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#ioleggoperché, una pagliacciata che millanta grandi numeri (ma non svela i costi)

#ioleggoperché, l’iniziativa italiana per promuovere la lettura, è parsa una occasione mancata. Alti i numeri dichiarati ma scarsi i risultati. E i ritorni? Difficili da valutare. Ciò che non è dato sapere? I costi di tutta l’operazione.

È quasi passata una settimana da #ioleggoperché o dovrei dire #iononholettoperché? La poderosa iniziativa di invito alla lettura che doveva “culminare” con una giornata di eventi per la diffusione del libro e della lettura a molti è parsa una occasione mancata. Scandita da un “prima” inesistente (chiedete a un non lettore se si è accorto di qualcosa!) e da una festa a tratti tragicomica. Si va dai presidi di messaggeri che importunavano diffidenti non-lettori propinando loro libri (manco fossero volantini) di cui non sentivano affatto il bisogno, a gente che ha giustiziato in piazza capolavori della letteratura leggendo in modo tanto abominevole che, in effetti, pareva – questo sì – un invito a leggere al posto loro.

30mila volontari? Davvero? Forse saranno stati tutti a Roma, Cosenza, Sassari e Vicenza… che poi non lo sapevo che l’Italia avesse solo cinque città e relative piazze. Si vede che organizzare a Firenze pareva brutto, per non dire di Bologna o Palermo.

Poderosa iniziativa? No una iniziativa e basta. Migliaia di messaggeri? Forse. Dove? Non si sa. Sono invece spuntati come muffe pezzi, boriosi e saccenti, di lettori intenzionati a redimere i non-lettori. Facendo ciò che più alimenta il disamore per i libri: giudicando il povero ignorante illetterato. Eh, certo, ne sentivamo il bisogno dei colti, degli illuminati che, anche se si son letti la biblioteca di Babele, dimostrano di non aver imparato nulla. Inoltre segnalo quello che hanno rilevato diversi librai. I 24 libri sono stati ordinati – soprattutto dagli studenti, serviva per ricevere crediti universitari – e sono rimasti in libreria. Cioè nessuno è mai andato a ritirarli (tanto non sussisteva alcun controllo). Oddio, non che i librai si scompongano sono abituati a movimentare casse, una in più…

E poi c’è stato il programma su Rai 3. Uno di quei prodotti televisivi che i lettori massacrano e i non lettori manco si accorgono che c’è stato. E, infatti, lo share ha toccato il picco – risate – del 2 per cento. I problemi? Non certo i contenuti alti, è una balla che vi propinano sempre, così è colpa del popolo bue, mica dei geni che si inventano questi programmi. Il problema? Un format caotico, verboso, privo di ritmo che ha avuto solo il coraggio di far leggere – malissimo – alcuni scrittori (non è che se scrivi, sei pure un oratore) ma è parso privo di guizzi. Il tutto confezionato in uno studio-hangar che rendeva bene la solitudine dei lettori sull’italico suolo. Qualche momento di gioia? C’è stato. Supremo Alessandro Bergonzoni, toccante Corona, semplice ed efficace Emis Killa… basta a giustificare l’iniziativa? No. È servito a qualcosa? No. Se non a ricordarci che ideare un format è un lavoro e che non tutti possono presentare (la Parodi sembrava passata dall’abbattitore).

È giunta poi una mail con i numeri dell’iniziativa. Roba da cappottarsi dalle risa. Un successo stratosferico stando ai numeri! Quindi, signori, abbiamo risolto?! Crisi editoriale finita. Fi-ni-ta! Ah che sollievo… A ben guardare, però, manca un dato interessante: quanto avete speso, signori, per ’sta fregnaccia? Quanti soldini? Senza considerare il lavoro non retribuito dei librai, dei bibliotecari, dei messaggeri, degli studenti e degli insegnanti… quanti? Così poi facciamo i conti. Badiamo a quanto si è speso e a quanto si è guadagnato, no? Non è così che si fa?

