Booktrailer, stregare i lettori o avvelenarli?

Booktrailer, stregare i lettori o avvelenarli?

I booktrailer sono un tema spinoso. Perché gli autori li amano, sanciscono la pubblicazione avvenuta. Ma sono spesso disastrosi perché noiosi. Anzi, nocivi! 

Lo so che sapete che cosa sono i booktrailer… Però andando a zonzo per il web e schivando filmati orridi manco fossero iceberg, qualche perplessità sulla chiarezza della faccenda c’è. Trattasi di trailer che parla di un libro, dove per trailer si intende un promo, cioè un filmato promozionale che dovrebbe appunto “trainare”, “rimorchiare” l’attenzione del lettore tanto da indurlo, in questo caso, a comprare il titolo. Non è uno spot in cui un tizio dice “quanto è bello, che figata, compralo, leggilo!”. Cioè non è una video-fascetta.

 

Per il cinema le cose son tanto più semplici (non facili, c’è una enorme differenza). Il medium di destinazione è lo stesso – il video – e alla base di tutto ci deve essere sempre una storia da raccontare, una regia che lo permetta e un montaggio che lo faccia al meglio… Si selezionano quindi le scene più adatte per raccontare il film (si pescato tra quelle girate, tagliate o no, o se ne girano di apposite) e il gioco è fatto. Quindi nel cinema è più semplice disporre del materiale e sapere cosa farsene ma non è comunque facile (né scontato) realizzare un prodotto di qualità.

Che cosa dovrebbe essere un booktrailer?

Per un libro la questione è diversa perché il medium di destinazione cambia: da una parte abbiamo le nostre amate parole, dall’altro le immagini. Quindi per realizzare il trailer ci serve tutto il resto! Inutile dire che ha ragione Anna Da Re quando precisa: “Ci vuole un’idea, ci vuole una sceneggiatura, ci vuole un cast, ci vuole una regia, ci vuole un editing. Ci vogliono dei soldi”. Perciò se non siete ricchi, non avete amici registi e/o attori, non sapete che diavolo sia uno script forse è meglio lasciar perdere.

Prendendo a esempio questo post sui “migliori” booktrailer mai realizzati – la classifica è a dir poco discutibile, ma offre spunti utili – si possono fare alcune riflessioni utili.

Dieci consigli per realizzare un buon booktrailer

Ecco le mie pillole di saggezza, fatene ciò che credete.

