Prima di aprire bocca – Leonardo Mendolicchio

Prima di aprire bocca – Leonardo Mendolicchio

Noi siamo un corpo o abbiamo un corpo?

Spesso la risposta è che abbiamo un corpo e se lo possediamo possiamo farne ciò che vogliamo. Ed ecco che, oggi, attraverso la manipolazione della nostra immagine costruiamo la nostra identità. Lo facciamo con lo sport, con le diete, con la chirurgia… Tutte operazioni che, attraverso il corpo, dovrebbero dare valore alla nostra esistenza. Siamo ciò che vogliamo sembrare di essere. Siamo la nostra immagine. Forse…

Quando nasciamo siamo un nome e un numero. Come ci chiamiamo e quanto pesiamo, questo viene scritto sul braccialetto per identificarci. Veniamo al mondo, lasciamo la pace di un luogo protetto, e veniamo pesati, lavati, vestiti che è una buona metafora di ciò che la società ci chiede e impone quando diventiamo adulti.

Solo che oggi, il nostro modo di agire sul corpo non ha come scopo un ritorno al naturale, alla libertà, all’assenza di costrizioni, oggi agiamo sul corpo con strumenti nuovi con l’illusione di un controllo, di un potere assolto che in realtà ci ingabbia ancor di più. L’uomo e la donna si illudono di fare del proprio corpo quello che vogliono ma in realtà, spesso, fabbricano soltanto dei sintomi.

Un corpo che, ancor prima di aprire bocca, o meglio, prima di aprire bocca, non smette tuttavia di urlare un disperato bisogno di attenzione.

Il corpo è un luogo simbolico, è un luogo di parole – sei alto, grasso, basso, magro… – ma alle volte si rinuncia alle parole e si tenta di comunicare in un modo primordiale. Ed ecco che la bulimia, l’autolesionismo, l’anoressia sono dei segni, delle tracce che imprimiamo sul nostro corpo per dire all’altro qualcosa di noi stessi, senza il bisogno di parlare.

Si parla spesso di disturbi come anoressia e bulimia, a cui oggi bisogna aggiungere l’autolesionismo, la vigoressia, l’ortoressia (l’attenzione maniacale alle regole alimentari, alla scelta del cibo) e questo libro cerca di osservarli tenendo conto dell’oggi, del contesto sociale, della globalizzazione, dei social. Evitando la trappola della banalità.

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