Il Premio Calvino e la risposta meditata

Il Premio Calvino e la risposta meditata

Il Premio Calvino offre un servizio di rappresentanza, come una agenzia letteraria. Servizio che però non viene apertamente dichiarato. Abbiamo chiesto perché, ma la risposta tarda ad arrivare.

“Risponderemo in modo meditato” così scriveva su questo blog la segreteria del Premio (chi non è dato saperlo, il commento non era firmato). Era lunedì mattina. Oggi è giovedì mattina. Meditato, signori?

Scrittura Privata Premio Calvino compensiNon che ci fosse da riflettere granché. Le questioni sollevate erano semplici. È emerso, infatti, che il premio offre un servizio di rappresentanza agli autori, come fosse una agenzia letteraria. Rendendo così intellegibile il punto 5 del bando di concorso: “Tutti i partecipanti non potranno essere rappresentati da un agente. Tale condizione deve permanere dal momento dell’inizio del concorso fino alla Cerimonia di premiazione.” Perché non parlare apertamente di questo servizio, così da rendere l’operazione limpida?

A essere chiari tutti ci avrebbero guadagnato: gli autori che avrebbero partecipato sapendo di poter contare su questo ulteriore servizio, le altre agenzie che non avrebbero perso tempo a chiedere contatti per rappresentare autori che molto probabilmente erano rappresentati di già. E ci avrebbe guadagnato pure l’etica, perché quando dici ai lettori che i tuoi finalisti o vincitori sono di qualità, è doveroso che i lettori sappiano che non stai facendo solo mecenatismo, ma stai anche tutelando gli interessi dei tuoi clienti.

A voler ben guardare il Premio potrebbe pure farci una ottima figura: dicendo che tiene agli esordi e al talento tanto daSito Premio Calvino no lucro non limitarsi alla selezione, ma seguendo gli autori e cercando di collocarli sul mercato editoriale, proponendo loro un contratto vantaggioso: di norma, infatti, una agenzia chiede per la rappresentanza il 15-20 per cento, il Premio solo il 5. E a proposito di 5: l’unico dettaglio davvero stonato è questa clausola del bando di partecipazione. Se si ricerca il merito, non si può escludere un autore solo perché ha rapporti con un’altra agenzia. Tanto più che un autore, inedito, sotto contratto con un agente è un fatto abbastanza raro.

Purtroppo però a oggi nessuno si è degnato di rispondere. A parte qualche autore che con il Calvino ha trovato una vetrina importante per farsi conoscere. Autori che hanno completamente confuso l’interesse personale con la premio-italo-calvinocorrettezza: la bontà di una pratica non è certo direttamente proporzionata ai vantaggi che ti regala o ti ha regalato. Altrimenti la tua è una etica mercenaria. E sia chiaro: se una realtà funziona, è preziosa e va tutelata. Soprattutto se è diventata una istituzione. E proprio per questo bisogna pretendere che venga gestita in modo etico e limpido. Non si attacca il Premio in sé, si discute su una prassi fumosa.

Poi potete buttarla in vacca con la solita nenia sull’invidia o, orrore!, blaterando che in giro c’è ben di peggio. Ma è solo tempo perso. Lo stesso tempo che sta perdendo il Premio e che avrebbe potuto impiegare, meglio, rispondendo a me, ai lettori, agli autori, alle agenzie cui intessa questa questione. Dimostrando che non c’è nulla da nascondere ma solo qualcosa da chiarire. Se la tattica è fingere il nulla sperando che ci passi la voglia di fare domande, ci conoscete poco e male.

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64 Comments

  • Non è che, essendo ammessi al Premio i pubblicatori a pagamento (a differenza di quelli free, che ne restano esclusi), per caso la risposta prevede un piccolo “impegno economico”, vista la particolare situazione odierna dell’editoria che, a causa della particolare congiuntura negativa, di certo, è penalizzata tanto che si rende necessaria una ragionevole spartizione degli oneri?

    • 😉 Io son sempre ottimista, Mario, e cerco di vederla dal lato buono: permettere agli autori a pagamento di partecipare toglie valore all’Eap che non viene considerata editoria. Il che non è male. E aver pagato non deve essere una colpa a vita, né una lettera scarlatta.
      Certo poi se il comportamento è questo, ti vien da pensare male su tutto. Però io rimango ai fatti, quelli di cui sono a conoscenza. Fatti che bastava smentire o confermare. Punto.

