Piccola e media editoria: quasi 1 editore su 10 valuta la chiusura

Piccola e media editoria: quasi 1 editore su 10 valuta la chiusura

La crisi sanitaria Covid-19 rischia di decimare la piccola e media editoria italiana: quasi un editore su dieci (il 9%), sta valutando la chiusura già quest’anno.

Ricevo da Aie il consueto “bollettino” sullo stato, penoso, in cui versa l’editoria in questo periodo e lo condivido con voi.

La crisi sanitaria Covid-19 rischia di decimare la piccola e media editoria italiana. Il 9% dei piccoli e medi editori sta valutando la chiusura delle attività già quest’anno e un altro 21% la considera un evento altrettanto probabile. Il 47% la teme, pur ritenendo l’eventualità poco probabile. Solo il 23% si sente di escluderla.

È quanto emerge dalla quarta rivelazione dell’Osservatorio sull’impatto Covid-19 dell’Associazione italiana editori (Aie) con dati raccolti dal 19 al 23 aprile e che, in questa uscita, è tutta dedicata alla piccola e media editoria.

«Questa emergenza avrà impatti rilevanti non solo sull’occupazione, essendo le piccole medie case editrici una parte rilevante del mondo del libro» ha spiegato Ricardo Franco Levi, presidente di AIE «ma anche sul pluralismo nel nostro Paese. Quale che ne sia il volume delle vendite, la perdita di una voce costituisce sempre un impoverimento dell’offerta culturale, una ferita alla democrazia. Il governo e il parlamento devono fare tutto il possibile perché questo non accada».

«Quello che è già un dato certo è la fortissima riduzione dei titoli pubblicati» spiega Diego Guida, vicepresidente di Aie e presidente del Gruppo Piccoli Editori. «Tra marzo e aprile il taglio è stato del 35%. A maggio-giugno i rinvii salgono al 59%. E proseguono, pur a valori più bassi, nel corso dell’anno: a fine 2020 si stima una riduzione del 32% dei titoli pubblicati dai piccoli e medi editori. Significa 21mila opere in meno, il 54% di tutte quelle che andranno perdute nel 2020, a dimostrazione della centralità delle nostre case editrici nel panorama culturale italiano».

Il crollo delle vendite per la piccola e media editoria

Il calo del fatturato è molto pesante: il 72% dei piccoli e medi editori stima una perdita a marzo superiore al 30%. Il 56% superiore al 50%. Il 29% superiore al 70%.

Il crollo delle vendite nelle librerie (chiuse al pubblico) e nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) è stato in parte controbilanciato dalle vendite di ebook e negli store digitali. Solo il 14% degli editori indicano un aumento nella vendita di ebook superiore al 40%. Le vendite negli store online sono cresciute di oltre il 40% solo per il 2% degli editori e quelli sul sito della casa editrice di oltre il 40% solo per il 16%.

La crisi già adesso ha un impatto molto grave sugli occupati: il 35% degli editori ha chiesto ai dipendenti di smaltire le ferie non godute. Il 34% ha messo alcuni dipendenti in cassa integrazione. Il 31% tutti.

Motori quasi spenti, insomma, in attesa di una ripartenza su cui pochi sono ottimisti. Solo il 2% dei piccoli e medi editori ritiene che quest’anno manterrà il fatturato del 2019 grazie a un recupero nella seconda parte dell’anno. Il 57% scommette nel 2021, il 33% non prima del 2022 e l’8% ancora più in là.

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