Oggi, in molti Paesi al mondo, è un giorno di festa. Si ricordano le lotte del movimento sindacale e i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale.
Ci sono feste che per anni non onori. Ne ignori il senso. Quello che conta è stare a casa e dormire fino a tardi. Poi una mattina ti alzi, vai al lavoro. E questa azione la ripeti per mesi, anni. E scopri cosa significhi lavorare, non lavorare – non poterlo fare, non riuscire a farlo come vorresti – e soprattutto convivere con la sensazione di poterlo perdere, il lavoro. E la prospettiva cambia.
Oggi festeggio prima di tutto un mestiere che amo, che mi toglie tempo, sonno, energie. Alle volte il senno, ché certe cose fanno impazzire. Ma lo amo, che ci volete fare?! E festeggio le persone di valore che mi permette di intercettare; persone che rendono ricche le mie giornate, condividono passioni, conoscenze e il loro tempo, rendendo meno solitaria la (mia) libera professione.
Festeggio chi ha professionalità e, biblicamente, risponde con un “sì o un no” e quando lo fa, sa ciò che dice. Festeggio chi onora la parola data, chi conosce il profondo valore delle parole, chi sa confrontarsi, chi si scalda per difendere le proprie idee, chi crede che “valore” non abbia solo a che vedere con i soldi, chi rispetta i sottoposti, chi è limpido, chi ha coraggio e creatività, chi non smette di studiare, chi non smette di imparare, chi continua a provarci per sé e per chi verrà dopo di lui.
Non festeggio chi dimentica di pagare i propri collaboratori. Chi lavora poco e male, tanto ha uno stipendio a fine mese. Chi lavora con la mentalità “al Capo glielo metto in quel posto” e non si accorge di sopravvivere senza dignità, chi lavora gratis “perché stare a casa a non far niente è peggio” e intanto distrugge il mercato e nutre gli sfruttatori.
Buon Primo Maggio a voi che passate di qui anche pure per sbaglio, voi che mandate mail, scrivete commenti e suggerimenti: siete una parte bella del mio lavoro.
3 comments
Eh già. Perché tra 25 Aprile e 1 Maggio, assistiamo alla carrellata di politici, sindacalisti, giornalisti, opinionisti di professione, che inneggiano parole vuote e inutili come le loro: giustizia, libertà, lavoro. Parole utili solo per accrescere stilemi desueti di retorica. E ci si scorda del significato vero delle parole, della vita intima e concreta che posseggono. Parole che rappresentano destini e scelte di noi piccoli composti molecolari pregni di ardore e desiderio, sofferenza e sogni da anelare.
Buon primo Maggio, come hai fatto bene a ricordarci, nel suo senso più vero.
A te, Marco! E ai tuoi bei commenti!
Basta non scambiarsi gli auguri!
Figurati che per l’altra festività, incontro un amico per strada, gli porgo la mano e lui invece mi bacia caloroso sulle guance e mi dice: “Tanti auguri per questo 25 Aprile”.
Auguri? e cos’è Natale! Stavo scoppiando a ridere.
Per certuni i giorni festivi sono ormai roba da peace and love.
Certo, non per tutti, metti quei deficienti dal cervello svitato che oggi hanno devastato Milano.
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