco visto che, se manca un senso in quello che si fa, tanto vale non fare proprio nulla. Detto e fatto, perché l’adolescenza è l’impero degli assoluti, mica delle parole dette tanto per dirle. Così Pierre si arrampica su un susino, deciso a non scender più. E dalla sua pianta grida la propria verità: gli ideali, i sogni, la felicità, esistere… nulla di tutto questo ha un senso, “è tutto inutile! Perché tutto comincia solo per finire”. E diventa un monito, un manifesto al nichilismo che non è facile digerire, né accantonare. Tanto che i compagni, lentamente – terrorizzati dalla possibilità che abbia davvero ragione – cominciano a vivere per dimostrargli che si sbaglia. Gli portano dei simboli, oggetti a cui loro tengono per fargli vedere che esistono invece cose che un valore lo possiedono. All’inizio racimolano piccole cose – un pallone, delle scarpe – poi si spingono più in là. Stabiliscono che ognuno di loro dovrà fare il giudice per l’altro, indicandogli quale è la cosa più importante da sacrificare – il criceto adorato, la verginità, un dito – in una escalation di fanatismo. Il romanzo della Teller – già pubblicato da Fanucci con il titolo L’innocenza di Sofie –è irritante e doloroso perché affonda la lama nel cuore delle nostre paure, a cominciare dalla perdita di certezze. Perché ci costringe a rivivere un’epoca senza compromessi, in cui ferocia e passione convivevano. Per tutti quelli che sanno che le domande scomode sono indispensabili per trovare risposte essenziali.
1 comment
Grazie mille Chiara 🙂 Come sempre ottimi consigli
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