Perché, per dire, si poteva pensare di investire la cifretta in un progetto continuativo. Senza svalutare l’oggetto libro regalandolo. Non è che la gente non compri libri perché son cari – mai viste le file per acquistare il nuovo iPhone? – ma perché non gliene importa nulla. Lavorare su desideri e bisogni poteva quindi essere una idea. Una bella campagna studiata da gente che sa fare il proprio mestiere (così evitiamo il comico involontario di trovate come la L da loser) per istigare il desiderio? Troppo banale? È vero, si sa che la pubblicità serve a poco…

E parlare più spesso di libri? Semplicemente? Rendiamolo obbligatorio, signori. Dopo le quote rosa, le quote di carta. In ogni trasmissione della Rai, a seconda della lunghezza, ci deve essere un tot di proposte/recensioni libresche. Diamine, escono 60mila titoli l’anno non avrete mica problemi a scegliere, no? Rendiamoli oggetti comuni questi alieni di carta. Avete presente Anicaflash e i trailer dei film? Ecco, via libera ad Anicabook con i booktrailer (ce ne sono pochissimi decenti, investire in questo no? Che è pure un modo per dare lavoro a qualcuno). Oppure prendete personaggi famosi (no famigerati) e, in 30 secondi (no due ore), gli fate raccontare una trama. A sentire la storia che sta dentro il libro, magari, uno si incuriosisce e se lo compra il libro. E se vi avanzano soldi, potevate darli alle biblioteche. Secondo me a riceverli non restavano male.

E adesso veniamo al peggio. Ai due tweet del Cepell. Due, signori! Il 23 aprile, giornata mondiale del libro e del diritto d’autore e dell’evento poderoso di #ioleggoperché su Twitter il Centro per il libro e la lettura “un organo del Ministero per i beni e le attività culturali e si occupa di promuovere il libro e la lettura per la lettura e per il libri” ha fatto due tweet. DUE. E un post sulla pagina Facebook. UNO.

Tweet del Cepell

La scriviamo una bella letterina a Franceschini, che ne dite? Chiedendogli di tagliare i fondi al Cepell e al signor Romano Montroni. Lo Stato dovrebbe stipendiare enti che sanno fare e hanno voglia di fare il proprio lavoro. Attendo il vostro parere.

P.S. Di seguito, per completezza di informazioni, ecco i numeri di cui parlavo.
240mila libri stampati in edizione speciale
30.000 Messaggeri iscritti alla piattaforma
24 titoli per una collana
24 gli scrittori coinvolti nella collana che non hanno percepito alcun diritto d’autore
5 città coinvolte per Piazza un libro (Milano, Roma, Cosenza, Sassari, Vicenza)
20.000 persone hanno partecipato alle iniziative delle 5 Piazze del 23 aprile
1 diretta su RAI3 il 23 aprile
2.000 eventi organizzati in Italia per il 23 aprile
1.000 autorizzazioni di viaggio su treni regionali messi a disposizione dei soli Messaggeri attivi
3 autori della collana hanno viaggiato su treni Frecciarossa insieme ai super Messaggeri
11.879 studenti universitari coinvolti
896 librerie coinvolte
368 gruppi di lettura coinvolti
240 eventi di biblioteche caricati sul sito
110 biblioteche provinciali hanno ricevuto la collana dei 24 titoli dal Centro per il libro
200 scuole superiori di tutta Italia coinvolti nella lettura dei testi della collana
62.986 visualizzazioni su youtube del video della canzone/colonna sonora “Le storie che non conosci”
32 partite di Serie A e Serie B in cui i calciatori si sono scambiati libri
32 arbitri e i loro assistenti hanno indossato la maglia di #ioleggoperché
numerosi ipermercati delle principali insegne della Grande Distribuzione coinvolti
1 video contest per gli universitari
1 video realizzato da uno studente universitario più votato dai messaggeri caricato in homepage del sito www.ioleggoperché.it
1 video realizzato da uno studente universitario selezionato dalla giuria di qualità andato in onda durante l’evento in diretta su Rai3
645.506 visualizzazioni del sito www.ioleggoperché.it
93.229 interazioni sul wall del sito
18.225 citazioni da libri caricate dai Messaggeri sul social wall
25.591 fan della pagina facebook
244.096 persone raggiunte, con 55.849 visualizzazioni per il post di Facebook con più interazioni: lo spot video diretta Rai3 con Favino “Le storie che non conosci…”
464.000 visualizzazioni totali su Twitter (+406,6%)
1 tweet dallo spazio

