Un marito – Michele Vaccari

Un marito – Michele Vaccari

Sono sposati da una vita Ferdinando e Patrizia e la loro rosticceria – che nutre il quartiere, e anche quelli che, saltuariamente, vi si avventurano – in realtà li divora e divora il loro tempo. Un tempo che sembra battere al ritmo di un affidabile metronomo e si ripete, preciso, senza scossoni e novità.

Ti ho sposato per questo. Perché eri l’unico tra tutti che avesse qualche probabilità di restare per sempre come l’avevo conosciuto.

Ferdinando sta per compiere i cinquanta anni, però, e un regalo pensa di meritarselo. Pensa proprio che sia venuto il momento di fare qualcosa di straordinario. Ed eccola l’idea, il “progetto vacanza”.

Una fuga, minuscola, una piccola crepa nel trantran. Perché in questi 20 anni l’unico posto in cui è stato, l’unico posto in cui sono stati lui e sua moglie, è Marassi, il quartiere dove vivono e lavorano.

Da qualche parte devo esplodere. E tu vacanze non me ne fai fare.

Si passa così dalla materia di cui è fatta la quotidianità – strade, facce, cibi… – catalogata e nominata in modo tanto preciso da restituirla alle orecchie questa routine, al brivido dell’ignoto: tre giorni a Milano, un piccolo viaggio per molti, immenso per chi non è stato mai da alcuna parte, qualcosa che richiede sforzi e una organizzazione meticolosa, anche se “andare in agenzia pare davvero una cosa da esagerati”.

Questo accedeva prima. Prima della Tragedia. Dopo c’è un uomo, solo in una stanza, che assiste allo sfacelo di ciò che ha costruito e cerca. Cerca disperatamente. Un uomo che non nomina più la materia di cui sono fatti i suoi giorni, perché il dolore è indicibile. Non si confessa. Non si elabora. Si addomestica una volta alla settimana (e questo pare un omaggio a Le conseguenze dell’amore di Sorrentino)

Un libro che possiede due anime e due scritture. Come due sono le città in cui si svolge. Solo Ferdinando e Patrizia non sono due: loro sono una coppia.

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