      • Una NON risposta è comunque una risposta. Dunque io farò così: finché rimarrà una NON risposta, NON leggerò e NON recensirò i libri usciti dal Premio Calvino. Ché #lacorrettezzapaga anche quando si tratta di dare risposte ai lettori.
        A questo punto gli autori del Calvino mi diranno che la mia scelta è sbagliata, a loro consiglio – invece di difendere il Calvino perché “Ammè m’hanno trattato bbene” – di mandare due righe al Premio dicendo che qui c’è gente che aspetta un chiarimento. Fosse pure un buongiorno e levatevi dai piedi che non sono cazzacci vostri.
        Ah, non è rosicare, eh? Lo dico di nuovo, fosse mai sfuggito a qualcuno. La gente che rosica lo fa mugugnando, qui invece il quesito è chiaro. Limpido. Il quesito, almeno.

        Siori del Premio Calvino, noi aspettiamo. Al momento la vostra figurella magrella è piuttosto evidente.

      • Chiara, scusami, ma dissento su questo punto. E se un EAPista si qualificasse per il Calvino? O magari addirittura lo vincesse? Pensi che la casa editrice ne uscirebbe male? Non credo, anzi accenderebbe luci e stelline e stapperebbe bottiglie per la gran pubblicità e tutto il reto.
        O si escludono TUTTI gli editi, o NESSUN edito.
        Meditazioni a parte.

        • C’è del vero, assolutamente, Mario. Diciamo che io penso a quelli che hanno sbagliato a pagare e lo sanno. Ma la tua visione non è certo scorretta. L’Eao però non è editoria. E che venga ribadito non mi dispiace.

          • L’EAP infatti non lo è, però esendo io meditatamente maligno penso: “ah, tu hai pagato per pubblicare, vero? Bene, anche noi chiediamo una piccola, irrisoria, tassina, cosicché…”.

        • Mi permetto di commentare:
          Comunque come scrittrice (che non sono), se ho ”pubblicato” con un editore a pagamento e poi vinco il Calvino, per un pò di amor proprio -e di conti in tasca-, di sicuro non continuo a pubblicare con un eap, no? ovvio che passerò all’editoria vera. E questa, secondo me, è un’ulteriore conferma che l’eap non è considerata vera editoria, manco da chi la usa (per la maggior parte, almeno)

          • Concordo, Natascia! È l’ultima spiaggia o la prima scelta di chi non conosce affatto il settore. In generale, è una pessima idea 😉

          • Certo, ma la “cassa editrice” si beerà del successone – fascette, link, titoli eccetera – e per uno passato “di là” ne avrà altri cento che accorrono.
            Il problema, se così vogliamo chiamarlo, sta a monte.

  • grande Chiara….
    Tomas

  • Continueremo ad aspettare… 🙂

  • Cara Signora,
    Non so lei in che mondo viva, se può esserle utile le racconto qualcosa del mio.
    Vivo in un Paese in cui per quanto attiene ai piccoli premi, incrociando i dati si scopre ad es. che può capitare che il poeta che fa parte della giuria del premio X vinca il premio Y, nella cui giuria vi è un poeta che vince il premio Z, nella cui giuria vi è un poeta che vince il premio X: tutti e tre vincono degli importi in denaro ricavati con i premi degli anonimi partecipanti…
    Passando ai premi letterari più significativi, capita che l’autore X vinca un rilevante premio nazionale, organizzato da un autorevole ed accreditato istituto, ricevendo magari per questo la proposta di pubblicare un testo inedito, che sarà distribuito in migliaia di copie, per poi scoprire che l’esercizio di questo diritto prevede un contributo economico, scontato visto che si tratta di un vincitore…
    Se poi vogliamo rivolgere l’attenzione a premi letterari simili al Calvino, che ella menziona, allora troviamo o finti premi che servono a trovare autori (spesso a pagamento) per un piccolo editore, oppure premi noti che arrivano a chiedere un contributo del 50% (ha letto bene, del 50%) dovuto (ha letto bene: dovuto) dal vincitore…
    Come mai di tutte queste casistiche lei non ne fa menzione, né s’indigna? Vuole che le indichi di quali premi si tratta, o essendo del mestiere ha qualche vaga idea?
    Il Calvino – diversamente da quanto lei scrive – non riceve più contributi pubblici, pertanto per quel lavoro ulteriore che prima faceva gratuitamente ora chiede – a chi è d’accordo a ricevere questo servizio (quindi, non è una clausola imposta) – un contributo facoltativo (per chi appunto vuole fruirne) del 5%: se ci pensa, una somma risibile considerando che pochi testi troveranno davvero un editore e se questi venderanno qualche migliaio di copia sarà grasso che cola…
    Il premio Calvino, attivo da quasi trent’anni, basato sul lavoro di lettori volontari che certo non si arricchiscono (se non di letture), grazie alla sua serietà ed impegno cerca di orientare e di far porre l’attenzione su autori e testi che altrimenti passerebbero inosservati, a prescindere dal valore letterario degli stessi, che altrimenti risulterebbero sommersi fra le migliaia di dattiloscritti che arrivano a case editrici in crisi, prossime alla fusione con altre case editrici, alla ricerca spasmodica di testi commerciali che le tengano a galla – differentemente dall’ipotesi in cui il romanzo sia magari stato selezionato da un premio rilevante.
    Per questo motivo io – come più di 600 concorrenti – vi ho partecipato, mentre mi sono guardato bene dall’iscrivermi ad altri…
    Con cordialità,
    Maurizio Lancellotti.

