Stiamo sui social, occupiamo spazio in rete… ci viviamo in rete! Ma quando una persona muore che cosa succede alla sua persona digitale?
Si parla di trapassati. No, non di tempi verbali. Toccate ferro, perché intendo i deceduti. Tempo fa ho scoperto una app che ti smagrisce per sembrare più secco nei tuoi selfie. Poi ho scovato un sito evoluzione estrema della weeding planner, il death planner. E da secco a stecchito è stato un (tra)passo.
(Scusate, ognuno ha il cervello che si merita)
Quando muori il tuo te stesso digitale che fine fa?
No, non volevo suggerire ai programmatori una app per sembrare più fighi nell’Aldilà (della serie la morte ti fa bella) mi domandavo proprio che succede quando ti disconnetti dal mondo: il tuo avatar? Il tuo “te” digitale che fine fa?
Lo so, sembra una puntata di Black Mirror, ma passiamo la metà della nostra vita chattando e frequentando i social. È ormai preistorico dire che stiamo “in rete”, il mondo è anche la rete e la non-connessione è uno stato eccezionale (manco i monaci tibetani, insomma). E quando usciamo dal mondo fisicamente e spiritualmente, noi ci rimaniamo attraverso le nostre pagine Facebook, il nostro blog. I video che abbiamo caricato racimolano like, lo stesso accade ai nostri post, il curriculum su LinkedIn continua a procacciarci un lavoro. E lo spam si accumula nelle caselle mail.
Se fate un giro in rete, troverete parecchie persone che domandano come gestire questa faccenda.
I social e la morte
Pare che al momento Facebook sia popolato, si fa per dire, da migliaia di deceduti (nel 2013 si parlava di 30 milioni di persone). Il signor Zuckerberg all’inizio voleva poter rimuovere subito questi profili e, in effetti, è un tantino inquietante incappare in un fantasma tra le “persone che potresti conoscere”, così come la segnalazione di un compleanno di un defunto è di pessimo gusto. La rimozione è un problema non da poco, perché rintracciare i morti, non è affatto semplice.
Perciò Mister FB si è inventato l’account commemorativo (3 milioni, nel 2013). Sarebbe a dire? Una sorta di profilo inaccessibile e immodificabile che gli amici (solo loro) possono visitare e commentare. Non è Facebook a rilevare i decessi, ma sono gli utenti che dovranno segnalarli e comprovarli (si sa, i cretini son peggio dei Gremlins a mollo dopo mezzanotte e nel caso un simpatico burlone vi faccia uno scherzetto, tranquilli, potrete segnalare la cosa qui).
Ovviamente un profilo può essere rimosso che è l’opzione disponibile anche su Twitter, LinkedIn, Instagram. Così da dare la pace anche al nostro equivalente digitale.
Per la mail la questione si fa più complessa, è consigliabile per questo il testamento digitale, così da specificare il destino del materiale contenuto anche nelle caselle di posta. Per risolvere il problema sono nati alcuni siti che hanno il compito di salvare le nostre password e anche di selezionare i contenuti digitali che vogliamo pervengano ai nostri cari (che riceveranno un elenco dei siti e social con relative password) o quelli che siano cancellati.
Il trapasso digitale per dummy
John Romano e Evan Carroll l’argomento lo hanno affrontato in un libro: Your Digital Afterlife che non è proprio il trapasso digitale per dummy ma poco ci manca. Computer, smartphone, tablet, cloud sono tutti virtuali “contenitori” delle nostre parole, foto, lettere. Ed ecco che gli autori affrontano sia le questioni legali sia quelle pratiche connesse alla dipartita.
Direi che ci sono spunti per scrivere ben più di una storia. E adesso smettetela con gli scongiuri! E, soprattutto: postate e condividete con estrema cautela. Le vostre boiate potrebbero sopravvivervi.
2 comments
Sì, certi miei pensieri in realtà mi stanno già in un certo qual modo sopravvivendo… avevo un nick e una rubrica in un blog abbastanza visitato (il blog esiste ancora e le mie testimonianze sono ancora visibili, conoscendo il percorso da fare nel blog stesso) e rileggermi a circa 3 anni di distanza a volte mi fa quasi orrore. A volte pecco di eccessivà intimità con la rete, nel mio essere poco social, però poi in quel poco ci picchio dentro di brutto e di tutto. Mio padre è appena mancato, aveva ancora credito nel cellulare e ogni tanto mia mamma mi chiama con quello, e io vedo “papà” e insomma lo so che non può essere lui dall’aldilà (sarebbe fantastico, magari un giorno) però ogni volta mi piglia un colpo, basterebbe cambiare il nome in rubrica, giusto fino alla fine del credito residuo, ma non lo faccio. In fondo siamo tutti affezionati al “fu”. Il distacco rimane difficile anche coi social, o così almeno la penso io. Un bacione
Lo hai detto benissimo. Il “fu” è prezioso.
(A proposito della tua telefonata con l’Aldilà, la puntata di Black Mirror parla proprio di questo…)
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