Scerbanenco “vincitori” a confronto

Scerbanenco “vincitori” a confronto

Il premio Scerbanenco ha incoronato, senza troppe sorprese, il suo vincitore – Gianni Biondillo – premiato dalla giuria ma un po’ meno dal pubblico che invece gli aveva preferito Enrico Pandiani. Sia come sia, a riflettori spenti, ecco gli incipit di entrambi i romanzi e buona lettura!

La nebbia, la nebbia, cristalli di ghiaccio sospesi, nuvola pedestre, la nebbia, che sale, piovigginando, l’orzata opalina che nasconde le cose lontane, l’alone biancastro, pallido il diffusore lattiginoso di astratte reminiscenze lunari, la nebbia dura, quasi, solida, bagnata, milioni di goccioline danzanti che ottenebrano, ottundono, offuscano l’udito, la nebbia che preme, che soffoca i bisbigli, imbottisce i passi, ammutolisce i cani, si corica sulla pianura, la nebbia, lenzuolo di cotone steso, volta a vela, cupola di fumo, bruma, foschia, la nebbia, quella delle fiabe, misteriosa, bugiarda, domestica, la nebbia dei sogni, quelli dei bambini di Milano che non hanno mai visto, muro di ovatta, quinta di teatro, alito della terra, la nebbia che preme nel quadrato a scacchi della finestra, che vorrebbe precipitare, estrudere, entrare nel buio della cella, diffondersi, ghiaccio secco, fumogeno, la nebbia che infine si trattiene pudica, spaventata dagli urli di sgomento che risuonano nel nero profondo, la nebbia che si fa vago lucore, vetro acidato, che si ritrae, torna nel mondo, e lascia sconfitta le strilla e i gorgoglii di sangue eruttare dalle fauci stremate dell’uomo, accasciato sulla branda, a un passo dalla morte. Forse. 

I materiali del killer, Gianni Biondillo, Guanda, p. 359 (18 euro)

Ha tirato giù dalla libreria un paio di grandi raccoglitori neri prima di sedersi all’altro capo della scrivania. Si è rigirato la Luger tra le mani appuntandosi su un post-it giallo alcuni dei numeri incisi nell’acciaio.
«Tanto per cominciare, vi posso dire che quest’arma era in dotazione alla Wehrmacht. L’aquila con la svastica che si trova sul fianco destro vicino alla canna lo attesta senz’ombra di dubbio.»
Ha preso il foglietto e ha spulciato le buste di plastica del primo raccoglitore. Si è fermato circa a metà delle pagine. «Dunque» ha detto, «è stata fabbricata dalla dwm, Deutsche Waffen und Munitionsfabriken, nel 1939.» Mi ha guardato da sopra le lenti degli occhiali. «Lo specifico perché molti modelli venivano prodotti dalla Simson, dalla Krieghoff, dall’arsenale di Erfurt e dalla Mauser. La bachelite delle guancette è in ottime condizioni e il metallo ha mantenuto più o meno il novanta per cento della brunitura originale.»
Con una lente ha osservato il fianco destro. «Dev’essere rimasta in un cassetto per un mucchio di tempo, la molla dell’estrattore è piuttosto arrugginita.» Ha fatto scattare il giunto a ginocchio e ha sbirciato dentro la canna con uno strumento da otorinolaringoiatra. «La rigatura è buona ma la manutenzione lascia molto a desiderare. Dopo aver sparato l’ultima volta non è stata pulita.»

Lezioni di tenebra, Enrico Pandiani, Instar Libri, p. 359 (16 euro)

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1 Comment

  • Per me Pandiani, libro da leggere. Ciao

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