    • Ah, perfetto, due piccioni con una fava.
      Cioè lei rientra sia nella categoria “ho partecipato perciò non si tocca” e “in giro c’è di peggio”. Che lunedì generoso! Senza contare il vago accenno complottista “perché non si indigna di tutto il resto?” mi indigno abbastanza ma, in effetti, non è mai abbastanza.
      La “cara signora” si chiama Chiara, nome caruccio perciò lo usi liberamente, Maurizio.
      Spero lei scriva meglio di come legge, perché o non ha letto il post o lo ha letto male. Se avesse letto o compreso, saprebbe che la questione verte non sul lavoro di agenzia in sé ma sul silenzio circa il suddetto lavoro di agenzia. E il punto 5 del bando è una porcata. Lo capirebbe anche un lemure sotto oppiacei. Il resto – quota di iscrizione, schede eccetera – sono solo dati di fatto.
      Comunque. Se invece di mandare avanti la cavalleria e/o conventicola dei partecipanti piccati, i signori del Calvino si fossero presi la briga di dire “sì, facciamo l’agenzia e lo facciamo con le seguenti modalità”, il caso sarebbe chiuso. Ma stanno ancora meditando. Che peccato!

    • Tralasciando i toni e la maggior o minor conoscenza di quanto uno abbia detto e dica in merito al variegato mondo EAP, da conorrente pari a te ( almeno nei termini di gara, non nel valore dell’opera che mai mi vanterei di valutare ), mi viene spontanea una domanda: Tu lo sapevi? No, perchè io no. Potrei anche essere d’accordo con le tue valutazioni, ma, come già detto in altri post, non capisco il motivo di non dirlo chiaramente. E a tutti. Così come il discorso dei contributi pubblici che tu dici non più esistenti. Guarda che ciò è scritto sul sito del Premio, non se l’è inventato l’autrice del blog. Anche questo: tu come lo sai? Spero tu mi possa illuminare, ti ringrazio e mi auguro ci si incontri alla serata finale che gradirei senza ombra alcuna.

      • Bastava chiarire. Appunto. Nulla di che.

        • Già, invece ora mi vengono nuove domande. C’è davvero qualche partecipante che ne sa di più?

      • Quanto ho raccontato è frutto di esperienza personale. Sono – ad es. – io il vincitore X del premio nazionale, che citavo come esempio.
        Avendo letto questi post, ho inviato email per chiedere chiarimenti al Premio: sappia che se le risposte che ho ricevuto e che le ho sintetizzato nel mio post non mi avessero convinto, mi sarei immediatamente ritirato dal medesimo.
        Non ho letto nella sua risposta commenti ai miei quesiti se non un generico “tralasciando” per non entrare appunto nel merito.
        Quanto al valore letterario dei testi, lasciamo perdere: siamo nel paese in cui Elena Ferrante è considerata fra i 100 italiani più autorevoli al mondo…
        La probabilità che ci si incontri è di 1 su 600 (coeteris paribus); ad ogni modo, grazie per l’augurio.
        Maurizio Lancellotti.

