Anna Toscano – Chiamami col mio nome

Anna Toscano – Chiamami col mio nome

Anna Toscano per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che oggi ci fa riflettere sulle occasioni e sui punti di domanda.

Bisogna aver pazienza
– ­Bisogna aver pazienza, ragazzi:
la vita è lunga

– ­Tuttavia
passa talmente
presto:
dobbiamo affrettarci.

Quante occasioni abbiamo nella vita? Quante ne cogliamo e quante ne perdiamo? E quante di quelle che perdiamo sono in realtà l’occasione che abbiamo avuto proprio di perderle? E perderle non è a volte meglio che coglierle?

Sono occasioni preziose se accendono micce.

In Chiamami col mio nome ci sono tante micce, come la curatrice ci racconta, noi abbiamo scelto Bisogna aver pazienza, scritta da Alba de Céspedes.

Anna Toscano, la vita è lunga ma passa presto. Cosa c’è di vero e di falso in questa affermazione?

Nulla di vero e nulla di falso, come sempre è una questione di percezione, o dispercezione, di vicinanza o lontananza dalle cose, dalla giusta distanza o dalla distanza zero. Credo che in quei versi Alba de Céspedes segua il filo della sua scrittura in prosa, che è la medesima di quella in poesia, che è quello di guardare alle cose, di testimoniare, di esserci, ognuno a modo proprio, con la propria modalità, ma di esserci.

“Dobbiamo affrettarci” mi riporta a un altro verso, questa volta di Goliarda Sapienza, che dice “discernere nel cadere” (ed è contenuto nel primo volume dell’antologia): entrambe sembrano invitare all’essere presenti alle cose, per Alba nel correre della vita e per Goliarda nei momenti di caduta in cui è più difficile discernere, capire. Entrambe impegnate nella vita delle donne e per le donne, che vuol dire per l’umanità tutta, sembrano dirci dalle loro pagine, comunque ci sembri la vita, lunga, breve, veloce, lenta, in discesa, in salita, fermati e guarda e pensa e fai e prendi la tua parte.

Ci sono tante antologie, mappe poetiche, elenchi di poesie. A volte ci perdiamo. Da cosa sono unite le 50 che hai scelto? E cosa possiamo fare con queste 50 poesie?

Ci hanno formati con antologie nelle scuole dell’obbligo, antologie dove spesso la parola dell’autore prendeva molto meno posto di quelle dei commenti. Ci hanno abituati che la poesia sta a corredo della prosa, barboso e pedante andare a capo. Ci hanno educati che le donne non ci sono nelle antologie, o hanno meritato con il loro lavoro di scrittura solo sparuti box a fondo pagina.

Oggi le antologie le possiamo anche comporre con ordini e fili diversi, pensieri costanti e criteri anche sovversivi. Le antologie sono uno spazio cartaceo dove è meraviglioso perdersi, anche in quelle classiche delle superiori, nonostante tutto. Le antologie sono mappe, le antologie di poesia sono mappe della parola poetica. Penso sia una cosa bellissima.

Le 50 poete che ho scelto sono unite dal fatto che sono donne, donne che con la scrittura in versi, talvolta anche in prosa, con la lingua poetica, la parola in poesia, hanno scritto cose straordinarie. Ciò che le unisce è la loro diversità: per temi, scrittura, stile, approccio alla poesia, ognuna è diversa dall’altra e ognuna è al contempo complementare, per noi che leggiamo, al mondo tutto.

Ho scelto di presentarle con una loro poesia, quella che dal mio lavoro mi è sembrata la più adatta a concentrare il loro dire e poi da un mio breve testo che riflette quella poesia in accordo con tutta la loro opera. Poche parole, una pagina o poco più per ognuna, nella speranza diventino miccia per il desiderio di andare a scoprirle o rileggerle.

Non sono autrici che ho scelto per un mero fatto di gusto personale, non vi sono voti né graduatorie: sono autrici che ho studiato a lungo e che mi è sembrato utile antologizzare per far scoprire, ricordare, riportare alla luce, il loro lavoro poetico. Per il resto sono appunto diversissime tra loro, per luogo ed epoca di nascita, alcune molto famose, altre lo sono state ma poi dimenticate, altre meno note: ma accomunate dalla scrittura in poesia come luogo del quotidiano. Penso alla poesia di Margaret Atwood e a quella Katherine Mansfield, così vicine tra loro nel mezzo del libro, e così lontane eppure unite da un poetico quotidiano struggente quanto nitido e crudele.

Ho una passione per le poesie che contengono i punti di domanda. Di solito provo a portarmi i versi interrogativi nella vita di tutti i giorni. Se ti chiedessi di scegliere, quale domanda  proposta dalle 50 autrici porteresti con te e perché?

In effetti alcune di queste poesie contengono punti di domanda, quesiti, richiami di attenzione attraverso interrogazioni, e se riprendo quella di Patrizia Cavalli qui antologizzata “[…] Amore mio, / ma che è successo? […], mi viene in mente l’altro famosissimo verso di Patrizia che può soccorrermi nel risponderti “La mia poesia non salverà il mondo”.

Certo la poesia non salverà il mondo ma lo rende diverso, la letteratura, lo studio, la storia, l’arte, la musica e la poesia son strumenti di conoscenza e bellezza e per questo non salvano il mondo ma lo possono rendere migliore. Ogni buona poesia, e queste cinquanta autrici scrivono davvero ottima poesia, come le cinquanta del primo volume, mette bellezza e conoscenza nel mondo, una virgola nel pianeta (o il famoso granello di sabbia nell’oceano) ma di virgole e granelli è composto il mondo e la poesia.

La poesia è indispensabile nel mondo, per la bellezza e la conoscenza e porta con sé questa domanda: Quanta poesia serve per cambiare di più il mondo? Ne abbiamo tanta, bellissima, basta lavorarci, riscoprirla, farla conoscere. È un lavoro sul passato e sul presente per il futuro anche della poesia. E tu Elisabetta già lo stai facendo, per questo ti ringrazio.

CHIAMAMI COL MIO NOME – Antologia poetica di donne. Vol. 2
a cura di Anna Toscano, La Vita Felice, 120 pagine

Chiamami col mio nome

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