Io libro tu libri

Io libro tu libri

Se dico BookCrossing, sono certa che sappiate di cosa parlo. Si tratta di “liberare” un libro, lasciandolo a zonzo per il pianeta – su una panchina, un treno, in un negozio… – così che qualcuno possa trovarlo e leggerlo.

Nel tempo questa trovata è stata utilizzata per promuovere iniziative non solo coinvolgenti ma anche utili. Come Io libro e tu libri – organizzato da Stefania Nascimbeni e da Carmen Fiore, Presidente di Sobjective, la prima Associazione di Comunicazione Responsabile – che ha lo scopo di regalare tempo di qualità a persone che ne hanno davvero bisogno: bambini ospedalizzati, anziani…
Come? È stata indetta una due giorni di BookCrossing a tappe in diverse location milanesi (qui troverete tutte le indicazioni) per partecipare è sufficiente portare due libri: uno lo scambi, l’altro lo doni a una delle associazioni coinvolte nell’evento, per esempio l’ospedale Buzzi, il Pio Albergo Trivulzio, il San Carlo Borromeo.
In Europa la biblioterapia è ormai un dato di fatto. Molti terapeuti utilizzano narrativa, saggistica e poesia per permettere ai propri pazienti di guardarsi dentro, confrontarsi con l’altro e quindi trovare le energie e l’autoconsapevolezza necessari per risolvere i propri problemi. Alcuni manuali di auto aiuto sono considerati veri e propri strumenti terapeutici, senza contare che alcuni testi vengono impiegati come primo intervento in patologie di media e lieve entità (depressione, ansia, disturbi dell’alimentazione…), prima di avviare una terapia.
Leggere fa bene al cuore e al cervello. Basta tenere tra le mani un libro per sperimentare un’esperienza sensoriale gratificante: il profumo dell’inchiostro, la grana della carta, il suono delle pagine… e pensate al piacere di entrare in una stanza piena di libri, soprattutto se è stata creata in ambienti – come ospedali e centri per anziani – che di allegria hanno di certo parecchio bisogno.
Un libro è una sorta di scrigno magico che ci permette di imparare, viaggiare… ecco perché leggere è un potente antidoto contro noia, immobilità e assenza di scopi che portano grandi e bambini a lasciarsi andare e producono un progressivo scollamento dalla vita. Leggere significa lavorare di immaginazione, sognare. E questo predispone al “possibile” proiettandoci verso il futuro. È un aiuto per dare un senso a ciò che ci sta accadendo – pensate agli ammalati o ai detenuti in carcere – accettare una determinata condizione, ma più spesso trovare la forza per non arrendersi. Ed ecco che storie, saggi e biografie ci permettono di vestire i panni dei personaggi e calarci nella loro vita. E questo materiale umano, anche se sulla carta, combatte il senso di solitudine.
Leggere è un “fare”, non un “subire”. Si dice che il lettore riscriva il libro quando lo legge, di certo prova il piacere di girare il proprio film. Essere attivi nella lettura, significa lavorare con la propria creatività. E quanto può essere utile tutto questo per un bambino che ha sete di imparare, di sperimentare e di mettersi in gioco anche da un letto d’ospedale?
E non vergognatevi! Leggete le favole ai vostri figli, fratelli e nipoti! Sì, con tanto di voci buffe. Farsi raccontare una storia è uno dei lussi più grandi di cui può godere un bimbo (e non solo), soprattutto se a farlo sono le persone che ama. Stimola la fantasia, arricchisce la memoria, favorisce lo sviluppo del linguaggio, promuove le capacità cognitive e riduce persino lo stress da ricovero.
Sarà anche per questo che i gruppi di lettura si sono rivelati preziosi negli ospedali, nelle carceri e in tutte quelle realtà in cui la socializzazione e il confronto non sono facili da realizzare. Perché attraverso le parole di un libro è possibile condividere quello che si prova, “trovare le parole” per raccontarsi e dare vita a delle relazioni.
Leggere è un modo per crearsi una vita più soddisfacente ma è anche un modo per vendicarsi della vita. Perché con i libri si può “scaricare” il serbatoio di aggressività e di sentimenti ostili… per esempio quando ci si schiera dalla parte del cattivo e attraverso di lui si mettono in campo azioni e scelte che nella vita reale sarebbero moralmente inaccettabili.
Il libro è esperienza. È un modo meraviglioso per fare pratica della vita, per “vedere” attraverso le parole realtà e mondi che, altrimenti, i nostri occhi potrebbero solo immaginare di avere incontrato.

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