        • Maurizio, io non sono Chiara, quindi non avendo tu posto nessuna domanda a me io tralasciavo il tono con cui eri intervenuto e tralasciavo pure altre considerazioni sulla tua non conoscenza di ciò che Bookblister è in questo mondo.
          Ti ho posto due domande e tu mi dici che Il Premio ha risposto a te in merito alle questioni di cui si parla invece di confrontarsi pubblicamente con l’interlocutore primario?
          Ho paura che tra tutti/e quegli X, Y e Z qui ci si perda il filo.
          A ogni modo, non avendo ragione per mettere in dubbio quanto da te affermato, manderò anch’io una mail al Premio.
          ( domani, che stasera devo leggere … un menù succulento)
          Prosit.

          Hector

        • Maurizio,
          lei è più fortunato di noi. Noi – io, alcuni agenti, diversi blogger e pure dei partecipanti che si sono interessati, serenamente, alla questione – abbiamo chiesto e ci è stato detto che la risposta “meditata” sarebbe arrivata presto. Così non è successo.
          Qui non si tratta di ritirarsi o di mandare al macero un premio. Si tratta solo di pretendere che sia limpido. Ché se uno fa da agenzia letteraria ma non lo dichiara, mi scusi, ma limpido non è, soprattutto se pretende proprio che i partecipanti siano sprovvisti di agente. E il problema cessa nell’esatto istante in cui la pratica viene dichiarata, nero su bianco. Tutto qui. Quindi chieda gentilmente ai signori del premio di essere così gentili di rispondere anche a noi, pubblicamente. Come ho scritto, sarò felice di postare la loro risposta. Così che autori, lettori, operatori del settore siano serenamente informati dei fatti.
          Commenti ai suoi quesiti? Cioè io dovrei giustificarmi per aver fatto delle domande, lecite, al Premio Calvino? Se avesse fatto un giro nel blog, avrebbe visto che di quesiti, negli anni, ne ho posti parecchi. A cominciare da quelli rivolti al festival dell’inedito – porcata sopraffina – che la rete, a furia di domande e post, ha fatto saltare; passando per premiucoli, editoria a pagamento e furberie varie. Quando incappo in qualcosa che non capisco, ne parlo. Ma non sono la polizia postale dell’editoria. Quindi non so bene cosa vuole che le dica. Quello che avevo da dire l’ho scritto. Se il senso del suo commento è: il premio è molto valido nonostante questa inghippo. Le rispondo che il premio può essere ancora più valido chiarendo il suddetto inghippo. E poi tutti a festeggiare il vincitore. E non c’è alcuna ironia. C’è bisogno di buoni esordi, glielo dice una che li legge e li consiglia con gioia.

          Chiara

          • Non ho né conoscenze né relazioni né sono la “truppa cammellata” di alcuno, altrimenti un romanzo su cui ho lavorato dieci anni credo sarebbe stato pubblicato da qualcuno….Spiace poi apprendere che io non sappia scrivere: se l’avrà dedotto da qualche mia poesia, mi farà piacere imparare ed ascoltarla – altrimenti, davvero mi sfugge il senso di certe parole. Chi offende scrive sulla sabbia, non chi è offeso…
            Ciò detto, se poi saprà indicarmi un buon concorso, volentieri vi parteciperò.
            Se hanno risposto a me che non li conosco,.mi meraviglierei che non rispondano a lei che è del mestiere…

          • Mi rammenti: chi è piombato qui con il tono, peraltro poco cordiale, del professore piccato accusando me di non occuparmi d’altro?
            E poi cosa c’entrano il suo romanzo e le sue poesie?
            Detto questo, mi rasserena vedere che il problema sia un buon concorso cui partecipare. Tranquillo, il Calvino c’è. E nessuno voleva toglierglielo. Se avesse letto ciò che ho scritto, forse lo saprebbe anche lei. Si meravigli pure, Maurizio, non rispondono a me né a professionisti ben più stimati della sottoscritta (e se fossi una semplice lettrice, non avrei il diritto di una risposta?). La meraviglia in Italia è un sentimento inflazionato, si sa.

          • Se non le risponderanno, mi cancellerò dal premio.
            Se saprà indicarmi un concorso più valido, mi iscriverò a quello.
            Ho citato le poesie in quanto se non so scrivere dovrà averlo magari letto quelle e.non le avrà reputato valide, altrimenti non mi capacito delle sue offese, fino all’ultima: “il premio non glielo toglie nessuno”. Per il resto, tempus omnia medetur. Volentieri qui mi fermo e le lascio tutto lo spazio che brama per altri eventuali insulti.

