L’etichettario – Antonio Zoppetti

L’etichettario – Antonio Zoppetti

L’inglese è tutto intorno a noi! Nella moda, all’interno delle aziende, sui giornali, in tv e, ovviamente, in rete. Usiamo le parole inglesi per comodo, perché oggi si usa così… o perché ci siamo dimenticati tante, tantissime parole italiane.

Cioè è davvero necessario dire crema anti-age? Antietà è scomodo? E door-to-door non sarà mica preferibile a porta a porta. E un agreement è semplicemente un accordo, mentre una community è una comunità…

Sono solo alcuni dei tanti esempi di “disuso” dell’italiano. Il guaio è che se le parole non le adoperi, si impigriscono e si fanno usare sempre di meno. Fino a scomparire dalla nostra lingua.

Il compito delle parole è quello di essere chiare e veicolare in modo efficace un significato. E qui cominciano i guai, perché spesso, quando usiamo termini angloamericani il senso di quelle parole è fumoso. Queste parole straniere vengono usate spesso a sproposito!

Per esempio, millennial che molti adoperano per i bambini/ragazzi di oggi e che invece si riferisci agli adulti nati tra gli anni Ottanta e la fine dei Novanta.

E così anche la nostra comunicazione diventa fumosa. Inefficace. E se parli senza farti capire, perdi tempo. Occasioni. Ma, soprattutto: se non usi parole italiane, significa che stai smettendo di pensare in italiano, e quindi stai perdendo parte della tua identità.

Ecco questo è un dizionario di alternative italiane a 1800 parole inglesi. Ed è illustrato benissimo (da Elinor Marianne), potete sfogliarlo a caso e sfidarvi a salvare, ogni giorno, un lemma dal disuso. Vediamo che effetto fa guardare queste parole, leggerle, sentirne il suono e ridare loro aria e vita.

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