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53 comments

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Un baule pieno di gente 28/04/2015 at 14:00

Nella mia città non mi sono accorta di nulla…
C’era l’inaugurazione di una libreria, voluta proprio nella Giornata Mondiale del Libro, ma di messaggeri nemmeno l’ombra.
Mah…

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:08

Mi faccio bellamente i fattacci tuoi: di dove sei? Siccome non sei la sola ad avermelo segnalato, geo-localizzo la sòla, ovvero il flop 😉

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Un baule pieno di gente 28/04/2015 at 14:15

Brescia 🙂

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:28

Grazie!

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Veronica 28/04/2015 at 14:14

Ciao, sono d’accordo con te praticamente su tutto. Il tutto è stato fatto abbastanza male, la maggior parte dei non lettori non si è quasi accorta dell’iniziativa e il programma su raitre, a parte alcuni momenti belli e altri tutto sommato divertenti, tutta fuffa. Detto questo, credo anche che da qualche parte bisogna iniziare e apprezzo il fatto che abbiano tentato di fare qualcosa… spero solo che imparino dai propri errori e che migliorino con il tempo.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:28

Veronica, certo, da qualche parte si deve incominciare? Io vorrei sapere quanto hanno speso per incominciare. Per un evento che è nato e morto e di cui si sono accorti solo quelli che leggono di già. E vorrei pure che chi è pagato per fare be alt che incominciare, cioè per lavorare, lo faccia. Sono una inguaribile romantica! 😉

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Veronica 28/04/2015 at 14:46

Che pretese inconcepibili… Davvero vorresti che le persone facciano, e magari bene, quello che sono pagate per fare??? Ma dai siamo seri 😉

Scherzi a parte te l’ho detto, sono d’accordo con te, l’unica differenza è che provo ad apprezzare il tentativo.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:48

Io ci ho provato (chi mi conosce lo sa che sono ottimista). Giuro! Mi son fatta mandare anche i libri e volevo fare una caccia al tesoro… ma poi una libreria con un bel progetto me li ha chiesti (ci scriverò un post) e non ho avuto dubbi. Ecco, chissà quante belle iniziative avrebbero utilizzato meglio i fondi.

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Veronica 28/04/2015 at 14:55

Io continuo a sperare negli italiani… sono messa peggio di te. Mi son detta, dai che lo guarderanno (il programma di rai tre intendo)… certo avessi saputo che c’era l’imperdibile “il segreto” non ci avrei nemmeno sperato.

Certo fare qualcosa che trasformi il leggere da attività quasi elitaria (con il classico atteggiamento da “io leggo per cui sono superiore a te”) ad attività “cool”, o almeno normale magari distribuendo quegli stessi soldi nel corso dell’anno sarebbe meglio.

Aspetto il post sulla libreria, mi hai incuriosita.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 15:00

Il post dimostrerà che gli italiani in cui sperare, non solo ci sono, ma fanno pure cose belle.

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Fabio - Librinviaggio 28/04/2015 at 14:22

Sono assolutamente d’accordo. Per quanto possa trovare nobile l’idea di diffondere un po’ il piacere della cultura (libri o no che siano), trovo che l’organizzazione sia stata un tantino imbarazzante. Facile sparare numeroni vuoti di significato. Ora sarei tanto curioso di sapere, come dici, quanto è stato il ritorno, morale ed economico, di tutta questa cosa. Anche economico perché, per quanto millantino un disinteressato amore per la cultura, tutta sta cosa è stata fatta per aumentare le vendite e risollevare un settore in palese difficoltà. La trasmissione poi è stata imbarazzante: ne ho vista metà è volevo smettere di leggere; cupa, moscia, deprimente come poche cose al mondo. Avrebbero potuto fare meno e farlo meglio.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:30

Sì ché l’Aie qualche soldino lo avrò speso. Stampare 240mila copie ha i suoi costi. Sarà stata contenta Grafica veneta che negli ultimi tempi ha visto ridursi drasticamente il numero di copie commissionate (tanti i libri ma sempre più basse le tirature).

