Dal tuo terrazzo si vede casa mia – Elvis Malaj

Dal tuo terrazzo si vede casa mia – Elvis Malaj

Un editore che pubblica solo racconti è il trionfo della narrazione sul luogo comune: le storie brevi non si vendono, le storie brevi non piacciono. Ma c’è poi una vera ragione perché i racconti dovrebbero essere meno interessanti di un romanzo? No.

Quando guardava il soffitto Mrika vedeva oltre; vedeva se stessa, pensava a ciò che avrebbe o non avrebbe fatto, progettava i giorni. Quella mattina, però, nel soffitto non riusciva a vedere niente.

In questa raccolta troviamo tredici storie, tredici esistenze che si trovano alle prese con la vita e i suoi sgambetti. Un bambino a un funerale, una donna che si preoccupa per le piante su un terrazzo che non vengono curate, una ragazza in vacanza che pare non aver voglia di vacanza o forse sì… ma anche oggetti – un televisore, un paio di scarpe – che soni i simboli di un inciampo, di uno stallo.

Çoban rimise dentro la borsa il libro che aveva appena tirato fuori, con il treno in movimento non riusciva a leggere, gli procurava vertigini, e la lettura diventava quasi ipnotica. Lui, invece, leggeva per prenderne le distanze.

Storie dai finali sospesi, come spesso ci appare la vita quando è in divenire, che parlano di emarginazione e di ricerca del proprio posto nel mondo. Come fosse semplice starci, nel mondo, soprattutto se si vive in un posto diverso da quello in cui si è nati. Perché sono stranieri i protagonisti di queste storie, quindi in qualche modo “estranei”. E anche “strani” – questa è l’origine antica della parola estraneo – ma strani lo siamo un po’ tutti no? Ed è anche in questo gioco di distanze e vicinanze che il libro ti conquista.

Non c’è cosa peggiore di un personaggio che non vuole saperne di morire, gli faceva venire i nervi.

Questo è un esordio, l’autore ha 27 anni e ci regala una scrittura che sembra scivolare via come un ruscello, fresca, cristallina. Sembra tutto molto semplice nella penna di Malaj; ma a leggere con attenzione la sua voce dimostra cura, precisione: l’autore ha il dono di saper scegliere. Alla fine, raccontare consiste soprattutto nel saper prendere un sacco di decisioni. E Malaj – per la fortuna del lettore – prende quelle giuste.

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1 Comment

  • Molto interessante!

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