Lettori (di libri): pochi ma ottimi!

Lettori (di libri): pochi ma ottimi!

A chi si rivolge la piccola e media editoria? Lo scopriamo grazie a una indagine Aie che ha analizzato chi sono i frequentatori di Più Libri Più Liberi.

Abbiamo visto chi sono i piccoli editori e sappiamo che se la cavano abbastanza bene. Come emerge da 199 bilanci 2015 messi a confronto con un’analisi del 2013: il 48,9% ha resistito alle trasformazioni e sta migliorando (nel 2013 era il 43%); il 18,2% (era il 15% nel 2013) va meglio della media perché ha saputo intercettare sia le fasce di medi e medio-forti lettori sia le trasformazioni che sono avvenute nel pubblico della piccola editoria. Il 26,6% del campione (era il 28% nel 2013), resta comunque in difficoltà.

Ma a quali lettori si rivolgono? Lo scopriamo attraverso una indagine di Aie per Più libri più liberi che ha analizzato i frequentatori della fiera.

Sono lettori fedeli, pragmatici, moderni e disposti a spendere

La piccola editoria si rivolge ai lettori forti (3,5-4 milioni che leggono più di 12 libri l’anno) ma conquista progressivamente anche i lettori che leggono un numero inferiore di volumi (quelli che ne leggo da 7 a 11 volumi sono altri 3,6 milioni) e chi legge gli ebook.

Sono lettori fedeli, pragmatici, moderni e disposti a spendere. Il 41% degli intervistati, per esempio, non frequenta la fiera per curiosità, per seguire gli incontri o per andare a caccia di regali ma è legato ai brand editoriali e agli autori.

È un pubblico pragmatico che non disdegna le librerie online (e straniere per il 30,8% degli intervistati) e le catene rispetto alle librerie indipendenti. Però ama fare i suoi acquisti in fiera ad ammetterlo è il 29,6% degli intervistati (era il 16,9% nel 2015). E ciò avviene soprattutto grazie al contesto perché “sta bene nell’ambiente  e nell’atmosfera che si respira”. Quindi si tratta soprattutto di una scelta emotiva.

È un pubblico moderno che si informa più sui siti e sui social (ben il 29,3% degli intervistati) piuttosto che attraverso i media più tradizionali come giornali (5,8%), libraio (2,8%), bibliotecario (1,2%), pubblicità alla radio (2,8%) e l’affissione (11,8%).

È un lettore che spende per comprare libri. i lettori da 2 a 30 libri l’anno passano dal 51,1% al 64,4% degli intervistati. Ma c’è anche un 6,2% che è fatto da deboli e occasionali acquirenti.

Quindi non lagniamoci per i pochi lettori e smettiamola di guardare all’obiettivo finale (far leggere tutti). Concentriamoci sui passaggi intermedi: far appassionare ogni giorno qualcuno ai libri. Servono idee, contenuti e persone capaci di veicolarli. E servono libri di qualità. Le lamentele fanno comodo solo a quelli a caccia di scuse.

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