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impossiball 28/04/2015 at 14:34

più che i costi, la domanda sarebbe: come si fa a quantificare il risultato?

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:40

I costi dovrebbero essere limpidi. Voglio sapere quanto ha speso l’AIE (quanto ha guadagnato Grafica Veneta) ché se i fondi vanno qui non vanno da altre parti. I risultati? Al momento si valuta il percepito. Che è pure un motore capace di contagiare molti. Se un evento ha una buona eco e un ottimo riscontro, è una pubblicità. Qui, è tutto l’opposto…

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Silvia Schwa 28/04/2015 at 14:36

Più che d’accordo. Bisogna lavorare prima, durante tutto l’anno, non fare tutto in un unico giorno.
Mi fa rabbia la mail “conclusiva” e le interviste varie (vedi quella al direttore di Rao3): un trionfo da tutte le parti. Ce la faremo un giorno a guardarci allo specchio e ad essere onesti con noi stessi?

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:40

Onesti. Ecco. Parola preziosa (e infatti difficile da trovare).

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Sere 28/04/2015 at 14:39

Mi sarebbe piaciuto aderire all’iniziativa e avrei voluto fare la messaggera, ma purtroppo ho scoperto l’iniziativa quando era già in essere, a mio parere o poco o male pubblicizzata prima dell’evento stesso. Un’iniziativa ha bisogno di risonanza sia prima che nel mentre.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:41

Certo, Sere. Io ho testato i miei amici e conoscenti. Al 99 per cento, non scherzo, non ne sapevano nulla. Direi che è un problema.

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Sere 28/04/2015 at 15:42

proprio un peccato sprecare un’occasione come questa!

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 15:55

Davvero…

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Nereia 28/04/2015 at 14:42

Io sono di Roma e quel giorno sono uscita per recarmi in zone non propriamente periferiche. Non ho visto praticamente nessuno che distribuiva niente, se non i volantini di un take away che fa solo lasagne e polpette. Varrà anche questo?
E comunque i calciatori che si scambiano i libri è come, non so, vedere dei nani che si candidano per la gara di salto in alto. Cioè, i calciatori non parlano nemmeno la loro lingua madre, con le pagine dei libri giusto la cicoria ci possono pulire! Che tristezza.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:44

Lasagne e polpette? Mica male! Ecco, potevano usare i libri come contenitori delle polpette. O delle lasagne. E per la pulizia della cicoria ti chiederò in privato ché mi interessa…

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Barbara 28/04/2015 at 14:49

D’accordo con te su tutta la linea!!
Semplicemente perchè sono attorniata da non-lettori e nessuno di loro sapeva alcunché di questa iniziativa. Non ho visto nessuno regalare o ricevere i libri in questione. Prima di incrociare questo blog, m’era venuta la malsana idea di iscrivermi come volontario, per poi scoprire che nella mia provincia c’era un’unica libreria dove ritirarli, in città in zona ztl…avrei dovuto impegnarci mezza giornata. E sinceramente quel tempo preferisco utilizzarlo a scrivere per me.
Ma poi, a chi li avrei dati quei libri? Ho dato una scorsa ai titoli, niente che possa davvero incrociare la curiosità di un non-lettore. Le copertine poi? Graficamente oscene. In una società basata sull’immagine, quella è l’unica cosa che han saputo inventarsi? La gratuità del libro può anche attrarre qualcuno, ma con una copertina così lo spaventi a morte!
Forse, si sono dimenticati la cosa più importante: studiare bene il loro target, i non-lettori. Quali sono le scuse dei miei amici non-lettori? Non ho tempo (però passo l’80% della mia vita su facebook), ho problemi di vista a leggere (ma a giocare a tetris sul cellulare per ore ci vedo benissimo), non trovo nulla di interessante, preferisco i film (e se ti dicessi che dietro ai grandi film ci sono ancora più grandi libri? e che non leggendo ti perdi il 95% della magia della storia?!).
Il problema è che i non-lettori hanno effettuato l’associazione mentale libro=noia, probabilmente durante l’infanzia. Ed è questo concetto che va scardinato.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 14:52