  1. State facendo un booktrailer per essere più immediati. Per veicolare i contenuti in modo efficace. Evitate di massacrare il povero spettatore con 10 minuti di filmato intimista, con musica da suicidio, fruscio di pagine e voce d’oltretomba. Per me, se non siete Spielberg, un minuto è l’ideale, due abbastanza, tre son troppi. (Chiedetelo alla Motion Picture Association of America).
  2. Non state facendo una video-reading, il booktrailer è un’altra cosa. Si tratterebbe di mettere una storia in scena, mostrarla, non di leggerla allo spettatore. Detto questo: questo piano B è una soluzione praticabile. Basta prendere (si fa per dire) un attore capace, selezionare delle pagine convincenti e via. Se quello che avete scritto fa schifo, pure il video farà schifo, ma è di certo onesto con il lettore (gli date un assaggio di ciò che comprerà) e meno complicato da realizzare. (Per esempio date un occhio a questo attacco.) Anche qui, il vostro motto dovrebbe essere: il meno è più. Perciò stringete!
  3. Un booktrailer spesso è il risultato della somma di immagini + musica + parole in sovraimpressione. Questa è un’altra scorciatoia. Ovvio. Ma se avete gusto, se sapete selezionare il materiale e montarlo (e se sarete brevi!) potrebbe avere il suo effetto (come è stato fatto qui). Certo, occhio alla violazione del copyright. Quello che pescate in rete non è vostro.
  4. Se siete dei maghi del disegno, le possibilità si moltiplicano. Perciò ringraziate il buon dio e datevi da fare.
  5. Io detesto gli “strilli” sulla quarta di copertina quasi quanto le fascette. Avete presente? Quelle frasi lapidarie del tipo: “Scribacchinus non ha talento, è il talento!” “Qualsiasi cosa pensi Scriventes è il verbo. Figuratevi quando la scrive!” “Auteuro era ignoto ai più, prima di vendere 600.000.000.000.000.000.000 di copie nell’Universo. Saranno mica tutti scemi!?”. Ecco, gli strilli sono ridicoli soprattutto se l’autore del testo e l’autore delle frasi coincidono (traduco per gli amici che ci seguono dall’estero: “You sing e play it too). Perciò se potete, non iniziate un trailer con quelli. Applausi al seguente fake.
  6. Fiumi di parole… ovvero l’autore che confonde il booktrailer con la videointervista. Non voglio essere pignola, ma se ti chiedo un caffè e mi dai un bicchiere d’acqua non è lo stesso. Se dici booktrailer, provaci suvvia. Non riuscire a mantenere le promesse nella promozione non è una gran pubblicità (ricordate la faccenda del patto silenzioso tra lettore e autore?). La credibilità ha il suo peso quando chiedete a tizio di sborsare per della carta rilegata.
  7. Se vi sentite persi, chiedete a chi lo fa di mestiere.
  8. Non pensiate che con un booktrailer le vendite del vostro libro subiranno una impennata. Chi lo crede, crede pure che si possano fare soldi aprendo un blog. O meglio, credeva, prima di finire sul lastrico.
  9. Provate a essere creativi. Però se il vostro libro è drammatico e la gente guardando il trailer si sbellica dalle risate, qualcosa è andato storto. Cercate di essere meno creativi e di essere pure un po’ oggettivi.
  10. Fate sul serio, non prendetevi troppo sul serio.

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9 Comments

  • Ciao Chiara
    bellissimo il video di Andrea e del suo papa’. Conosco la loro storia e mi sono innamorata, mi sono commossa e ho sorriso, per la loro storia e per questa figura di padre dolcissimo e coraggioso.
    grazie
    maria

    • È una storia molto potente. Ed Ervas l’ha saputa raccontare… esserci senza intromettersi è una arte!

  • corro il rischio di sembrare gotica, ma vorrei il punto 10 come epitaffio. Ottimo post, al di là del discorso book trailer troppa troppa gente si prende di un sul serio che mollami, gli aspiranti qualcosa (scrittori, cantanti etc, ma gli scrittori li bazzico di più) mi fanno quasi orrore con questo atteggiamento. Ma perchè non si rilassano un po’? Nessuno sta salvando il mondo. Bacione

    • Ecco, rilassiamoci, andiamo in vacanza o mandiamo in vacanza l’ego! Un bacio a te e al tuo ego sano 😉

      • il mio ego parte stasera per alghero

  • Già! Proprio qualche giorno fa riflettevo su una conversazione avuta con un giovane amico. Abbiamo il brutto vizio di prenderci troppo sul serio. Qualsiasi cosa facciamo diventa questione di vita o di morte e tutto deve per forza dare risultati eccezionali. La vita è un gioco, si deve giocare per divertimento. Sembra che da bambini non abbiamo imparato proprio niente. Bello e utile l’articolo, lo linko un po’. Grazie Chiara.

    • Guarda il gioco è una metafora che per me corrisponde alla perfezione. I bambini sono molto rigorosi quando giocano, giocano seriamente 😉 ma non sono seriosi, che è diverso! E di certo, si divertono. Un abbraccio, Monica.

  • Sono sensibile su questo punto perché scrivo e monto video per mestiere dall’88. Il primo video di un libro, però, l’ho affrontato per la prima volta domenica scorsa. Risultato poco soddisfacente. Sto tentando di fare un video reading di circa 2minuti e mezzo, ma rivedendolo mi accorgo che è sbilanciassimo. Da rifare. Quando sarà accettabile metterò qui il link. E vi spammo tutti in faccia!

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