Crossover – Kwame Alexander

Crossover – Kwame Alexander

Crossover in America è un fenomeno e lo è il suo autore, Kwame Alexander, poeta ed educatore che parla ai ragazzi con la musica e la poesia e lo sport. Il guaio? Tradurre il testo in italiano non era affatto semplice.  

Crossover Kwame Alexander Giunti cover
Autore: Kwame Alexander
Casa editrice: Giunti
Traduzione di Paolo Valentino
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Si intitola Crossover ed è un bestseller che ha convinto ed emozionato i teenager amercani. A scriverlo Kwame Alexander che ha due caratteristiche degne di nota: è un poeta (ha pubblicato dieci raccolte) ed è un educatore. Di più: pensa che le parole, la musica e la poesia siano indispensabili non solo per parlare ai ragazzi ma per comunicare con loro abbattendo le barriere che, come naturale che sia, i giovani erigono tra loro e gli adulti.

Alexander fa prima di tutto una precisa scelta di campo, cioè sceglie lo sport, in questo caso si tratta della pallacanestro, e usa le rime per scrivere una storia che suona come il rap e l’hip hop e parla di passioni, di rapporti con i genitori e i fratelli, di ragazze, capelli e sogni.

I protagonisti sono due gemelli di 13 anni, Josh e Jordan Bell, entrambi giocano, sono figli di un ex professionista e di una assistente in una scuola media, il primo è di poco più alto dell’altro e ha i dread. Entrambi sono alle prese con un anno particolare, di svolte e prove, un anno in cui tutto cambia.

Per rendere il mondo interiore di Josh, l’autore usa la poesia. I versi non sono certo un vezzo ma lo strumento per svelarsi, per parlare della propria famiglia afroamericana (e di ciò che significa essere afroamericani, oggi), ma il testo è e rimane un romanzo di formazione che porta sulla pagina le sfide che la vita ci sottopone, anche attraverso la metafora della pallacanestro, raccontando cioè le prove che un giocatore deve affrontare in campo. È un romanzo sulla famiglia e sulle relazioni tra genitori e figli. Sull’affetto, la dolcezza e il calore che lega genitori e figli, e sul linguaggio e le parole attraverso le quali si costruisce questo affetto.

Il guaio? Crossover è scritto in inglese, non tanto la lingua musicale per eccellenza, ma la lingua a cui le nostre orecchie sono abituate quando c’è di mezzo la musica. E così leggere le rime di Kwame in lingua originale è ben diverso dal leggerle in italiano (come giocare al Medison Square Garden al posto del solito campetto al parco…) è presto si ha come l’impressione che tradurre il testo fosse una impresa per un funambolo un po’ poeta, qualcuno che conoscesse la pallacanestro alla perfezione, uno capace di fare il pick and roll con le parole. Mica semplice, in effetti.

E infatti gran parte della freschezza e della musicalità del testo si perde con la traduzione e si è costretti a spiegare – perché esempi, riferimenti, personaggi suonano lontani o del tutto ignoti – oppure a omettere, alle volte a cambiare del tutto il testo. Per esempio: Filthy McNasty è il soprannome di Josh Bell e Nasty in inglese significa “cattivo, sporco”, un gioco di parole che in italiano si perde del tutto.

Crossover Kwame Alexander Josh Bell

Crossover Kwame Alexander Josh Bell

C’è poi il problema di trovare una rima con LeBron (James) e Chris Paul che diventano “sono il prossimo campione” e, per fare rima con campione, “capelli lunghi” – ahinoi – si trasforma in “capellone” (ma i ragazzi lo dicono capellone?!).

Invece the Goat – come è giustamente scritto nella nota – è Earl Manigault “The Great Of All Time” (il soprannome, più semplicemente, potrebbe dipendere dall’assonanza tra il cognome Gault e la parola Goat) e qui si decide di aggiungere “caprone” – goat, peraltro, non significa capra? – cioè di tradurre il soprannome, anche se chi ama la pallacanestro sa chi sia the Goat…  si perde poi “but tricks are for kids”  (trucchi, per fare un gioco di parole con Magic, Johnson ovviamente) e “pets” (beniamini?) diventa bestie… Anche qui, insomma, il risultato non pare il massimo.

In Crossover non mancano le note per spiegare nomi e riferimenti. Il risultato è un discreto saltellio tra le parole dell’autore e le spiegazioni del traduttore, cosa che a lungo sfianca (se ci fosse un arbitro sarebbe infrazione di passi!). Insomma, anche se tutto può essere tradotto (penso a Camilleri che arriva anche in Giappone), forse non tutto si presta o è necessario fare un lavoraccio di riscrittura… di certo un traduttore saprebbe fornirci maggiori indicazioni in merito.

La sensazione che si ha? Di avere per le mani un esperimento interessante che spesso, però, non pare riuscito. Comunque sia, la “Regola del basket #10” merita di essere letta e insegnata ai propri figli, dentro e fuori dal campo.

Una sconfitta è inevitabile,
come la neve d’inverno.
I veri campioni
imparano
a ballare
in mezzo
alla tempesta.

 

A loss is inevitable,
like snow in winter.
True champions
learn
to dance
through
the storm.

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