Consigli da leggere # 19

Consigli da leggere # 19

VOLTAPAGINA
Facebook in the rain, Paola Mastrocola, Guanda, p. 125

Facebook in the rain, Paola Mastrocola
Se tuo marito è morto e l’unico tuo passatempo è stare al cimitero a fargli compagnia, significa che non hai una vita, non hai un lavoro, non hai delle passioni. Insomma non hai niente ma proprio niente da fare. E così, il brutto tempo non è un semplice dato meteorologico ma un cataclisma cui scampare. E quando cominci a chiederti cosa diavolo devi fare della tua vita, ecco che un’amica, distrattamente, butta lì una parola: Facebook. E davanti a te si apre un mondo incredibile (e oscuro) fatto di amicizie virtuali, facce, contatti, immagini, profili, gente del passato ma anche sconosciuti… persone che però funzionano bene solo al di là di un monitor e tra le righe di un commento. Perché poi, in carne e ossa, non solo deludono ma spaventano pure. Allora meglio starsene al sicuro nella propria stanzetta passando il tempo con amici di byte. Peccato che, a un passo, ci sia la vita vera in attesa che sia tu “ad accettare la sua amicizia”. La Mastrocola ci racconta la storia di una dipendenza, della difficoltà a relazionarci con le persone e di essere (un po’) felici. Per davvero, mica per finta.

DA GUSTARE
I pappagalli,Filippo Bologna, Fandango, p. 384

Prima sei un esordiente alle prese con un successo inaspettato. Poi diventi uno scrittore, perché la critica ti osanna e i lettori confermano il tuo status. E infine maestro, perché mestiere e talento si sono fusi e hanno sedimentato strati di prosopopea ed egocentrismo. Tre fasi possibili della vita di chi ha scelto il mestiere di scrivere, qui prendono le sembianze di tre personaggi costretti a (scannarsi) concorrere per il premio di cui sono finalisti. L’obiettivo dell’autore non è (solo) quello di mettere in scena le pochezze del mondo letterario, ma di affrontare l’annosa questione dei ruoli: ciò che siamo, ciò che gli altri dicono di noi e la distanza tra il nostro essere reale e percepito… insomma chi sono, merito quello che ho e cosa devo aspettarmi dal domani? domande che valgono per tutti, non certo solo per gli scrittori o aspiranti tali. L’autore a pare mio può dormire sonni tranquilli: ha un’ottima penna, inanella scelte felici (ideando una trama solida) e dà soddisfazione al lettore. E i pappagalli? C’entrano con tutti e tre (e non solo)…

BELLISSIMI
Se ti abbraccio non aver paura, Fulvio Ervas, Marcos Y Marcos, p. 320

Avere un figlio autistico significa fare i conti con una malattia che non ha cause certe ma solo sintomi da gestire. Una realtà, dura, che parte dalla diagnosi, evolve in una interminabile trafila di visite e terapie; per approdare all’accettazione. Un’accettazione che mescola amore, disperazione, piccoli passi avanti, scoperte, nuove vie di comunicazione. Franco Antonello, però, ha deciso di “disobbedire” facendo un viaggio con suo figlio Andrea, ormai diciottenne, portandolo a zonzo – dall’America all’Amazzonia – per 38mila chilometri, in moto. Disobbedire a chi? A medici e specialisti, perché l’autismo è fatto di routine da seguire e regole da rispettare. Al buon senso, perché se è dura quando sei nel tuo di mondo, figuriamoci quando ti trovi dall’altra parte del pianeta. E così, mentre Andrea e Franco macinano chilometri e si avventurano in terre sconosciute, figlio e padre si conoscono e riscoprono in questo mettersi alla prova. Cibi nuovi, facce sconosciute, disagi, fuori programma, ragazze… Bravo Ervas che non sceglie la via più facile – mettere in scena il dramma – ma ricostruisce un racconto emozionante, intriso di ironia e gioia di vivere. (Vale un clic il booktrailer).

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3 Comments

  • il primo mi attira molto, del resto la Mastrocola è una garanzia, del secondo ho sentito parlare assai bene, il terzo ecco in questo momento della mia vita lo eviterei. Torno qui molto volentieri con un’idea di fondo: frequentare + blog libreschi e meno blog mammeschi. E un pensiero ricorrente, i soldi spesi per i libri sono sempre spesi bene, ma sono anche troppo pochi. (bisogna anche mangiare!) grazie e baci

    • Ciao, Ilaria! Anche se il terzo tocca un tema tosto ha la qualità di raccontare davvero una avventura con tutto il carico di caos, di gioia… di vita. Ti confesso, in realtà, che pensavo fosse un po’ un libro furbetto. Errore.
      E sì, in effetti pure i libri brutti a me servono un sacco (un ripassino di come non si scrive, di quello che non si fa, serve sempre!) e sono soldi davvero ben spesi. Io ogni volta che voglio coccolare mia figlia gliene regalo uno. Così la vizio a fin di bene 😉
      Alla prossima! Baci

  • Letti, tutti e tre. Non sarò granchè come scrittore, ma come lettore sono un mostro.
    Favoloso quello di Ervas, favoloso come lui riesca a sedimentare su carta, emozioni, sensazioni, facce, colori, pianti, risate, che gli sono stati raccontati dal padre di Andrea.
    Non solo il viaggio on the road, raccontato come fosse la route 66 che finisce nel punto d’incontro dei rispettivi cuori, ma soprattutto la padronanza emozionale nel trattare una situazione che lui può tutto, tranne che conoscere, neanche lontamente: cosa significhi avere un figlio autistico.
    Se la narrativa non è la realtà, ma attinge dalla stessa per mettere in campo situazioni credibili, Ervas è un grande narratore.

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