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Libri a Colacione 4 febbraio 2017

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  • Chiara Beretta Mazzotta
  • 4 Febbraio 2017
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 Libri a Colacione 4 febbraio 2017

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BookBlister

BookBlister è un blog che racconta il mondo dell’editoria e la filiera editoriale: i professionisti del settore, i dati del mercato, gli autori e, ovviamente, i libri. Si occupa di parole e scritture. Vuole conoscere meglio gli autori, sapere come hanno cominciato, gli errori commessi o evitati. Cerca anche di aiutare gli esordienti a schivare cialtroni e furbetti e a evitare perdite di tempo. Ciò che ama di più? Leggere e raccontare le storie, e le storie intorno alle storie.

Instagramami

Qualche giorno fa, mentre rileggevo le mie slide d Qualche giorno fa, mentre rileggevo le mie slide del corso Editor Indie (che faccio per gli amici di @langue_parole ) ho condiviso questa frase nelle storie. Vi ha colpito e vale la pena parlarne.

Un editor non è una macchina “sputa editing”. Aiutare un autore a lavorare sulla sua storia significa collaborare in moltissimi modi diversi. 

Discutere di una idea, fare chiarezza tra uno spunto che non si sviluppa (perché serve ancora tempo) e qualcosa che invece non ha la forza per fiorire. 

Significa ragionare su una trama, su una scaletta. Vuol dire smontare e rimontare una scena finché gli incastri appaiono evidenti.

Alle volte si tratta di lavorare solo su poche cartelle per dare all’autore la sicurezza necessaria per procedere da solo, facendogli sentire che in realtà solo non è.

L’editing non è una medicina che cura tutti i mali di una storia e l’editor non è un aggiustatutto, neppure deve farlo! 

Perché ci sono storie che proprio non girano, testi che di problemi ne hanno troppi. Editarli sarebbe accanimento terapeutico, servirebbe solo ad alleggerire il portafoglio dell’autore e a ritrovarsi insoddisfatti in due.

E invece ci si alza al mattino per essere felici. Per imparare, per scoprire. Per stupirsi. Anche grazie a una buona storia che arriva, alle volte, perché si ha avuto il coraggio di cestinare quella che invece buona non era.

Buon weekend.
Buoni libri!

#libri #scrivere #autori
Scriviamoci su? Certo, Scriviamoci su! Nuovo anno, Scriviamoci su? Certo, Scriviamoci su! Nuovo anno, nuovo gioco di scrittura.

Questa volta ti chiedo di aprire un cassetto. Un cassetto in cui tieni tante cose alla rinfusa. 

Bene, estrai tre oggetti a caso: ti serviranno perché dovrai inserirli tutti nel mini-racconto.

Attenzione! Due di questi oggetti li potrai nominare. Il terzo, invece, non potrai nominarlo ma si dovrà capire di che cosa si tratta.

Le regole sono sempre le stesse. Hai a disposizione un commento, quindi lo spazio è limitato.

E hai tempo fino a lunedì mattina alle 8.00.

Buona scrittura!

 #scrivere #autori #storie #scriviamocisu
Contatto, toccante, intatto… quante parole perde Contatto, toccante, intatto… quante parole perderebbero di senso, se non potessimo sfiorarci più? Il 2020 è stato l’anno dei “non”. Un tempo di divieti, di chiusura e di malattia. E non bastano tutti i libri del mondo per fare pace con la morte.

Penso a chi non c’è più, ai programmi mancati. Le storie interrotte, i dialoghi rimasti in sospeso. Lo so, ci sono argomenti più lieti per la fine dell’anno… ma mi conoscete, parlo sempre di ciò che mi preme.

E penso che abbiamo una grande responsabilità: dobbiamo occuparci di noi, delle persone a cui vogliamo bene e di tutti gli altri. Perché, noi, possiamo ancora farlo. Chi in grande, chi in piccolo. E mi piacerebbe immensamente che i propositi per l’anno nuovo fossero persone, cose, luoghi di cui ci prenderemo cura.

Stringo la mano di mia figlia e vedo quanto la vita si adatti e ingegni. Si cresce forti e sani sotto un cielo di stelle ma anche chiusi in casa, giocando su Skype con gli amici lontani. Si cresce grazie ai sorrisi nascosti dalle mascherine, alla forza di una maestra che resta un esempio. Si cresce guardando chi sgobba per qualcosa in cui crede.

Si cresce grazie ai collaboratori speciali – grazie “Chiaras”, grazie Andrea! –, si cresce con i messaggi degli amici, i commenti su Instagram, la presenza nonostante i “non”. Si cresce con le storie, le parole precise, le malattie superate, le sfide vinte e quelle no.

