Il nostro recensore atipico, © Aldo Costa, stavolta se la vede con Piero Chiara e un tempismo latitante.
Ho iniziato a giocare a pallanuoto a 12 anni, quando i miei compagni di squadra avevano stagioni e stagioni agonistiche alle spalle. Sono entrato negli scout a 14 anni, quando i lupetti andavano in pensione; sono stato nominato vice caposquadriglia soltanto perché il capo riparto era mio cugino. Ho palpato per la prima volta le tette (assai dopo aver finito di fare lo scout) quando i miei coetanei erano già impegnati in furiose gang bang. E anche con Piero Chiara arrivo con trent’anni di ritardo.
In verità, nel caso di Chiara, non è grave: la sua scrittura non risente degli anni, per non dire dei temi, così attuali e universali da accettare solo il tempo presente. I suoi romanzi, sempre piuttosto brevi e veloci, si possono godere oggi e divertirsi come fosse ieri.
Chiara non è sempre ironico. Non mi sembra che lo fosse ne Il cappotto di Astrakan e neppure ne La stanza del vescovo. Lo è magistralmente in questa spartizione. Perché magistralmente? Perché Chiara rifugge dalla ricerca di confidenza e complicità col lettore, propria degli autori più deboli e meno dotati. Lui sta dalla sua e racconta i fatti, fregandosene di avere un uditorio. Scrive probabilmente per sé, perché si diverte.
Insomma, è libero nelle sue invenzioni retoriche, nei suoi tempi, nelle pause e nelle costruzioni. (Gesù, se entro nel tecnico sono finito). Voglio dire che Chiara non ha bisogno di abbassarsi a chiedere l’applauso perché l’applauso gli è dovuto.
La spartizione, Piero Chiara, Mondadori, p. 149 (9 euro)
P.S. Dal libro è stato tratto il film Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada del 1970, non completamente fedele all’originale (è ambientato in una epoca successiva) e forse per questo meno riuscito ma con uno straordinario Ugo Tognazzi (ndr).
8 comments
“Venga a prendere il caffè da noi” meno riuscito? Non scherziamo… “… però il libro è più bello del film” è affermazione tipica e un po’ spocchiosa: un classico; un altro stratagemma per trasformare i lettori svogliati in… non lettori :-; 😀
Nel libro, geniale, ci sono diverse trovate comiche legate al tempo della narrazione che nel film (geniale meno) si perdono a causa di questo slittamento in avanti. È quello che ho pensato anni fa vedendolo e lo riporto qui, per amor di precisione. Anzi, devo spiegare che è un mio pensiero, lo aggiungo. Eh che palle con ‘sta controspocchia! 😉
Ma me piace essere spocchioso, soprattutto quando non potrei/dovrei permettermelo… 😉
E pensare che pensavo che Aldo Costa portasse i pantaloni… 😀
Povero Aldo, colpa mia che non avevo specificato la NDR la “nota della rompiballe”. 😉
Sempre belle belle le immagini con cui corredi i tuoi post. Ma come fai? Ma qual è il tuo segreto? 😉
Ah, non si può svelare… ;-))
PS: ci sono in circolazione più bei film che bei libri, perché è più facile fare un buon film che un buon libro. Poi, se come spesso accade, da un grande libro si tira fuori un film, è evidentemente più arduo raggiungere la cifra del capolavoro…
Questa è statistica, non spocchia! 😉 O “questa è scienza”, direbbe Zichichi 😀
Questa te la passo. Sì. O come mi ha detto qualcuno: “Se vuoi fare un bel film, scegli un brutto libro”. In effetti migliorare qualcosa di ottimo è difficile… MI saluti Zichichi ;D
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