Sottoscrivo e approvo! Soprattutto la pericolosa equazione finale. Come puoi desiderare di annoiarti? E la noia gratis la accetteresti volentieri? Ecco.

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Barbara 28/04/2015 at 15:35

Oltre all’Anicabook ed alle quote di carta, ci aggiungerei un’altra idea. Mi è nata nel luogo, per me, più odioso del mondo: la parrucchiera o hair stylist. Non ce l’ho con le singole persone, ovviamente. Ma è l’orticaria che mi si sviluppa quando le uniche cose da leggere sono le riviste di gossip che, per immemore tradizione, riempiono i saloni di bellezza. Se porto una rivista mia, di altro tono, capita che qualcuno me la chieda da leggere, credendo che sia del salone. Se porto un libro, mi guardano come un’asociale maleducata e snob (che devi proprio venirlo a leggere qui il tuo libro?!) Allora, perchè non ribaltare anche qui l’associazione mentale? In tutte le sale d’attesa, dentisti e meccanici compresi, uno scaffale con dei libri a disposizione.
Costa troppo? ah, perchè le riviste settimanali di gossip costano poco?
I romanzi sono troppo lunghi da leggere, più dell’attesa! Ok, allora mettiamoci libri di racconti, oppure raccolte di citazioni, così puoi anche scambiare la tua opinione su quella frase con gli astanti. Che sia qualcosa di più elevato dell’ultimo scandalo sotto il sole o delle foto ritoccate delle starlette.
E se vuoi attirare nuova clientela, lo iscrivi come punto di bookcrossing! Così hai anche il ricambio automatico dei titoli.
Chiedo troppo…lo so. Faccio prima a farmi i capelli da sola….

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 15:38

Se tutti portassimo i libri dove mancano, sarebbe un ottimo inizio! Racconti, poesie, aforismi, fiabe… per non restare a corto di parole 😉

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sandra 28/04/2015 at 16:01

Le ocasioni mancate non mancano mai, purtroppo! Peccato davvero che le iniziative siano sempre demandate al singolo, come quella qui sopra dei libri dai parrucchieri, bellissima (io adoro entrambi, libri e affari di capelli). Ero troppo cotta per andare in Piazza Gae Aulenti, ma ho letto cronache spocchiose di chi è stato parte attiva; ero cotta pure per la Tv, ma il problema è un altro: io non ho bisogno di essere catturata, e, come dici tu, i non lettori non si sono fatti coinvolgere. Amen.

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Antonio Viani 28/04/2015 at 16:46

Il problema di fondo, a mio modo di vedere, è che sono soldi nostri e sinceramente da gente che spende, anche, i miei soldi esigo che le cose siano fatte per bene e non un tanto al chilo. Per di più fosse costata due euro uno potrebbe anche dire: “vabbé con due spicci che volevi fare di più”, invece è costata almeno qualche centinaia di migliaia di euro (sto volutamente basso perché un programma sulla Rai da solo costa molto di più…) e quindi il risultato pessimo stona alquanto.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 16:49

Ah magari saperlo quanto abbiamo speso! Io credo che queste iniziative dovrebbero essere limpide a partire dai costi: tutti dichiarati nel dettaglio. Così uno valuta bene il simpatico rapporto tra costi e benefici.

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Simona Scravaglieri 28/04/2015 at 18:15

Suppongo di vivere in una città che non è lontana 12 km da Roma ma mille km. Io non ho visto nulla e sentito nulla. Da lettrice consiglio un libro ogni volta che ne parlo, da blogger scrivo di tutto quel che leggo – tante volte -. Se tutta questa macchina leggesse, forse 60.000 titoli l’anno riusciremmo a leggerli tutti… almeno uno a testa!