          • Maurizio, la battuta (questo era, non penserà pure che ci siano lemuri sotto oppiacei?!) sullo scrivere nasceva dalla sua interpretazione del mio post. Se io parlo di dichiarare limpidamente una attività, lei mi parla di altro e mi accusa di non fare fantomatiche indagini su fantomatici altri concorsi, penso non abbia letto o non voglia capire (che non capisca, lo escludo, la faccenda mi pare semplice).
            No, non ho letto nulla di suo, non la conosco come autore, non mi permetterei mai di dare giudizi su ciò che scrive qui e in questo modo. Essendo peraltro la questione del tutto fuori tema.
            Continuo a non capire: “Se saprà indicarmi un concorso più valido, mi iscriverò a quello.” Cosa c’entra?! Ma dove avrei scritto che non ci si deve iscrivere al Calvino, santo dio! Ho chiesto – abbiamo, in realtà – agli organizzatori chiarezza su una questione, il chiarimento non è arrivato. Faccia come crede, le risposte lei le ha avute, noi no, non le abbiamo avute, che devo dirle di più?
            E “il premio non glielo toglie nessuno” significa ciò che c’è scritto: nessuno le toglierà il Premio Calvino come concorso cui partecipare. Non mi riferivo certo alla vittoria! Non sono la Pizia e se fossi la Pizia sarei quella di Dürrenmatt. Inaffidabile.

  • Attendevo la meditata risposta del Premio Calvino e mi ritrovo a leggere una telenovela complottista. Spiace dover dire che, nonostante gli sforzi di qualcuno nel difendere il silenzio sdegnoso dei siori del Calvino, la mia opinione sulla vicenda resta immutata. Non si è spostata di una virgola. Insomma, per me il Premio Calvino – che nulla ha da nascondere, niente ha fatto di male e mai malafede ci fu – in questa occasione ha pestato una merla. Sarà bello ricordarglielo in futuro, ché la memoria non ci fa certo difetto.
    Mi complimento con la siora Chiara per la pacatezza e l’aplomb, su Giramenti le truppe scelte avrebbero fatto strazio del malcapitato. E io con loro.

    • Apponga dunque Il Calvino questa clausola: l’autore che non vuol partecipare a premi in cui chi vince può pubblicare MA con un contributo (!!!), oppure ad esempio all’inediTO di Torino che chiede il 50%, si iscriva a questo premio, ma sappia che in caso di vittoria avrà tre opzioni: cercarsi un editore, affidarsi per questo al premio medesimo in cambio di un corrispettivo del 5% ovvero rivolgersi all’agente di questa filippica che per un modesto 20% ed oltre si occuperà del suo dattiloscritto.

      • Mi piace l’odore dell’off topic al mattino.

      • Lei è sempre fuori tema, Maurizio. Può anche farmi l’elenco di tutte le grane editoriali e di tutti i premi schifosi che fioriscono sull’italico suolo, rimane il fatto che il Calvino sia poco chiaro riguardo al suo servizio di agenzia letteraria (e non paia intenzionato a chiarirlo).
        Mi rendo conto che il suo problema sia partecipare ai premi. Le comunico – rimarrà esterrefatto – che non è l’unico sul globo.

        • Guardi, in vita mia ho partecipato solo a due concorsi. Uno con un volume di poesie scritte in un trentennio (anziché pubblicare un testo l’anno, come è di moda, né ho presentato uno che raccoglie il lavoro.di sei lustri) e l’ho vinto. Ora, partecipo con un romanzo inedito al Calvino. Perché io abbia scelto questo e non altri premi, l’ho scritto. Lei invece non ha obiettare nulla alle tre opzioni che sopra menzionavo: ho forse segnalato le % per difetto?!

