BookBlister
Professionisti del libro

MondaNobii!

Perché? Questa domanda – dietrologie e complotti compresi – echeggiava in rete e nei social appena saputa la notizia: Mondadori ha acquisito Anobii.

Parliamo del più noto social network dedicato ai libri, presente a livello globale (un milione di persone sparse per il mondo) e particolarmente attivo e amato in Italia. La piattaforma, nata nel 2006 grazie a Greg Sung, è fondata sull’idea di consentire alla lettura di diventare una modalità sociale.

Torniamo però alla domanda: un editore sta per mettere le mani sui lettori? Peggio, sulle recensioni dei lettori?

Un po’ di riposte – non tutte – sono arrivate oggi, grazie alla chiacchierata tra Edoardo Brugnatelli, chiamato a seguire il Edoardo-Brugnatelli-Mondadoriprogetto, e Riccardo Cavallero, il numero uno di Mondadori Libri, alla presenza di papà Greg.
Perché, appunto, comperare un social?
«Abbiamo a disposizione una community fantastica», ha attaccato Brugnatelli, «e vogliamo che abbia la possibilità di prosperare, questa è la nostra core mission. Vogliamo che tutti i cambiamenti e le eventuali integrazioni non siano scelte calate dall’alto ma condivise, qualcosa che serva a rendere più ricca e migliore l’esperienza di chi va su Anobii.»

«Da sempre abbiamo cercato di essere vicini ai libri e a chi li ama» ha detto Sung. «Questa per noi è una grande opportunità di tornare all’origine, piuttosto che concentrarci sul lato commerciale. Per noi è una rinascita e l’obiettivo è capire come servire meglio la comunità.»

GREG-SUNG-fondatore-di-aNobii-com-il-quot-tarlo-quot-dei-libri-in-italia_49Occhei, le ragioni di Anobii sono limpide. Ma per Mondadori il caro e vecchio cui prodest non è affatto scontato.

«Un editore tradizionale si occupa di libri e si occupa soprattutto di lettori. I suoi partner sono due: gli autori da un lato e i lettori dall’altro. E Anobii è la comunità di lettori italiani più grande presente sulla rete. Un patrimonio che secondo noi deve continuare a vivere e, se possibile, avere e una vita più ricca e articolata. Il nostro interesse è avere una comunità di lettori dalla quale scoprire un sacco di cose, perché come editori l’unico modo di ascoltare chi legge sono situazioni come questa, in cui si è liberi di esprimersi, di tessere le lodi ma soprattutto di criticare.»

Ma, senza girarci troppo intorno, in che modo Mondadori riuscirà a vendere qualcosa?
«Anobii ci serve ad acquisire non a vendere, non prevediamo alcun ricavo nei prossimi tre anni, per il momento abbiamo previsto solo gli investimenti, le fonti di spesa. Anobii ci serve a sapere i gusti dei lettori, sapere come evolvono. Noi pubblichiamo tonnellate di libri ogni mese e ogni anno abbiamo dei piani editoriali che devono essere calibrati su una base di informazioni. Anobii, per un editor che ci sappia frugare dentro, è un paradiso.»

L’acquisizione sarebbe insomma un investimento per non perdere investimenti, non per generare ricavi, almeno non nell’immediato. Per carpire informazioni così da tentare di avere una idea chiara sui libri in lavorazione e pure di fare qualche proiezione su quelli in progetto. Notizie che sarebbe di certo impossibile ottenere semplicemente “osservando” gli utenti. Un profilo su Anobii no, non servirebbe granché. E le “notizie” sul piatto non sono poche, visto che gli italiani sono un terzo della community composta da circa 1 milione di utenti nel mondo: il 45,2 per cento arriva infatti dall’Italia, il 16,4 per cento dall’India, il 9 per cento da Taiwan, il 5,4 per cento dall’Argentina e il 3,9 per cento dalla Spagna.

Mondadori però non è la sola a darsi da fare. Pochi giorni fa Amazon ha annunciato l’apparizione dell’icona di Goodreads – piattaformagoodreads competitor di Anobii – sul suo software per il Kindle.

