Dalle nove alle nove – Leo Perutz

Dalle nove alle nove – Leo Perutz

Oggi  © Aldo Costa, il nostro recensore atipico, se la vede con un personaggio che fa davvero perdere la pazienza… leggendo Dalle nove alle nove di Leo Perutz.

Sì che mi è piaciuto. No che non è bello.

La coerenza qui difetta perché il racconto è costruito intorno a un’idea notevole e originale (che costituisce la sua forza) ma la storia è proprio brutta. Il personaggio fa perdere la pazienza. Si comporta come uno dei Cesaroni, (non vorrei che sembrasse che me la tiro con le citazioni dotte) i quali rendono assurde e complicate situazioni che si potrebbero risolvere in modo molto semplice.

Riesce impossibile immedesimarsi e questo è un guaio in un racconto. Riesco a immedesimarmi totalmente persino coi personaggi di Piperno, che sono delle vere merde. Qui, non ci riesco proprio, perché Demba è troppo coglione.

Però, alla fine si scopre che non è affatto così. C’era un perché. Si palesa l’idea di cui parlavo all’inizio. Allora perché non fare marcia indietro e rivedere il proprio giudizio? Perché il gioco è durato troppo e il sentimento anti Demba ormai è bello e consolidato. Sarebbe come ricredersi su Renzi, la Boschi e pensar bene del PD. Non so voi. A me pare impossibile.

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6 Comments

  • Lei, Costa, va troppo veloce: sono ancora alle prese con un libro da Lei criticato con favore: La Caverna saramaggica, come ‘a Roma de France’! 😀
    Caino invece me l’aveva quasi stroncato, e per via di quella sua presunta illegibilità dovuta, ricordo, alla penuria dei segni d’interpunzione, penuria che a Suo giudizio ne rendeva ostica la lettura, lettura che invece io trovai godibilissima e divertente.
    Ora, La Caverna, presenta lo stesso identico impianto sintattico del primo ma del primo è persino più complicato, in alcuni passaggi, da leggere. Più complesso per gli “interventi” pensati dell’autore, meno fluido per via di alcune frasi troppo lunghe e contorte, anche se, va dato atto, contorte con grandissima maestria. Tra l’altro l’uso dei tempi verbali, ne La Caverna, è a dir poco spiazzante: nel senso che la consecutio va allegramente a farsi benedire, ma per uno scopo che stavolta non è come quando con le maiuscole l’autore introduce il discorso diretto (quindi una sorta di svelamento del segno che non c’è), ma è lo spostamento del punto di osservazione: la telecamera passa dall’occhio del narratore, che punta il suo sguardo dal futuro rivolgendosi al lettore con un tempo passato, a quello presente del protagonista che vive il momento sulla pagina e quindi un eterno presente…

    • Lo aveva notato? 😀

      • ehm non so bene che dire: in Caino mi aveva infastidito, Qui invece lo adoro. sono d’accordo che fa lo stesso tipo di casino… forse qui i dialoghi sono più belli?

  • PS: Questo recensito qui mi rifiuto di leggerlo. Se il leggerlo infatti dovesse, anche solo per un attimo, farmi credere possibile ch’io possa un dì, anche lontano, rivedere i miei convincimenti su Renzi e di riflesso dunque anche quelli appena appena più consolidati sull’arcoreo statista sui tacchi, allora preferisco passare al prossimo. Direttamente… 😉

  • Conclusione della recensione da applausi. 😀 Non ho letto “Dalle nove alle nove”, dopo aver letto il bellissimo “Di notte sotto il ponte di pietra” non ho più letto nulla di perutz per paura di rovinarmi il giudizio estatico su di lui. 😛

  • Grazie a questa recensione, per una volta non sono rimasta invischiata in una di quelle discussioni estenuanti in cui alla fine sembra quasi che l’altro non abbia tutti i torti, anzi quasi ragione; e quindi a chiedere scusa e fare pace. Ho detto tutto: l’idea sì…, ma la storia… Il gioco… e il sentimento ormai… Ricredersi? Impossibile. Volevo aggiungere: sei troppo coglione, come Demba. Ma poi dovevo spiegare chi è Demba.

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