  • Anche io aspettavo la risposta mediTata, invece ne è arrivata una medi_ata, ossia, sembrerebbe, portata da un mediatore.
    Allora, l’Italia è quel paese fondato sul “Ah, ma guardi, signora mia che ci sono cose più gravi eh!” E con questa frase facciamo un baffo anche a Ponzio Pilato.
    Invece io non ci sto, no, e posso smentire il Signor Lancellotti, il quale esordisce esprimendosi un po’ come nelle lettere commerciali, su ogni punto.
    Patrocini: allora quelli indicati sono finti, oppure sono messi lì tanto per. No perché dei “patrocini morali” ci saremmo un po’ stancati.
    Che il signor Lancellotti venga qui per farsi pubblicità è chiaro, però è un po’ come tentare di andare rubare a casa dei ladri, giacché le sue poVesie pubblicate in seno al Premio Luzi qui c’entrano un po’ come i cavoli a colazione (per inciso, ho espresso ciò che penso sul premio Luzi qui: http://stranoforte.weebly.com/sala-da-pranzo/category/mario-luzi).
    Per ciò che riguarda il Premio InediTO, noi vecchie volpi spelacchiate, ne abbiamo già denunciato a suo tempo le stranezze, ricevendo come risposta la solita minaccia di querela corredata con la solita chiosa “ah, ma ci sono cose e premi peggiori” (http://stranoforte.weebly.com/sala-da-pranzo/category/inedito).
    Evidentemente la soglia di comprensione è commisurata ai soldi.
    E mi scuso con Chiara se posto i link, ma è giusto per far capire al signor Lancellotti che non ci siamo svegliati male una mattina e ci siamo detti, “dai, oggi parliamo male del Calvino?”.
    Veniamo al Premio, signor poVeta, scrittore e quant’altro, risponda a queste semplici domande: perché chi ha pubblicato a pagamento puo’ partecipare e chi ha pubblicato free no? Perché non viene precisato il motivo reale dell’esclusione di chi ha già un agente? Ce lo dica, se lo sa, altrimenti taccia, ché tutto il resto è fuffa e noi, delle sue opere, del suo romanzo scritto in dieci anni e delle sue poesie trentennali, ci creda, ce ne impipiamo bellamente, altrettanto della sua cancellatura dal Premio. Vuole che le consigliamo dei concorsi? Vuole diventare famoso? Spiacenti, noi siamo solo dei poveri cialtroni, ha sbagliato indirizzo, davvero.

  • Anche io aspettavo la risposta mediTata, invece ne è arrivata una mediata, ossia, sembrerebbe, portata da un mediatore.
    Allora, l’Italia è quel paese fondato sul “ah, ma guardi, signora mia che ci sono cose più gravi eh!” e con questa frase facciamo un baffo anche a Ponzio Pilato.
    Invece io non ci sto, no, e posso smentire il Signor Lancillotti, il quale esordisce esprimendosi un po’ come nelle lettere commerciali, su ogni punto.
    Patrocini: allora quelli indicati sono finti, oppure sono messi lì tanto per. No perché dei “patrocini morali” ci saremmo un po’ stancati.
    Che il signor Lancellotti venga qui per farsi pubblicità è chiaro, però è un po’ come tentare di andare rubare a casa dei ladri, giacché le sue povesie pubblicate in seno al Premio Luzi qui c’entrano un po’ come i cavoli a colazione (per inciso, ho espresso ciò che penso sul premio Luzi qui: http://stranoforte.weebly.com/sala-da-pranzo/category/mario-luzi).
    Per ciò che riguarda il Premio InediTO, noi vecchie volpi spelacchiate, ne abbiamo già denunciato a suo tempo le stranezze, ricevendo come risposta la solita minaccia di querela corredata con la solita chiosa “ah, ma ci sono cose e premi peggiori” (http://stranoforte.weebly.com/sala-da-pranzo/category/inedito).
    Evidentemente la soglia di comprensione è commisurata ai soldi.
    E mi scuso con Chiara se posto i link, ma è giusto per far capire al signor Lancellotti che non ci siamo svegliati male una mattina e ci siamo detti, “dai, oggi parliamo male del Calvino?”.
    Veniamo al Premio, signor poveta, scrittore e quant’altro, risponda a queste semplici domande: perché chi ha pubblicato a pagamento puo’ partecipare e chi ha pubblicato free no? Perché non viene precisato il motivo reale dell’esclusione di chi ha già un agente? Ce lo dica, se lo sa, altrimenti taccia, ché tutto il resto è fuffa e noi, delle sue opere, del suo romanzo scritto in dieci anni e delle sue poesie trentennali, ci creda, ce ne impipiamo bellamente, altrettanto della sua cancellatura dal Premio. Vuole che le consigliamo dei concorsi? Vuole diventare famoso? Spiacenti, noi siamo solo dei poveri cialtroni, ha sbagliato indirizzo, davvero.

