Il pavee e la ragazza – Siobhan Dowd

Il pavee e la ragazza – Siobhan Dowd

È un pavee Jim, un nomade, quello che noi definiremmo uno zingaro o, credendo che si tratti di un sinonimo, un rom (che in realtà in lingua romanes significa “uomo”).

Non appena Jim arriva con il proprio accampamento a Dundray, le cose per lui e per la sua gente non si mettono per il meglio. Per prima cosa è costretto ad andare a scuola, a stare con i “buffer” cioè, i non pavee. Gli “altri” insomma…

E per Jim la scuola è una prigione. Una prigione muta perché lui non sa né leggere né scrivere. Ma qui trova Kit e anche lei ha qualche dolore da cui scappare – la mamma è morta, e se ne va in giro con vestiti larghi e informi perché il padre è un super taccagno e le prende le cose di taglie più larghe per risparmiare – ed è subito curiosa di conoscere meglio il nuovo arrivato.

Jim e Kit si capiscono, all’istante, parlano la stessa “lingua”. E grazie a Kit, Jim la impara davvero una lingua perché lei gli insegna a leggere e a scrivere. E il mondo all’improvviso sembra meno minaccioso e oscuro.

Ma presto Jim dovrà vedersela con una cricca di bulli che con la scusa di accusarlo del furto di un cd non spreca occasione per attaccare briga. Nel frattempo al campo la polizia continua a fare irruzione e minaccia lo sgombero. Che ne sarà dei nomadi?

Non è la solita storiella sull’accettazione dell’altro, questa. È una storia d’amore, tra Jim e Kit e tra l’autrice e il suo personaggio. Un ragazzo comune a cui piace essere se stesso. Ed è una storia che – senza fronzoli va dritta al punto – e ci fa riflettere sulle parole, su come le usiamo per definirci, su come le usano gli altri per definirci e perché. E ci ricorda che dentro una parola ci sono mondi fatti di persone e storie e tradizioni.

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