Consultare un testo antico? È un salasso!

Consultare un testo antico? È un salasso!

Negli archivi e nelle biblioteche italiane è custodito un patrimonio. Testi antichi e preziosi di cui sappiamo pochissimo spesso perché chi vorrebbe studiarli non può.

Vi lamentate del prezzo dei libri? Forse non sapete che c’è chi sta peggio di voi. Sono storici, studiosi, alle volte studenti che, per poter consultare testi antichi che appartengono al nostro patrimonio culturale, sono costretti a sborsare e parecchio.

Sì, perché archivi e biblioteche non sempre permettono agli studiosi di consultare tali testi, e soprattutto di riprodurre gratuitamente i documenti a cui sono interessati. Parliamo di testi anteriori al 1900, di collezioni, di opere di pregio… per tutto il materiale antico tocca fare richiesta, ricevere autorizzazioni e mettere mano al portafoglio. “Ai fini di tutelare il patrimonio librario” si legge.

Curioso, perché gli studiosi, divulgandolo, valorizzano il patrimonio culturale (e parliamo di studi senza fini di lucro) e conoscono le cautele e le procedure migliori per riprodurre il materiale senza danneggiarlo. Per non dire che l’articolo 9 della Costituzione recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”.

Qualche dato? Alla biblioteca Ariostea di Ferrara (nel 2014) per dieci riproduzioni si dovevano sborsare 573 euro. Per 20 pagine l’Archivio di Stato di Venezia di euro ne ha chieste 300. Lo studioso Mirco Modolo alla biblioteca Casanatense per 22 riproduzioni digitali, ha recentemente dichiarato di aver speso “solo” 41 euro e 80 centesimi.

All’Estero? L’obiettivo è favorire la cultura quindi non solo non ci sono costi ma molto materiale è disponibile in rete, e chi è interessato a qualcosa può riprodurla con mezzi propri. Di più: può far circolare liberamente anche il suo materiale. Il colmo è che lo stesso accade anche in Italia ma solo negli istituti culturali stranieri.

Ecco perché la British Library si premura di digitalizzare il proprio patrimonio antico e di dotare i propri spazi di interfacce per visualizzare e analizzare i testi antichi.

Lo stesso motivo per cui molte librerie forniscono in rete le informazioni per manipolare testi antichi nel modo adatto

Tre anni fa in Italia veniva varato il decreto ArtBonus, convertito in legge nel 2016, che stabilisce “disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo, un credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura”. Tra le altre cose, ha liberalizzato le foto alle opere d’arte. Cioè ogni turista italiano o straniero che abbia voglia di fotografare un’opera d’arte o farsi un selfie in un museo può farlo.

Agli studiosi invece non è permesso riprodurre una pagina di un manoscritto antico che servirebbe per il proprio lavoro. Molto italiano direi.

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