È previsto qualcosa di simile anche sul fonte Mondadori?
«La logica del nostro lavoro è rendere più facile e divertente l’esperienza della community» dice Brugnatelli. «Da lettore di ebook, trovo sia un peccato dover lasciare le mie note, le citazioni nel reader. Avendo una libreria organizzata vorrei che anche questi contenuti fossero disponibili.»
Anche se viene specificato che l’idea è quella di una «totale apertura» la partnership con Kobo farà di certo comodo. Ed ecco un triangolo interessante: Mondadori, Anobii, Kobo a cui aggiungerei un altro vertice: Scrivo.me, il blog dedicato ai selfpublisher. Impresa che finora mi era parsa un po’ oscura finché Cavallero non ha precisato: «Un autore che si autopubblica, se vuole progredire, deve diventare un lettore». Il che non fa una piega se si calcola che in Italia tutti scrivono e nessuno legge… insomma il colmo è che tocca andare a cercare lettori tra gli autori.

anobii (1)Da un punto di vista tecnico il lavoro da fare non è poco. Chi frequenta il social sa che è vecchiotto, macchinoso. Caricare un libro è una impresa, ma anche la registrazione è tutt’altro che intuitiva. L’idea di Sung è quella di apportare delle migliorie, non di stravolgere la piattaforma o ripartire da zero: «Abbiamo deciso di concentrarci di una integrazione incrementale per poter essere più veloci nel soddisfare i nostri lettori. Anche perché negli ultimi due anni abbiamo fatto poco».

Le modifiche più urgenti da apportare? «Parto dalla cosa più semplice, cioè rendere più veloce e funzionale il sito, perché sappiamo che non ha sempre funzionato bene. Adesso poi è fondamentale l’accesso da un dispositivo mobile, perciò vogliamo occuparci anche di questo. E vogliamo essere aperti, l’idea è quella di sviluppare delle app così che dalle altre piattaforme sia possibile collegarsi ad Anobii.»

Chi lavorerà al progetto?

«Il team si sta formando» risponde Brugnatelli. «Io che sono il ratto di biblioteca, e incarno quindi alla perfezione il lettore appassionato, seguirò il progetto. Ci sono investimenti cospicui e il lavoro che stiamo facendo, oltre alle priorità di cui ha parlato Greg, proseguirà nel tempo perché vogliamo sviluppare molte cose a cominciare da un blog, sul sito di Anobii, che servirà ad aprire un canale di comunicazione con gli utenti sia per mostrare come sta progredendo il lavoro, sia per chiedere agli utenti di segnalarci le urgenze che ritengono più importanti da implementare. L’idea è: trasparenza e totale collaborazione.»

Qualcosa però non è stato rivelato. Il prezzo di cessione, quanto sia costata l’operazione non lo sappiamo. Non sappiamo neppure se Mondadori preveda del marketing sulla piattaforma. Auspichiamo l’indipendenza, ovvio.
E nel frattempo continuiamo a chiederci perché gli italiani, popolo di non lettori, siano un terzo della community di un social dedicato ai libri.

Related posts

Buon compleanno, BookBlister!

Chiuso per ozio

Tramando: il terzo posto va a…

50 comments

blank
vittoriot75ge 19/03/2014 at 07:40

Speriamo che non sia un modo di offuscare il digitale a discapito del cartaceo.

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 08:52

Più offuscato di così è dura…
Ma visti anche i piani di integrazione con le varie piattaforme e tra ebook e audio-libro, direi il contrario. Molto più facile condividere una citazione nel social con il reader che con la carta. Il marketing nascosto, quello mi preoccupa di più.

blank
Aldo Costa 19/03/2014 at 07:54

io sono su anobi da 4 o 5 anni . Funziona malissimo. A volte si incanta e resta bloccato per giorni. Mandare e ricevere messaggi da altri utenti è un’esperienza estrema, tuttavia è un bel posto. C’è gente educata e soprattutto il sito è utile perché ci sono utenti illuminati che divulgano titoli fuori dai circuiti maggiori, libri che diversamente non si incontrerebbero mai e si finirebbe per non leggere.
Mondadori potrà rendere più veloce e meno scassato il sito? Ben venga. Molti anobiani stanno scappando alla prospettiva di veder spuntare l’ombra della Famiglia B all’orizzonte. Io li comprendo perfettamente, ma aspetto a vedere cosa succede.