  • Gentile signora Mazzotta, leggo commenti sprezzanti su una persona che si è permessa di fare alcune considerazione sul premio Calvino, si dileggia un poeta come Maurizio Lancellotti e si giudica la sua capacità di scrivere senza aver mai letto una riga dell’autore, questo modo sbrigativo di screditare la controparte non ribattendo nel merito della questione ma buttando del fango sull’interlocutore è tipico di certe conventicole autoreferenziali di cui è piena questa italietta spocchiosa, non so cosa sia il suo bookblister ma quello che ho letto mi basta.
    Federico Barracci del Santo Sepolcro

    • Signor Federico Barracci del Santo Sepolcro, io ho letto qualcuna delle poesie trentennali, ho smesso subito. Lei, piuttosto, ci dica, che ne pensa del Calvino?

  • poi mi piacerebbe sapere il compenso della sua agenzia letteraria, mi sa che si discredita tanto il premio Calvino, facendo come la volpe con l’uva

    • Be’ certo, sono proprio due cose paragonabili.
      Amen.

    • Ah l’invidia. Mancava giusto questa banalità all’appello! Ma leggere vi costa tanta fatica? Sono una editor non una agente. Per gli agenti lavoro. Quindi, altro che volpi, al massimo mi sono bruciata dei contatti. Sempre meglio dei neuroni bruciati, però.

  • il suo giudizio sulle poesie, quale autorevolezza ha ? che titoli ha per giudicare la poesia?

    • Un minimo di discernimento per capire che se si parla del Calvino non si può entrare a pie’ teso e proporre le proprie poVesie. Mi dica, piuttosto, lei che ne pensa del Calvino? O è per caso un media_tore del media_tore? Lo sa, vero, cos’è il Premio Calvino?

  • io credo che chiedere il 5% facoltativo in un mondo che ha ben altre tariffe non sia una colpa grave, poi capisco che le agenzie tagliate fuori dal business si sentano piccate ma arrivare a denigrare in questo modo un premio come il Calvino sia un fatto grave

    • Ci faccia capire, dove sarebbe stato denigrato, con quali parole, e da chi? E già che c’è, potrebbe spiegare come mai questa piccola, risibile, facoltà come la chiama lei, non viene esplicitata nel bando? Secondo lei, confrontiamoci, a cosa servirebbe un bando di un concorso, ancorché famoso e prestigioso come il calvino?
      Ecco, quindi, secondo lei il Calvino è tutt’un business?

      Ascolto da casa, grazie.

    • Nessuno hai mai affermato che chiedere il 5% sia grave, anzi, si è sempre parlato della mancata trasparenza della cosa. Questo era il punto della questione che alcuni si sono divertiti a non capire tirando in ballo altro. La mia agenzia chiede il 15, ma io ne ero consapevole, qui il tutto appare quanto meno opaco, ecco. Partecipo a un concorso e il servizio di rappresentanza incluso non è ben dichiarato. Chiara e anche noi ci si chiedeva se i partecipanti fossero stati ben informati a riguardo, pare di no, e siamo in attesa di una risposta da parte degli organizzatori. Punto. Se poi si vuole andare oltre, parlare di altri concorsi, be’ non si è in argomento. A questo punto parliamo del tempo (a Milano pare bello ma forse freddino), della giornata della memoria a cui tengo, del fatto che tra un po’ vado a pranzo e spero che oggi al bar ci siano le lasagne 😀

    • Che lo scrivano. Tutto qui. Vi pare una richiesta strana? Nessuno lo sapeva di questo 5. Pensi un po’. Son dettagli, già. Però mi sa che, se noi siam piccati, il premio è ammutolito. Saluti.

  • Quindi leggendo i vostri commenti capisco che i due più grandi premi letterari e di poesie italiani il Premio Calvino ed il premio Luzi pubblicherebbero delle opere non all’altezza del nome che portano, vorrei capire allora cosa ci resta, magari voi dall’alto della vostra sapienza potete illuminarmi
    Paolo Muscetta

    • “Vivo in un Paese in cui per quanto attiene ai piccoli premi, incrociando i dati si scopre ad es. che può capitare che il poeta che fa parte della giuria del premio X vinca il premio Y, nella cui giuria vi è un poeta che vince il premio Z, nella cui giuria vi è un poeta che vince il premio X: tutti e tre vincono degli importi in denaro ricavati con i premi degli anonimi partecipanti…”
      ” Quanto ho raccontato è frutto di esperienza personale. Sono – ad es. – io il vincitore X del premio nazionale, che citavo come esempio.”

