A Disabilandia si tromba – Marina Cuollo

A Disabilandia si tromba – Marina Cuollo

“Diversi” basta una parola e BOOM cambia tutto. Un problema di etichette… ma le etichette sono pratiche perché rendono il mondo un luogo meno minaccioso e più comprensibile. Poi, è inutile negarlo, siamo tutti vittima della “desiderabilità sociale” cioè? Vogliamo piacere. Vogliamo essere accolti. E questo succede se l’altro ci considera un suo simile. Perciò, siamo bassi? Brutti? Insignificanti? Noiosi? Possiamo, con un po’ di buona volontà, migliorare le nostre mancanze oppure compensarle.

Ma se ti manca un braccio, se sei su una sedia a rotelle? Allora sei “diverso” in pianta stabile. E non puoi migliorare, devi solo accettare che certe cose tu, non le puoi proprio fare (e se eviti di farle è meglio, così non imbarazzi nessuno). Tutto questo ce lo racconta una donna – “una microdonna, alta un metro e una mentina” – capace di farti sorridere una riga sì e l’altra di farti ridere proprio. Trentasei anni, napoletana doc, con poche certezze nella vita (una di queste? La mozzarella di bufala), laureata in Scienze biologiche e Dottore di ricerca in processi biologici e biomolecole.

Mio fratello è disabile.
Abbiamo girato mezzo mondo per provare a curarlo, senza mai riuscirci.
Ora ci siamo rassegnati (…). Mio fratello non mangia formaggi. E con “formaggi” non intendo indicare genericamente i prodotti ottenuti attraverso la lavorazione del latte, ma soprattutto la mozzarella.
Nemmeno quella di bufala.

Marina Cuollo ci spiega che la parola “disabilità” è una etichetta che si appiccica e intacca tutto. Così se tu hai una disabilità motoria, ti ritrovi disabile in toto: non puoi capire, divertirti, vivere… figuriamoci amare o fare sesso! Eccoli i cliché e gli stereotipi che sono comodi, perché ci fanno vivere senza sforzi – osservare, capire, conoscere, l’attenzione richiedono fatica – e ci fanno vivere con il pilota automatico. E poi oltre a capire chi sono davvero i disabili dovremmo pure capire chi sono i “normodotati”. Cioè esistono?

Mia cognata, per esempio, ha una grave forma di statura nella norma che, unita a una gravissima idiozia di quello che ha montato la cucina, le impedisce di arrivare a prendere le tazzine del caffè, costringendola dunque a utilizzare specifici strumenti ausiliari come ‘la scaletta pieghevole’ o ‘mio fratello’.

Farete la conoscenza di figure mitologiche come l’H&M, l’Homo misericordiosus (un incrocio tra un unicorno e Padre Pio); al lato opposto ecco l’Homo indifferens (grazie al quale i disabili riescono a diventare entità invisibili meglio di David Copperfield), il Quoque, il Tuttologo (cioè il diversamente medico)… Perciò, se volete seminare in velocità, bugie, limiti e pure “tutto il triste della vita”, montate in carrozzina con l’autrice!

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