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 08:54

Una pietra. E pesante pure. Tant’è che io che amo i libri aNobii lo ho abbandonato. Diventavo pazza: aggiungere un libro era una esperienza di transustanziazione 😉

blank
sandraellery 19/03/2014 at 09:04

nON sono su aNobii, del resto sono una social un po’ asocial, coltivo il mio blog e quella decina che amo con grande cura e per il resto al massimo osservo, come mi piace appunto osservare le librerie aNobii di chi conosco, e credo possano davvero essere una fonte importante per capire i gusti dei lettori, le tendenze. Secondo me in Italia, paese di scrittori e di non lettori, i lettori forti sono sì pochi, ma un po’ come gli interventisti per la I guerra mondiale, erano pochi ma si facevano molto sentire. Bacio

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:01

Eh, sì che sei un po’ asocial! Suo tuo Gravatar manco c’è il blog (io ero rimasta a Frollini…) ma scusa?!
E sul blog (che adesso leggerò!) non ci sono tutti i bottoncini utili per mipiacciarti, followarti, gogglarti… ahahahaha la smetto!
Tornando alla faccenda numeri e lettori: è vero che siamo pochi e agguerriti, ma su aNobii i numeri dicono che i lettori sono parecchi. Quando escono dal social che fanno ‘sti signori?

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:02

Vorrei spezzare una lancia a favore dell’acquisizione. Qualche anno fa mia moglie si era loggata sul mio pc al suo account di Anobii e per qualche motivo le era impossibile sloggarsi per far loggare me. Sono andato a cercare aiuto sul forum tecnico di Anobii e ho scoperto che un sacco di gente aveva problemi, e che in parecchi (sottolineo, parecchi) già allora si chiedevano come mai nessuna casa editrice (Mondadori la più citata) avesse pensato di acquisire una piattaforma del genere per sfruttare la base di lettori. Quando poi Sainsbury ha rilevato la parte UK della community, e l’ha trasformata in uno store per ebook sono inorridito, e ho pensato “Mondadori, non mi avrai!”
Quando, svariati mesi dopo sono finalmente riuscito a loggarmi, ho trovato una piattaforma agonizzante ma con una community ancora solida (evidentemente la maggior parte delle persone non aveva problemi di login), ma nonostante tutto ho provato ad esportare la mia libreria ed importarla su wuz.it per provare a cambiare community: ovviamente, anche in questo Anobii lasciava parecchio a desiderare, e nonostante Wuz garantisse la compatibilità, mi avrà importato si e no un quarto dei libri. La mia reazione è stata, diciamo, scomposta (“Andate a cagare tutti e due”) e ho lasciato perdere.

Quando ho letto dell’acquisizione da parte di Mondadori, il primo pensiero è stato un ovvio ecca’allà, te pareva, ma devo dire che le interviste ai responsabili di Segrate erano più che confortanti: hanno capito che se trasformano Anobii si giocano la community (e tutti i dati connessi), e che alla fine quello che gli serve sono proprio i dati, non vendere ulteriori ebook a persone che già comprano abbastanza.
Ergo, nonostante il disfattismo preconcetto che mi porto appresso in queste occasioni, devo dire che sono discretamente fiducioso sulla cosa: chi sta gestendo la cosa lato Mondadori non sembra essere un imbecille, ergo mi aspetto che Anobii NON faccia la fine di Myspace (sapete che Tom Anderson ha venduto tutto nel 2009 e che ormai lo ha rinnegato abbondamentemente?).

L’unica che deve cacarsi in mano è Gaia, manderanno Marina in persone a ribattere a tutte le sue recensioni negative 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:12

Parto dal fondo: Gaia è stata espulsa con effetto immediato da aNobii. Anzi. Potrà solo aggiungere alla sua libreria Eap e non potrà commentarli… 😉

Non sono affatto negativa, in realtà, le domande (disfattiste e complottiste, al solito) giravano e sono in parte giustificate. Però non avrebbe senso che Mondadori entrasse a gamba tesa in un social libero, facendo “pressioni” di marketing. A loro servono dati reali, non falsati. Si ritroverebbero con un contenitore privo di qualità.
A un punto di vista tecnico concordo in pieno. Ho abbandonato la piattaforma anni fa. Era impossibile! Ogni volta mi veniva la gastrite. Sung la ha definita una sleeping beauty, io direi più dead man walking 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:26

Si ritroverebbero con un contenitore privo di qualità.

