Tutto quello che facciamo per amore

Tutto quello che facciamo per amore

Se in quel momento avessi sbattuto le palpebre, mi sarebbe sfuggito.
Ma non l’avevo fatto, e avevo visto qualcosa cadere dal ponte posteriore del traghetto che procedeva nell’altra direzione. Poteva essere un sacco della spazzatura, o una bambola. Sarebbe stato più verosimile di quello che invece mi era sembrato di vedere: un visino con gli occhi sbarrati, congelato come in un fermo immagine mentre precipitava nell’acqua.
Mi trovavo sul traghetto del tardo pomeriggio, quello grande che attraversa il lago Champlain e impiega un’ora ad arrivare in Vermont. C’era foschia e il cielo era coperto: una di quelle giornate di mezza stagione sui monti Adirondack, prima che l’estate entrasse nel vivo. Mi ero messa un k-way per proteggermi dalle sporadiche raffiche di vento gelido. Ero l’unica fuori sul ponte: la sala interna con le panche strette e il minuscolo snack bar mi aveva sempre reso nervosa; in più, adoravo osservare l’acqua che veniva tagliata dallo scafo. Quel giorno il lago era calmo, e non c’erano altre barche in giro a parte il gemello del mio traghetto che procedeva tranquillo, sbuffando vapore, nella direzione opposta. 
Ciò che avevo fatto subito dopo era stata una reazione istintiva a quegli occhietti che mi era sembrato di vedere: senza pensarci due volte, mi ero sporta dal parapetto a cui ero appoggiata, avevo fatto un bel respiro e mi ero tuffata.
Si possono fare cose incredibili se non ci si ferma a pensare. Nell’impatto con l’acqua fredda mi era sembrato che l’aria mi venisse risucchiata via dai polmoni, ma poi istintivamente mi ero inarcata verso l’alto, sbattendo i piedi.
Nelle gare settimanali di mini-triathlon a Lake Placid, dove vivevo, ero sempre l’ultima a uscire dall’acqua. La cosa più vicina un’immersione che avessi mai fatto era stata recuperare il mio fermaglio per capelli dal fondo della piscina di un amico, operazione che aveva richiesto due tentativi. E ogni volta che guardavo un film in cui il protagonista doveva nuotare attraverso un passaggio lungo e stretto, provavo a trattenere il respiro insieme a lui, però non riuscirò mai a resistere fino alla fine.
Ma in quel momento, nel lago, mi spingeva in avanti sott’acqua con grande decisione. Una volta riemersa in superficie, avevo già percorso più di un terzo della distanza che mi separava dal punto in cui avevo visto cadere quel fagotto. I traghetti intanto si erano allontanati entrambi, in direzioni opposte. Non si vedeva nessuno all’orizzonte: nessun grido d’allarme, nessuna imbarcazione che rallentava e tornava indietro.
Mantenendo lo sguardo sull’acqua davanti a me, vidi qualcosa venire a galla. Troppo lontano. Mi si strinse lo stomaco. Ricominciai a nuotare, più forte e più veloce di quanto avessi mai fatto dei mini-triathlon, quando perfino i turisti di mezza età mi superavano.
Appena raggiunsi quello che mi sembrava il punto giusto, feci un bel respiro e mi immersi. L’acqua non era limpida, ma neanche torbida: c’era una luce un po’ velata, traslucida, dai riflessi verdi. Non riuscirà ad arrivare molto a fondo, e dovetti provare di nuovo. La seconda volta riuscii a vedere il guizzo di qualche pesce gatto colorato, prima di trovarmi a corto d’aria e risalire.
Mentre boccheggiavano, tenendomi a galla e respirando con forza, ricominciai lentamente a ragionare. Non sentivo semplicemente freddo: ero quasi intirizzita. Ero sola in un lago profondissimo, largo venti chilometri, e mi stavo immergendo per cercare qualcosa che avrebbe potuto essere un sacco dell’immondizia che nessuno aveva avuto voglia di buttare nel cassonetto. Non ero affatto sicura di avere le forze necessarie per ritornare alla riva. Ma feci un ultimo tentativo, e stavolta fu come se qualcosa mi guidasse nel punto giusto.

Tutto quello che facciamo per amore, Sara J. Henry, traduzione di Chiara Baffa, Giunti, p. 384 (12 euro) anche in ebook

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1 Comment

  • Lo voglio,lo voglio,lo voglio!!! Domattina spesa e di corsa in libreria!!! Se tutto il libro è cosi…si legge in apnea.!! Chiara sei sempre la solita tentatrice ma ti adorooooo!!! Sei forte! Sei davvero brava! Un abbraccio Manu:)

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