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 18:25

Simona, lo so, ti leggo! 😉
Per fortuna le persone come te che invitano a leggere, semplicemente leggendo e parlando di libri, non mancano (domani parlerò di una bella iniziativa, una tra le tante peraltro). Sono quelle che hanno reso #ioleggoperché una bella occasione da non mancare. Mi piacerebbe raccogliere anche quelle esperienze, ché dal buono tocca imparare. E parlarne fa sempre bene.

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Simona Scravaglieri 28/04/2015 at 18:39

Poi se ci riesci, quest’anno vieni anche tu il 30 Maggio per il giorno di Non Solo Sòle i non lettori vengono a farsi quattro risate delle nostre sventure librarie e con editori e scrittori che dicono perché non comprarli ed escono sempre con un paio di libri almeno tirati fuori dalle sòle altrui oppure comprati 😀

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 18:49

Bella questa cosa! Dove?
Io il 30 sono alle prese con un originale evento poetico (opera di Elisabetta Bucciarelli che mille ne pensa e altrettante ne fa). Ma ne parlo volentieri!

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Simona Scravaglieri 28/04/2015 at 18:56

A Roma Libreria Pallotta, a Ponte Milvio è la seconda edizione. C’è anche una discussione pubblica, usanza inaugurata lo scorso anno per puro caso con una discussione su Stoner (pro e contro) e quest’anno sarà su Cassandra al matrimonio.
🙂

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 19:08

Ah ma sì, certo, adesso mi ricordo!

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Alessandro Madeddu 28/04/2015 at 20:08

Per inventarsi i “messaggeri” in giacca e cravatta che a lato della strada distribuiscono gratis et amore i libri, a mio parere, bisogna essere dei marziani – cioè aver vissuto su Marte e non sul pianeta Terra. Io quando vedo gente in giacca e cravatta appostata al lato della strada cambio subito direzione: al 95% è gente che vuole soldi – per i bambini del Terzo Mondo, per il parco cittadino, per il circolo di quartiere, per le proprie tasche. Ormai proseguo tranquillo solo se vedo che sul banchetto c’è La Torre di Guardia.

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 20:33

In effetti… è una tenuta parecchio minacciosa 😉

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Alina Laruccia 28/04/2015 at 20:32

Sono una libraia indipendente. Il programma osceno su Rai 3 , rete pubblica, canone pagato da noi, evento sponsorizzato da colossi on line come IBS e MONDADORI STORE. Uno schiaffo a noi librrai indipendenti. Alina Laruccia, LIbreria ELEUTERA di TURI(BA).

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Chiara Beretta Mazzotta 28/04/2015 at 20:37

Grazie, Alina, per essere passata di qui. E pure per essere una libraia indipendente!
Ne approfitto: il libro che vendi di più e quello che consigli più spesso? Sono sempre curiosa… grazie! Buona serata.

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Alina Laruccia 29/04/2015 at 08:44

Allora, io sono una libraia che si occupa molto di bambini/ ragazzi, per cui i libri più venduti sono diversi: per adulti quello più richiesto è Aldo CAzzullo, quello che più consiglio in questo momento è il libro di Elisa Ruotolo Ovunque proteggici. per bambini questo è periodo di comunioni, qui, e dunque chiedono in molti Il piccolo principe. IO consiglio Tre uomini in barca, un romanzo di formazione anche molto divertente, e più attuale La signorina Euforbia, di Luigi Ballerini. Grazie e buona giornata.

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Chiara Beretta Mazzotta 29/04/2015 at 09:05

Alina, propongo un gemellaggio! 😉 Tre uomini in barca è da sempre il mio libro Prozac. Ché se sei un po’ o molto giù, lo rileggi e stai subito meglio. La Ruotolo è stata una delle belle scoperte del 2014. Non conosco La signorina Euforbia, lo leggerò. E per tentare di restituire il favore: La tregua, Mario Benedetti.
Grazie ancora e buona giornata,

Chiara

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Alina Laruccia 29/04/2015 at 11:55

Gemellaggio accettato, e seguirò tuo consiglio !