Si ritroverebbero con un contenitore vuoto, altrochè. Già qualcuno è scappato al solo sentir nominare “Mondadori” (questo qualcuno però dovrebbe avere l’accortezza di non avere in casa nessun libro edito da una delle case editrici del gruppo, sennò è uno squaqquaraquà).
Secondo me Anobii, una volta messa a posto la piattaforma (bravo Sung che dice di non volerla snaturare: i lettori sono gente ancorata al passato, odiano i cambiamenti! 😀 ), basta invogliare la gente a tornare e poi insegnare ai tuoi scout come tirar fuori e come leggere i dati: praticamente hanno trovato modo di fare marketing senza muovere un dito (a parte quello che ha cacciato i soldi per l’acquisizione). E non è un modo molto diverso, se ci pensi, da quello che usano Google o Facebook per fare marketing: leggere dati, aggregarli, interpretare tendenze e statistiche. Magari (magari, eh!) potrebbero addirittura cominciare a pubblicare roba migliore! *bum!*

Una cosa che invece NON succederà – più che altro perchè non capisco come dovrebbe accadere – è il tanto decantato dialogo con i lettori. Possono tranquillamente farne a meno ora che possono “spiarli” senza essere visti.

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:36

Credo che il “dialogo” sia solo una furbizia per sapere cosa manca nella piattaforma.
Il social vive grazie al dialogo tra utenti. Punto. Non è una relazione tra chi crea è gestisce la piattaforma e gli utenti.
avute le info, il blog potrebbe diventare una sorta di info-point e spazio reclami. Basta

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:39

lo spazio reclami c’è già, c’è appunto il forum di cui ti dicevo, e ovviamente sono gli altri utenti a rispondere ai poveri questuanti (o quantomeno a dire “ehi, succede anche a me”).
Il blog servirà solo per gli annunci di migliorie, evoluzioni, partnership, ecc., ma va benissimo così, eh.

blank
Aldo Costa 19/03/2014 at 12:23

le difficoltà a loggarsi ci sono ancora. Io mi devo loggare tutte le volte che apro il sito. Se ci vado 6 volte in un giorno mi devo loggare tutte e sei le volte!!! Ma che te lo dico a fare? 🙂 Lo sai già

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 12:26

Una cosa comoda insomma 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 12:48

da quello che vedo dipende da come ti logghi, però. Io lo faccio con facebook, e la cosa si risolve in un solo clic, per cui non è particolarmente noioso.

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:10

Dimenticavo:

E nel frattempo continuiamo a chiederci perché gli italiani, popolo di non lettori, siano un terzo della community di un social dedicato ai libri.

Forse perchè ci sono in tutto 300 mila lettori su 60 milioni di italiani? Scherzi a parte, praticamente tutti i lettori forti che conosco sono su Anobii, è ovvio che se la cosa ti appassiona la vuoi condividere con altri appassionati mentre se leggi max un libro l’anno probabilmente manco sai che esiste.

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:15

Quindi immagina te a vere un contenitore di tutti i lettori forti… alla fine la spesa vale la candela.
Di tutti gli utenti di aNobii nel mondo un terzo sono italiani. A me continua a impressionare questa cosa.

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:20

A me no. Cioè, se fosse l’unico social dedicato ai libri, la cosa sarebbe impressionante; ma non è così: ad esempio so che molti americani usano goodreads o altri social (e non Anobii), e gli americani “fanno massa”. Poi sul perchè gli italiani si siano concentrati su Anobii possiamo discutere ore, tanto nessuno di noi ha la più pallida idea 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:22

Be’ almeno abbiamo un primato che non prevede degrado, furto e altre amenità 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:29

Vabbè, m’hai provocato e io me te magno! Proviamo a capire perchè. In realtà, a pensarci bene, la risposta è semplice: quando Anobii era semideserto, qualche volenteroso ha caricato un boato di libri. Man mano che gli utenti si sono avvicinati e hanno trovato i libri già inseriti, ci sono rimasti e hanno sparso la voce. Che poi è il motivo per cui in Italia è molto più diffuso Spotify di Deezer, nonostante il secondo sia in giro da almeno 10 anni e con le stesse modalità: il primo aveva più roba disponibile.