Perciò, caro 2020, sei stato bullo e bizzoso ma ci hai ricordato di avere cura.
Alle volte gli insegnamenti costano cari ma sarebbe ancora più grave sprecarli.

Così lascio i buoni propositi a prendere polvere dentro al cassetto e mi concentro su ciò che ha bisogno di me. Ce la metterò tutta, promesso.

Buon anno a ognuno di voi.
E buoni libri!

Chiara

P.S. Nella foto io e SataNana sabotate da Amelia che ci mette sempre lo zampino! 😂
Ieri mentre incartavo pacchetti e pacchettini in a Ieri mentre incartavo pacchetti e pacchettini in agenzia – a un certo punto, presa dall’entusiasmo, stavo per imballare anche i mobili – ho pensato che quest’anno bullo e bizzoso ci ha tolto molto ma non ciò che proviamo.

Anzi. Ha tirato fuori tutte le emozioni che avevamo cacciato in posti nascosti del nostro io e pure quelle che spesso ignoravamo, presi dalla vita. Ci ha mostrato ciò di cui non abbiamo bisogno e ci ha ricordato quanto alcune persone siano importanti e quanto ci manchino i loro abbracci. 

Perché sono diversi, diversissimi gli abbracci. Alcuni ci lasciano senza fiato; altri sono come il fruscio della seta, leggeri; altri ancora sono morbidi, tanto che ci puoi sparire dentro. 

Io mi sento molto grata oggi, perché ho una famiglia da abbracciare. Ma sono fortunata anche perché ci siete voi. I vostri messaggi, l’affetto, la cura con cui mi seguite. Alcuni di voi sono diventati “amici di smartphone” o, se preferite, di tastiera. E tra un guaio editoriale e l’altro mi raccontate di voi. Dei vostri sogni e delle vostre paure. Per me non è scontato. Per me è speciale.

Perciò buon Natale a tutti voi. E se oggi vi sentite giù, fatevi un regalo: rileggete il vostro libro del cuore. Non puoi sostituire quello di cui hai bisogno, ma puoi nutrirti con ciò che ti fa stare bene. E quando apro un libro che ho amato mi si spalanca il cuore! È un abbraccio anche questo. 

Buoni libri e tanti auguri!

Chiara

P.S. Nella foto potete ammirare la sottoscritta che rischia di strangolarsi con le luci a led...
Scriviamoci su? Scriviamoci su! Nuova settimana, n Scriviamoci su? Scriviamoci su!
Nuova settimana, nuovo gioco di scrittura.

Se scorri, dopo il video, troverai una foto. La sfida? Trasformarla in una scena, in una narrazione. 

Perché un’immagine ferma un attimo, non ci dice che cosa sia accaduto prima o dopo.

Lo scoprirai tu! E lo farai scoprire anche a noi.

Le regole sono sempre le stesse. Hai a disposizione un messaggio, quindi lo spazio è limitato.

E hai tempo fino a lunedì mattina alle 8.00.

Ti chiedo un favore: questa volta, prima di leggere gli altri, scrivi, così da non farti influenzare.

Sarebbe bello vedere quante narrazioni, simili e dissimili, nascono dal medesimo soggetto.

Quindi l’esercizio è doppio: scrivere e farlo senza alcun termine di paragone.

Buona scrittura!

#scrivere #autori #storie #scriviamocisu
Ultimo appuntamento! Stavolta ti chiedo di conclud Ultimo appuntamento! Stavolta ti chiedo di concludere questa storia. La sfida è tosta: chiudere in poche righe. 
Hai tempo fino alle 8 di lunedì mattina. Forza!