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Alina Laruccia 28/04/2015 at 20:33

Chiedo scusa ma vedo errori nel post, mi scuso.

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Chiara Beretta Mazzotta 29/04/2015 at 00:32

Alina, figurati!

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Alina Laruccia 06/05/2015 at 14:31

Abbiamo creato un progetto di crowdfunding per salvare la mia libreria. Ringrazio fin da ora tutti coloro che vorranno aiutarmi, ecco il link alla pagina:

https://www.produzionidalbasso.com/projects/search…

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Chiara Beretta Mazzotta 06/05/2015 at 15:59

La pagina non si apre, Alina…

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cristina giussani 28/04/2015 at 23:10

Ringrazio Chiara Beretta per il suo articolo davvero illuminato. Sono una libraia indipendente e presidente del SIL, sindacato italiano librai di Confesercenti.
Noi non abbiamo aderito a IoLeggoPerchè e il 23 aprile abbiamo pubblicato sul nostro sito e sulla nostra pagina FB un comunicato dal titolo “Motivi per i quali abbiamo detto NO a IoLeggoPerchè”.
Riassumendo, noi librai indipendenti, siamo contro la concezione che vede il libro come qualsiasi altra merce presente sul mercato, legato al contingente, alla moda e alla promozione con prezzi scontati o addirittura sotto costo: cerchiamo invece di collaborare con le Istituzioni, le biblioteche, il mondo della scuola, le forze politiche e sociali e gli altri operatori del settore editoriale perché il libro e la lettura siano considerati strumenti insostituibili di formazione culturale e di un suo uso del tempo libero.
Non abbiamo partecipato direttamente alla iniziativa “io Leggo perché”, legata alla giornata mondiale del Libro e del diritto d’autore indetta per il 23 aprile e promossa dall’AIE, poiché vediamo nell’iniziativa proprio l’opposto fine per il quale è nato lo stesso Sindacato: la valorizzazione del libro e del libraio.
Trattare il libro, come un bene qualsiasi, facendone “assaggiare” un pezzo e regalando la confezione sottolineando che è gratis sperando che il consumatore si ricordi di comprarla una prossima volta, non ci sembra il modo per far iniziare a leggere chi non ha mai letto.
Certamente al cittadino farà sicuramente piacere avere in dono un libro, ma siamo sicuri che lo leggerà, che ne capirà il valore, o lo prenderà solo perché è gratis?
Non era forse meglio impiegare tutti quei soldi (si dice intorno al milione di euro) spesi per la stampa e la distribuzione di 240.000 libri, per potenziare le iniziative che già si svolgono nelle città del nostro Paese? Dove si fanno incontrare domanda ed offerta, dove si ascoltano autori, magari in un teatro con ingresso libero, e che oggi, a causa della crisi, malgrado il lavoro volontario dei Librai, delle Associazioni della società civile, ed ai pochi contributi degli Assessorati alla Cultura, facciamo compiere miracoli per riuscire a mantenerle in agenda?
Noi che cerchiamo di diffondere il piacere di leggere, tutti i giorni, attraverso le nostre librerie, noi librai veri ed appassionati, non possiamo accettare che passi il messaggio superficiale che meno costa il libro e più si legge come vorrebbe dimostrare “io Leggo perché”. Una tesi falsa e distorsiva della realtà, pericolosa per la piccola e media editoria e per le stesse librerie indipendenti.

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Chiara Beretta Mazzotta 29/04/2015 at 00:35

Grazie, Cristina, per questo commento. Condivido tutto… e mi viene un brivido all’idea di quel milione. A presto e buon lavoro!