Ti convince?

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:38

Mi piace! vedi che a provocarti si fa bene!
😉
La disponibilità di materiale da condividere ha fatto da volano. Il lettore è uno che si affeziona (tant’è che non ha mollato il colpo neppure quando la piattaforma è stata “abbandonata” e non più implementata).
Bravo, bene, bis!

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:50

Di mestiere “risolvo problemi” (faccio l’informatico) quindi trovare soluzioni e spiegazioni, oltre ad essere una forma mentis, è la core mission della mia attività 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:53

Il tuo must, appunto…

blank
sandra 19/03/2014 at 11:29

E’ he a livello informatico sono davvero indietro, ma faccio molto street social, tipo parlare per ore di libri sotto casa di qualcuno, o fuori dalle librerie, ricordo una conversazione interessante e lunghissima su Franzen: continuavo a guardare l’ora e dirmi “devo andare a dormire” poi stavo lì con gli altri a ricordare quel gran libro che è “Libertà”

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:39

Tu sei un genio: “Street social”!

blank
Alessandro Madeddu 19/03/2014 at 11:40

Mai stato su Anobii, perché notoriamente vivo su Marte e ho scarsi contatti con la realtà, però sapevo cosa è. L’acquisizione di Mondadori, a sentire chi se ne occupa, non sembra un tentativo di trasformare la piattaforma in un negozio: d’altra parte non ne avrebbero bisogno, hanno già il loro.

Di certo, se Anobii è così vasto e ramificato, hanno fatto un acquisto di tutto rispetto: una gigantesca banca dati sulla quale studiare i gusti di una certa fetta del pubblico, la loro evoluzione – e magari, si spera, calibrare il tiro di conseguenza.

Ah, per Brugnatelli: “Core mission” non si può sentire! 😀

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:43

Ecco un altro purista del “parla come magni”: se uno fa il manager deve usare termini come asset, core business, mission, cazzi & mazzi, così tra manager si capiscono – e gli altri pensano “ehi, questo dev’essere un manager, senti che cose strane che dice!”. Poi non so voi, ma io un manager che parla come Bombolo non è che lo prenderei molto sul serio, eh.

blank
Alessandro Madeddu 19/03/2014 at 11:44

Ho ucciso per molto meno di core mission, e mi sono fatto quindici anni di manicomio criminale. Sei avvertito.

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:48

Voi rettiliani siete allergici al linguaggio tecnico, vi immagino parlare tutti come Bombolo: “A commissa’, tzè tzè, ma perchè cell’hai sempre con me, ma cche t’ho fatto de male, li mortacci tua” 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:52

Occhei.
La mia mission, il mio must, in un trend negativo, è quello di… cosa stavo dicendo?! 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:56

Meno core, più còre 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:51

Il signore in questione è un sior editor. Si è solo caratterizzato bene nella parte del manager 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:54

Beh, vuol dire che sa fare bene il suo lavoro (di editor) 😀
Cmq, diffida di quel disinformatore incallito, vuole che tutto il mondo si uniformi al parla come magni 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:59

Starò molto attenta!

blank
Alessandro Madeddu 19/03/2014 at 12:00

Figurati, mi accontenterei semplicemente di non sentire mai più espressioni come “shiftare verso l’utenza”. Se poi a te piacciono, sei fortunato: a breve si parlerà usando solo quelle. Pensa che bei romanzi ne verranno fuori! 🙂 “La mission del giaguaro”, il nuovo thriller di impossiball, presto in tutti gli store più glamour del planet!

blank
impossiball 19/03/2014 at 12:16

Vedo che il core business di voi disinformatori professional rimane sempre quello di shiftare l’utenza il più lontanto possibile dal trend 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 12:17