      Queste due frasi ( tra virgolette, perché citate ) le ha scritte nei post precedenti, caro sciùr Muscetta, il suo socio.
      Ora: io di poesia non capisco un endecasillabo, il Luzi mi è totalmente alieno, ma se uno che l’ha vinto ne parla così, beh, certo non mi affascina.

      Così, per dire, che tanto di off-topic l’han già tacciata.

      Hector

  • Sì vabbe’, buonanotte, ci rivediamo quando la gente prima di scrivere legge e capisce ciò che legge. Au revoir, ci rinuncio.

    • Tante parole, nessuno che legge. E il Calvino muto. Che tristezza.

      • Ci votrebbe la Vanoni…

      • Ci vorrebbe la Vanoni…

  • Ma perché non risponde il Premio Calvino? Va bene meditare, però non è che si saranno addormentati nel mentre… che dite devo iscrivermi alla loro agenzia per avere risposta?

  • Provo sinceramente ad astrarmi dalla querelle sulle percentuali che sembra molto
    simile alla crudele “agonia” del cavallo ruffiano (invitiamo alla lettura per
    privilegiare chi può, o deve, essere pubblicato). Oggi ci resta solo l’indignazione per il
    collasso della piccola editoria, chi scrive sa già da chi sarà letto, chi prova a uscire da questo inganno finisce per “non avere i requisiti” (e chissà quali sono, o meglio, quali non sono) o non essere destinato a un target specifico, come gli epigoni di un agit-prop o i lettori di un house-organ.

    Finchè i giudici saranno conniventi con i giudicati il vero arbiter sarà il mercato e la forbice delle sue due velocità, quella povera di chi scrive con gusto e per il gusto e quella locupletata dei pennivendoli di consumo, come i Volo o i Coelho (rispetto chi li legge, meno chi li fa leggere, e soprattutto scrivere).

    Mi sento comunque di spezzare una lancia (anche due, sono gratis e senza percentuali) per Maurizio Lancellotti. Un libro è spesso la punta di un iceberg costruito pezzo a pezzo in anni e anni di sensi sentimenti e sensazioni, di macerie e macerazioni, di occhi e nervi, e meriterebbe almeno rispetto. Chi legge e “valuta” ha il dovere
    di leggere tutto, e nel Suo ordine. Poi alla fine prevale sempre Mammona, e i suoi ascari (prezzolati? “calvinisti”?).

    Complimenti comunque ai lemuri sotto oppiacei. Mi immagino godano più di noi, in questo momento

    W Queneau

  • Nel ringraziare Matat01 per i commenti e più in generale per le sentite considerazioni, nell’assicurarvi che io non sono il commentatore dal Santo Sepolcro (ma perché non ci mettete tutti la faccia, come il sottoscritto?) e nel precisare che io non ho né partecipato né vinto al menzionato Premio Luzi, di cui stimo molto la Fondazione cui ho affidato i miei versi che sono stati giudicati degni e pubblicati, mi riferivo infatti ad altri concorsi e con l’obiettivo di raccontare un “mondo”, tutto ciò premesso, desidero scusarmi per i miei toni che non mi hanno evidentemente consentito di esprimere adeguatamente il mio pensiero. Con cordialità, ML.

    • Maurizio, apprezzo il commento e apprezzo molto la nostra chiacchierata via mail. Ci siamo capiti senza difficoltà insomma. Chiudiamo le discussioni e, se ha voglia, si accomodi: aspettiamo tutti assieme delle risposte dal Premio. Serenamente, perché a parte qualche battuta, il succo della faccenda è fare chiarezza e permettere che venga fatta. Sperando che ci sian interesse a farla, ovvio.
      Un saluto a lei!

  • “…la bontà di una pratica non è certo direttamente proporzionata ai vantaggi che ti regala o ti ha regalato. Altrimenti la tua è una etica mercenaria.”
    Vorrei aver formulato io su carta questo pensiero… Complimenti!
    Un rispettoso saluto, Daniela Esposito

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