Come l’ho scoperto?
 Era sempre stato davanti ai miei occhi, proprio per questo non me ne ero mai accorta. Se la mia vita non fosse andata a pezzi, costringendomi a vendere i ricordi e persino l’orgoglio, non avrei mai cambiato nulla di quella casa. C’era ancora l’odore di mia madre nell’aria, il suo cappotto appeso all’entrata. Solo lei avrebbe potuto nasconderlo lì.
 Non parlo del cappotto. Lei conosceva mio figlio meglio di chiunque altro, meglio di me. E questo non l’ho mai accettato.
 Adesso so perché. Adesso so la verità.
 Avrei potuto fare finta di niente, e continuare come se non fosse successo nulla. Ma Luca adesso aveva bisogno di me, anche se non voleva ammetterlo.
 Sua nonna, mia madre, non c’era più, eravamo di nuovo solo io e lui, come quando appena nato l’ostetrica me l’aveva appoggiato in grembo, e io mi ritrovavo ad amarlo nonostante avessi solo sedici anni.
 E quando lo lasciai alle cure di mia madre, pensai che quest’unione si fosse rotta per sempre.
 Mi appoggiai allo stipite della porta, per la prima volta nella mia vita dovevo andare avanti senza di lei.
 Ma mi sentivo il suo sguardo addosso, la sua voce mi entrava nelle orecchie come un sibilo feroce a ricordarmi che ero io la madre di Luca, non lei.
 E ora che l’hanno portato via per interrogarlo, ora che tutti sanno che lui era lì la sera dell’incidente, non potevo abbandonarlo di nuovo.
 Mi immagino mia madre che quella notte lo fa entrare di nascosto, lui che biascica parole di scusa, che si infila la testa fra le mani e piange. Sa di avere fatto qualcosa di terribile, ma io non farò come mia madre. Non è nascondendo i peccati che l’anima si redime.
 Loro lo hanno sempre saputo. Mia madre mi ha tenuta la verità nascosta per tutti questi anni e ora so che il ragazzo che ho conosciuto io non è quello che credevo essere. Quello non è mio figlio e quella non è mia madre, non la stessa che mi ha fatta diventare la donna che sono oggi.
(Continua nei commenti)
Terza settimana di scrittura collettiva, continua Terza settimana di scrittura collettiva,  continua “Scriviamoci su!”. Il gioco nasce con l’idea di darvi uno spazio tutto vostro per scrivere ma anche per leggere i testi degli altri e condividere(con garbo) idee e suggestioni. 

Stamani ho letto un post che diceva “la creatività non è competizione” concordo, la creatività è espressione. 

E connessione, perché quando crei, comunichi, e puoi toccare le persone in infiniti modi diversi. Puoi estenderti, viaggiare. Mutare forma. Puoi dialogare con le persone, creare un’intimità magica.

Se scorri le immagini, puoi leggere il testo fin qui prodotto. Continua la storia nei commenti (uno solo!).

Hai tempo fino a lunedì alle 8 del mattino. Buona scrittura!

P.S.
Attenzione: ci sono elementi precisi che i diversi autori hanno seminato in questo testo. Usali! Mettili a frutto.

#scrivere #autori #scriviamocisu
Siamo partiti da un incipit di Nadine Gordimer (tr Siamo partiti da un incipit di Nadine Gordimer (tratto da “Storia di mio figlio” traduzione di Franca Cavagnoli, Feltrinelli) avete scritto (oltre 250 brani!) e avete selezionato il brano vincitore di Giovanni Sicurello (bravo, @giosicu!). 

E adesso proseguiamo. Continuate la storia nei commenti (uno solo!).
Avete tempo fino a lunedì alle 8 del mattino. 

Ecco il testo da oroseguire.

“Come l’ho scoperto?
Era sempre stato davanti ai miei occhi, proprio per questo non me ne ero mai accorta. Se la mia vita non fosse andata a pezzi, costringendomi a vendere i ricordi e persino l’orgoglio, non avrei mai cambiato nulla di quella casa. C’era ancora l’odore di mia madre nell’aria, il suo cappotto appeso all’entrata. Solo lei avrebbe potuto nasconderlo lì. Non parlo del cappotto. Lei conosceva mio figlio meglio di chiunque altro, meglio di me.
E questo non l’ho mai accettato.
Adesso so perché. Adesso so la verità.”

Buona scrittura!
Non vedo l’ora di leggervi.

#scrivere #libri #editoria
“Cerco una psicologa forense, avrei bisogno di u “Cerco una psicologa forense, avrei bisogno di una restauratrice... ma dove lo pesco un archivista!?”

Se ti trovi nella situazione di dover scrivere e approfondire un mestiere per caratterizzare meglio un personaggio, questo post è per te!

Raccontaci il tuo di mestiere, potresti essere d’ispirazione per qualcuno. E poi facci sapere che professionista stai cercando. 

È probabile che nella community ci sia e che abbia piacere di aiutarti.

Io rispondo alle vostre domande perché so quanto è bello essere aiutati*. È un boomerang di energia! Provateci 😉

* Per dire, l’idea di questo post arriva grazie a un suggerimento di quel vulcano di @chicklit.italia 🌟
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Edday è una piattaforma di corsi di formazione per scoprire come funziona l’editoria. Per chi sogna di lavorarci. Per gli autori che vogliono muoversi in questo settore con maggiore consapevolezza (ed evitare le fregature!). Per i lettori curiosi di conoscere tutto ciò che si nasconde dietro a un libro.

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