Già, è un must…

blank
Alessandro Madeddu 19/03/2014 at 12:00

Quando si dice “assunzione di ruolo”! 🙂

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:47

Un’altra cosa per tutti gli anti-social che proliferano tra i lettori: Anobii è in realtà molto discreto, la parte social, alla fine, è andarsi a leggere le recensioni altrui (e al massimo beccarsi un like alle proprie e uno shoutbox di qualcuno a cui piace la tua libreria). Dimenticate Facebook o Instagram, insomma. Per dire, io tutti i contatti che ho li ho ereditati dal succitato Facebook, non è che vado in giro a chiedere l’amicizia a chi ha librerie simili alle mie.
E’ invece molto utile per fare ordine tra i propri libri: siete in libreria, non vi ricordate se un certo libro ce l’avete già o no, vi basta una sbirciatina dallo smartphone per saperlo ed evitare il doppio acquisto. Il gioco vale assolutamente la candela

(ehi, Marina, girami venti euro per questo spottone)

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 11:53

No, Marina, 40 euro. Pretendo il pizzo 😉

blank
impossiball 19/03/2014 at 11:54

Occhio che ti regala un centrino 😀

blank
sandra 19/03/2014 at 12:08

Impossiball sono senza speranze, non ho neppure uno smartphone, però ti trovo qui, da Gaia, da Marino, insomma come te frequento i blog che contano, e non solo in rete. BACIO

blank
impossiball 19/03/2014 at 12:18

Un po’ ce l’avevo con te, un po’ no in realtà: ripeto, secondo me la funzionalità migliore di Anobii non è la condivisione ma la schedatura della propria biblioteca. Fino a 5-6 anni fa avrei ucciso per un social del genere (e ancora ne bramo uno altrettanto funzionante per classificare e archiviare cd e vinili)

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 12:21

In effetti l’organizzazione per me è stato il gancio. Da una che mette tutto in ordine alfabetico, ci si aspetta questo e altro in effetti… ci ho messo le ore a inserire i titoli. Ma poi si impallava e si impallava e si impallava… ho temuto di morire così. Impallata.
Comunque alla terza copia comprata del saggio su Virginia e Vanessa (Woolf) ho capito che, se non sai che cosa hai in libreria, sei fregato! E povero. E annoiato.

blank
impossiball 19/03/2014 at 12:50

Esatto. Anche perchè i cd li prendi varie volte, li spulci alla ricerca di quello che vuoi sentire proprio oggi, per cui bene o male anche se ne hai un migliaio come me, se sono tutti lì sai più o meno cosa hai e non rischi doppi acquisti. Coi libri è diverso, almeno per me: i libri letti sono nella libreria in salotto, quelli da leggere ce li ho in camera, ergo non spulcio mai quelli che stanno in salotto e mi sorprendo di avere libri di cui ignoravo l’esistenza (o acquistati da mia moglie), o di non avere più dei libri che pensavo di avere

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 12:59

Questa cosa dei libri che non hai e credevi di avere è un mistero che mi affligge!
Saranno insieme a tutti gli accendini che ho perso?

blank
impossiball 19/03/2014 at 13:04

gli accendini di solito li rubano le moglie, almeno a casa mia è così. I libri no, per fortuna leggiamo cose abbastanza diverse.

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 13:05

Grazie al cielo ho smesso da anni. Grazie a un libro. E poi dicono che leggere non serve 😉
(Per i libri in casa è facile: quelli noiosi sono di mio marito! Adesso legge e chiede il divorzio 😉 )

blank
impossiball 19/03/2014 at 13:06

idem, quelli noiosi in casa nostra sono quelli di mia moglie 😀

blank
Chiara Beretta Mazzotta 19/03/2014 at 13:08

Ottimo. Ti passo il numero dell’avvocato 😉

blank
Marco Amato 22/03/2014 at 20:07

Mondadori è l’editore più attivo e propenso alle trasformazioni che stanno investendo e rivoluzionando il mondo dell’editoria. Fanno bene. Probabilmente da qui a 10 anni il self publishing – appena gli autori italiani capiranno di cosa si tratta realmente – travolgerà i piccoli e i medi editori. Questo non è bello, sia chiaro, ma è come lamentarsi che non ci sono più i mestieri di una volta. Il mondo cambia. Vedremo se con l’operazione “mondanobii” avranno la destrezza di cogliere questa sfida, o sarà solo un tentare senza convinzione.

Comments are closed.