Il pezzo in cui si chiedevano lumi al Premio Calvino circa il suo servizio di rappresentanza è del 17 gennaio. Il 19 gennaio il Premio scrisse sul blog che avrebbe fornito una risposta meditata. Risposta che arriva oggi, il 3 marzo, ma su un altro blog.
Ricordate la questione Premio Calvino? La “risposta meditata”, il silenzio e tutto il resto? La domanda è stata fatta il 17 gennaio e la risposta è arrivata! Oggi. Su un altro blog. Eh sì, si son sbagliati si sono. Succede…
Ringrazio Giovanni Turi per aver riproposto la questione in una intervista a Mario Marchetti, vicepresidente del Premio, perché noi avevamo perso le speranze. La risposta meditata? Eccola.
Il Premio Calvino ha sempre fatto, fin dalle sue origini, da intermediario tra gli autori finalisti e le case editrici. Precisiamo che il Premio si occupa unicamente dell’eventuale collocazione del testo premiato, menzionato o arrivato in finale, e non dell’autore in quanto tale. Questa attività è stata sempre svolta a titolo gratuito. Negli ultimi due anni, in via sperimentale, si è proposto agli autori una sorta di contratto (una scrittura privata), da stipulare volontariamente (la sottolineatura è nel pezzo originale non mia), in base a cui l’autore affida per un certo periodo il proprio testo al Premio, e il Premio trattiene per sé una percentuale degli eventuali proventi, percentuale che si conta sulle dita di una sola mano. L’idea era nata col venir meno dei finanziamenti pubblici alla cultura (sono noti i problemi di bilancio di Comuni, Province e Regioni, e, come si sa, i primi tagli sono stati fatti al settore in cui noi operiamo, considerato improduttivo). Bisogna dire che i proventi che possono derivare da una simile iniziativa sono piuttosto esigui: chiunque conosca il mondo dell’editoria sa quanto poco si offra agli autori esordienti. Ci si può pagare giusto le telefonate e poco più. Pertanto quest’anno tale modalità di finanziamento verrà sicuramente abbandonata. Naturalmente continueremo con la nostra opera di intermediazione, ma cercheremo altre strade di sopravvivenza economica.
Sarà che sono una signora romantica, ma considero la cortesia un tratto distintivo dell’essere umano evoluto e questa “risposta deviata” è così poco cortese. E inelegante.
BookBlister è uno spazio aperto, pacato, dove si discute alle volte, difficilmente però scatta la rissa e di sicuro non sono permessi gli attacchi gratuiti (mi piace essere letta per i contenuti, non grazie al rumore prodotto dagli strilli). Le domande rivolte al Premio erano infatti garbate, lecite. Ed erano, soprattutto, motivate. Nessuno intendeva mettere in discussione “le solide radici” del Premio anzi, si voleva solo fare chiarezza e si permetteva di fare chiarezza dando spazio alle precisazioni. Per questo bastava, due mesi fa, fornire le spiegazioni sopra espresse.
Entrando nel merito della risposta: “In via sperimentale” significa mettere alla prova una certa pratica, non tacerla. E, mentre testava, il Premio – per due anni – ha lavorato come fosse una agenzia e non ha ritenuto necessario farlo sapere ad alcuno, soprattutto agli operatori del settore come gli agenti letterari, senza contare gli scrittori coinvolti nella promozione dei titoli. Ha però trovato naturalissimo, in via sperimentale sia chiaro, inserire nel bando il punto 5, in cui si richiede agli autori di essere liberi da vincoli di agenzia. E ci mancherebbe che la scrittura privata non fosse da “stipulare volontariamente”! Ma vista la sottolineatura, mi permetto di sorriderne.
“I proventi che possono derivare da una simile iniziativa sono piuttosto esigui (…) quest’anno tale modalità di finanziamento verrà sicuramente abbandonata”. Minimizzando sugli introiti si vuole minimizzare l’intera faccenda? Cioè se guadagno poco da una certa attività, questa attività diviene trascurabile? E dare spiegazioni a riguardo pure?
I soldi non sono il punto. E non credo siano serviti due anni per sapere che i guadagni di rappresentanza sarebbero stati bassi (il 5 per certo è poco rispetto a quanto richiede una agenzia letteraria, di norma il 15/20 per cento). Il Premio voleva occuparsi dei propri autori senza interferenze? Voleva rapportarsi con le case editrici senza intermediari? (E ci piacerebbe chiedere perché; no, non è una domanda molesta è un interesse concreto e pertinente.) Bastava però dirlo. E se uno o più agenti hanno chiesto il contatto con un autore, tale comunicazione era doverosa.
Eccolo il punto: un Premio prestigioso da cui escono esordi degni di nota che tiene alle proprie solide radici, deve essere specchiato. E se un agente letterario e un piccolo ma dignitoso blog ti rivolgono delle domande e se le tue risposte interessano svariati lettori, autori, scrittori e pure alcuni partecipanti del Calvino, degnarli di una replica è opportuno. Significa che tieni a quello che fai e a quelli per cui lo fai: i tuoi autori, in primis, e pure i partecipanti e i lettori.
Prendiamo atto che il Calvino non si occuperà più di collocare i testi degli autori, immaginiamo quindi che il punto 5 sparirà dal bando e che la rappresentanza degli autori sarà agevolata, poiché è interesse di tutti – Premio, autore, agente, editore, lettori – che una buona storia diventi un buon libro. E ci auguriamo che il Premio comunicherà eventuali modifiche nelle “modalità di finanziamento” e quant’altro di significativo. Non abbiamo dubbi invece: qui non riceveremo repliche meditate. Il punto, però, era avere delle risposte, non che fosse BookBlister a ottenerle. Questo è un dettaglio e “il modo più rapido per chiudere una porta sulla realtà è seppellirsi nei dettagli” (Chuck Palahniuk).
14 comments
Ora non è per difendere loro, ma credo sia andata così:
“Dobbiamo rispondere a Turi, quelle domande…”
“Ok”
“E pure a quell’altro blog… come si chiama… Bruk… Block… Black…”
“Ho capito, dai, lascia perdere e portami le domande di Turi”
Ahahhahaahahaha è vero, il mio epic fail sta nel nome! #parlapotabile
Non è facile BookBlister, e si confonde con BlockBuster. Avranno cercato di rispondere lì, non riuscendoci hanno risposto a Giovanni.
La prossima volta domando a te, che è meglio 😉 E poi a Giovanni, ovvio!
Certo, così rispondono loro. Qua. 😀
Questa ipotesi in effetti non l’avevo presa in esame. È una tattica da testare. 😉
ti devo insegnare tutto. Da aprile ci vado io in radio a fare domande. 😀 😀
Hai ragione hai! Mi perdo in un bicchiere d’acqua 😉
Secondo me hanno scambiato Bookblister per Booksprint
Caz, qui urge un cambio di identità. Un restyling e/o una plastica lemmatica…
E ha risposto a loro candidando un libro a caso allo Strega. Come l’anno scorso.
Son cose che capitano dai!
Va beh…
C’è qualcosa che mi sfugge: ma le spese non sono coperte dalla tassa d’iscrizione al concorso? 60300 euro non bastano? O_o
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