I consigli da leggere di Tutto Esaurito su Radio 105! Questa settimana: La trappola di Melanie Raabe, Ouatann Ombre sul mare di Azza Filali e Il grande animale di Gabriele Di Fronzo.
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► VOLTAPAGINA
La trappola, Melanie Raabe, traduzione di Leonella Basiglini, Corbaccio, p. 329 (15 euro) ebook (9,99 euro)
Linda Conrads è una donna benestante. È una scrittrice di successo. Scrive un libro all’anno (questa è la regola che si è data) ma è in trappola da ben undici anni. Una trappola sontuosa: “Il mio mondo è questa villa. La stanza con il camino è la mia Asia, la biblioteca la mia Europa, la cucina la mia Arica. Nello studio c’è il Nordamerica. La camera da letto è il Sudamerica, L’Australia e l’Oceania la terrazza. Solo qualche passo di distanza, eppure irraggiungibili”.
Non esce di casa Linda ma viaggia molto, torna con la mente nei posti in cui è stata. L’Italia, per esempio, un Paese che ama, anche se porta con sé il ricordo di Anna. Anna che non c’è più, sua sorella minore. Non è solo morta, Anna è stata uccisa, e Linda ha visto il volto dell’assassino. È successo dodici anni fa. E da allora tutto è cambiato. Ma Linda nel suo mondo, cioè la sua casa, si sente al sicuro finché un giorno, alla tv, vede un viso familiare. Vede l’uomo che ha ucciso sua sorella.
Come può una donna che non esce di casa, una donna in trappola, incastrare un omicida? È un thriller, certo, ma questo è soprattutto un libro che ci parla di certezze e della normalità dell’anormalità. Se siete afflitti da una qualche paura, leggetelo.
► DA GUSTARE
Ouatann Ombre sul mare, Azza Filali, traduzione di Maurizio Ferrara, Fazi, p. 161 (12 euro) ebook (9,99 euro)
Più che “patria”, si tratta delle abitudini, dello sguardo sul mondo, del modo in cui si intende la vita, dei gesti… questi sono i significati e le sfumature della parola araba “Ouatann”.
E i cinque personaggi che popolano la storia sanno bene cosa significhi. Ma sanno altrettanto bene che se vivi in Tunisia – siamo nel 2008 – l’attaccamento al tuo Paese non è semplice. Questo è un posto dove la miseria più disperante convive con la ricchezza smodata di pochissimi, un luogo di corruzione, dove la politica è solo una facciata per nascondere traffici e illeciti. Un luogo dove la speranza non abita più. Perché l’unica speranza è andare via, fuggire altrove ben sapendo cosa significhi Ouatann, sperimentando insomma una appartenenza disperata perché tocca negarla e andare via.
Questo è il conflitto che vivono, ciascuno a proprio modo e col proprio vissuto, i personaggi che incontriamo in una casa sul mare nella città di Biserta. È una storia che ci parla di migrazione, di confini, di barriere da superare che sì separarono ma allo stesso tempo – a loro modo – uniscono. Un libro per chi ama le sfumature e le parole, e ha a cuore il concetto di identità.
► BELLISSIMI
Il grande animale, Gabriele Di Fronzo, Nottetempo, p. 161 (12 euro)
“Ho fatto esperienza che qualunque cosa non si voglia perdere va innanzitutto vuotata, bisogna fare spazio, sgomberare, portare via quello che c’era in precedenza, occorre sempre togliere: solo così, ciò che altrimenti subito scomparirebbe, rimarrà nostro per sempre.”
Se rileggete l’incipit sapendo che mestiere fa il protagonista della storia, vi apparirà sotto una luce molto diversa… Lui si chiama Francesco Colloneve e per lavoro fa l’imbalsamatore di animali. È un tassidermista. È uno che conserva, uno che combatte contro la morte, o meglio, l’abbandono. Più che un mestiere il suo è una magia, un gioco di prestigio sotteso a emulare la vita dove la vita non c’è più. Un giorno però Francesco deve fare i conti con un corpo che si ammala, con una malattia che procede e devasta. Suo padre è terminale e lui decide di vegliarlo, di accudirlo lungo questo cammino.
Di Fronzo scrive con precisione chirurgica. È misurato e non concede al lettore altro del necessario. Ed è un esordio che emoziona e che ci ricorda che manipolare i nostri sentimenti, paure ed emozioni, è la grande prova dell’essere umano.
► #CITACIONE
“Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere” Kurt Vonnegut.