Chiara

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Daniele 29/04/2015 at 00:33

Non sono un esperto di marketing e riprogrammazione di cervelli altrui, ma mi sono accorto sin da bambino che mi dedicavo con più impegno alle attività piacevoli, e non penso che “la massa” sia troppo diversa, perciò: perché non puntare a una campagna virale che mostri ai non-lettori che esistono libri di ogni genere (e per tutte le tasche) e dunque che chiunque può trovare quello più adatto ai propri gusti?
Soprattutto, perché non partire dalle scuole, specie dalle elementari? Magari, puoi anche far stampare dei fascicoletti con racconti brevi, spillatini illustrati di 8 pagine – non necessariamente fiabe – per cercare di far appassionare i non-lettori sin dalla tenera età, strutturare la cosa con qualche laboratorio di breve durata e giocoso, magari con un concorsone e in palio un titolo figo di cui bullarsi con gli amici (una strategia da videogioco, potrebbe funzionare con i nativi digitali) insomma, qualcosa che non sembri una processione in Quaresima!
E poi, correggere quello che non funziona (perché la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni: qualche errore più o meno grave ci scapperebbe) e rifarlo l’anno successivo in forma migliorata.
Diciamoci la verità: pochi cambiano stile di vita solo perché gli si dice di cambiare, già coi bambini è dura e più passano gli anni, meno hai voglia di venir comandato da qualcuno. L’unica è mettere le persone nelle condizioni di sapere che c’è un sacco di belle cose di ogni tipo, nei libri e nelle storie – ma anche nei saggi, nella manualistica etc. – e far si che decidano da sole cosa vogliono.

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Chiara Beretta Mazzotta 29/04/2015 at 00:41

Daniele, sì! Chi spenderebbe per qualcosa che crede noioso o di cui ignora l’esistenza? E far cambiare l’idea a un adulto è dura. Dobbiamo conservare i giovani lettori (molti leggono con gioia poi arriva il liceo e i Malavoglia… poraccio Verga, ma no, non aiuta) e conquistarne di nuovi. E un conto è uno che dice no, non mi garba leggere, preferisco la musica o i film o la fotografia o boh. Ma uno che non fa perché non ha mai provato è davvero uno spreco.
E parlando del fare: ovvio che se ci provi, qualche errore lo commetti. Ma qui, intenzioni a parte, pare tutto sghembo e claudicante…

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Little Miss Book 30/04/2015 at 15:56

Qualcuno si è sorpreso perché non mi fossi proposta come messaggera, a me risultava facile: lettrice da una vita con un blog letterario. Inizialmente non avevo capito bene il compito dei messaggeri (anche chi ha organizzato non si è certo slogato le dita a quanto a comunicazione) e avevo salutato l’iniziativa con benevolenza, poi ho aperto gli occhi: dietro tutto c’è molta gente del settore implicata in mille iniziative di facciata. Si appoggiano a mille stagisti che puntalmente vengono silurati per fare posto ad altri. Predicare bene e razzolare male, insomma, non è sinonimo di coerenza. Dopo la questione di diminuire l’Iva sugli ebook ho scarsissima fiducia dell’editoria italiana e dello Stato.
Da diversi giorni circolavano voci su scambi e vendite dei libri selezionati.
Mi sento ogni giorno una messaggera dei libri (non pagata), visto che ho un blog e quanto pare ce la suoniamo tra di noi. Quanti nuovi lettori riusciamo a spronare?

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Chiara Beretta Mazzotta 01/05/2015 at 12:21

In effetti da #unlibroèunlibro le cose sono andate sempre peggio… mi incuriosisce la parte su “scambi e vendite dei libri selezionati” ma oggi cerco di tenere alto il morale 😉
Nel mio caso, in molti si sono stupiti della mia presa di posizione e del giudizio negativo verso l’intera operazione. Io credo che una mobilitazione generale debba avere obiettivi precisi e non un “faccio qualcosa per sentirmi attivo”. Mi ricordano tanto le persone che lavorano gratis “per non stare a casa a far niente”.
Comunque: quanti lettori sproniamo? Mah, io ricevo tante mail di persone che non leggevano e che hanno ripreso. Succede però grazie alla radio che ha il potere di arrivare proprio a chi non legge. Il blog, invece, ahimè, si rivolge solo ai lettori. Ed è questo il suo limite più grande.

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