I colori del nostro tempo – Michel Pastoureau

I colori del nostro tempo – Michel Pastoureau

Vedo rosso, è una giornata nera, fumata bianca, sono al verde… i colori fanno parte della nostra vita, le conferiscono senso, la definiscono. Perché quello dei colori è un linguaggio preciso, una grammatica che si è però evoluta nel tempo.

Non c’è nulla di universale nel colore, né nella sua natura, né nella sua percezione.

Cioè i colori e il loro significati non sono stati sempre gli stessi, perché il colore è senza dubbio un fenomeno culturale. Anticamente i colori erano organizzati in tre poli: il bianco, il rosso e il nero. Nel Medioevo questa tripartizione salta e i colori fondamentali divengono: bianco, nero, rosso, blu, verde e giallo. Intorno al 1400, complice la diffusione della stampa, dominano il bianco e il nero.

Ma la vera rivoluzione coincide con quella industriale perché intorno al 1750 ecco che l’uomo è in grado di produrre una precisa sfumatura di colore, scelta da un campionario, mentre prima poteva semplicemente sperare di avvicinarsi a una certa sfumatura.

Il colore è un prodotto culturale, non esiste se non viene percepito, cioè se non solo è visto con gli occhi, ma anche e soprattutto decodificato con il cervello, la memoria, le conoscenze, l’immaginazione. Un colore che non viene guardato è un colore che non esiste.

E questa “passeggiata” nel passato è indispensabile per approdare al presente e andare a scoprire gli usi del colore, gli odierni codici sociali del colore, cioè fare una analisi sociale e antropologica di ciò che accade quando gli esseri umani osservano un colore.

Perché il nero non è sempre stato un simbolo di sobrietà e il verde, se oggi ci dà l’idea del benessere della natura, in passato era invece simbolo di instabilità e stranezza.

Se si dimentica che il colore in sé non esiste, non si può capire nulla dei problemi storici, sociali, culturali, estetici, psicologici e simbolici che solleva. Un colore esiste solo quando è percepito dalla coppia occhio-cervello di un essere umano, e soprattutto quando è individuato da una cultura, un lessico, da pratiche sociali che gli attribuiscono un nome e un senso. Non è la natura a fare il colore, e meno ancora la scienza o la tecnica: è la società.

Il libro è organizzato come un dizionario, quindi si può consultare anche in base alle proprie curiosità. Si trovano le voci dei colori fondamentali e non, e vengono analizzati gli argomenti più disparati in relazione al colore. Dalle “bandiere” (e qui c’è da prendere appunti!) ai i vestiti (per esempio la biancheria intima) passando per lo sport…

Piacevole, scorrevole, è un po’ come chiacchierare con un super esperto appassionato e la sua passione è davvero contagiosa. Ed è il caso di dirlo: ne leggerete di tutti i colori!

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