Libri a Colacione 27 febbraio 2021

Libri a Colacione 27 febbraio 2021

Tornano i Libri a Colacione, la rubrica di Tutto Esaurito su Radio 105! Questa settimana: Quando la montagna era nostra di Fioly Bocca e Hate Speech di Claudia Bianchi.

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QUANDO LA MONTAGNA ERA NOSTRA
di Fioly Bocca, Garzanti, pagine 288, anche in ebook

QUANDO LA MONTAGNA ERA NOSTRA Fioly Bocca, Garzanti

Lena sta tornando a casa, un paesino incastrato tra le Alpi. E conosce tutto di quel posto, di quelle montagne, perché c’è cresciuta, lì ha iniziato a sperimentare il mondo e ha vissuto le emozioni la prima volta. Anche l’amore. L’accolgono erbe, strade, alberi, vie desolate e mettere un piede davanti all’altro è una sorta di medicina utile per mettere in pausa la sua vita.

Lena ha scelto una vita piuttosto solitaria, non tra i bricchi ma in città, dove fa l’insegnante. Ma adesso ha deciso di tornare dai suoi perché l’amatissimo padre, Aldo, che sempre c’è stato e le ha dato affetto ha bisogno di aiuto adesso.

Devono prendersi cura di Dina, la madre di Lena, che a poco a poco si sta smarrendo, a poco a poco sta perdendo i ricordi. E non è facile per Lena perché con la madre il rapporto non è stato mai schietto, non sono mai state complici.

Sono radici i ricordi dell’infanzia e della giovinezza? (…) Sono rampicanti, infestanti come l’edera, che ci avvinghiano le caviglie e salgono su, su, fino a tenerci le gambe, il bacino, il busto e tutto. Mano a mano che invecchiano, non importa quanta distanza mettiamo tra noi e loro, diventano più resistenti, pertinaci. Sono nodi che ci aggrappano alla terra (…) sono nodi che ci ancorano, ci intralciano. Che tutto sommato ci tengono in piedi.

E Lena avverte gravare su di loro il peso del passato e, soprattutto, il peso dei non detti. Ed è quindi davvero strabiliante che un giorno accetti di trascrivere i ricordi di Dina, ciò che finora l’ha resa una persona, la persona che è, e che ha il terrore di perdere per sempre.

Ma salvare i ricordi altrui significa anche fare i conti con i propri. Vederli da un altro punto di vista, aprire cassetti impolverati di cui avremmo voluto tanto scordare il contenuto. Significa crescere ancora, lei che aveva fatto di tutto per stare ferma, stare sola. Stare al sicuro.

Ma un giorno ecco che un ricordo arriva… su due piedi. Si chiama Corrado è stato il grande amore di Lena. Peccato che un giorno l’abbia lasciata senza dare spiegazione alcuna.

Fioly Bocca sa bene che le storie sono fatte di dettagli e sa immergersi nel suo mondo che ci pare presto il nostro. E sa essere giustamente crudele con i suoi personaggi, ingaggiarli, spingergli alla prova e regalare a noi e a loro un po’ di felicità.

HATE SPEECH
di Claudia Bianchi, Laterza, pagine 224, anche in ebook

HATE SPEECH di Claudia Bianchi, Laterza

Si studia il linguaggio da svariati punti di vista eppure, curiosamente, le diverse discipline che si occupano dell’argomento hanno indagato poco la capacità dell’essere umano di fare del male con le parole.

E il linguaggio ha un lato oscuro: ha infatti il potere di creare e consolidare le ingiustizie sociali, di diffondere pregiudizi, stereotipi e discriminazioni. Quindi, il linguaggio può fomentare l’odio e la violenza.

Quando si parla di Hate speech (linguaggio d’odio o discorso d’odio) si fa riferimento a un termine introdotto negli anni Ottanta da giuriste e giuristi impegnati a porre l’attenzione sul razzismo presente nella società statunitense e nel suo sistema legale.

Ci riferiamo a parole ostili che hanno lo scopo di danneggiare individui e gruppi oppressi e marginalizzati. Parole e frasi usate per deridere e disprezzare le persone sulla base di specifiche caratteristiche sociali (reali o percepite): nazionalità, etnia, religione, genere, disabilità, orientamento sessuale, ceto, condizione economica… e quindi razzismo, sessismo, omofobia, abilismo e altri orrori quotidiani.

Ma non c’è solo l’hate speech esiste anche l’ingiustizia discorsiva, quando riduciamo qualcuno al silenzio, quando annulliamo la sua possibilità di parlare e di incidere sulla realtà. quando lo silenziamo.

Alle volte dimentichiamo che le parole d’odio sono strumenti di propaganda. Servono per far passare dei concetti. Perché più certe espressioni, certe parole vengono adoperate, più ne siamo assuefatti, più le consideriamo normali e più vengono razionalizzate. Ciò che diciamo sposta e cambia i limiti di ciò che può essere detto, di ciò che è legittimo. Così facendo è come autorizzare l’odiatore a fare ancora di peggio, ma soprattutto ciò che viene detto cambia i limiti di ciò che può essere fatto.

Siamo responsabili delle nostre parole, ma in una certa misura anche delle parole degli altri. Perché possiamo indebolirle, ribatterle. Possiamo ironizzare, controbattere e promuovere narrazioni alternative. Soprattutto possiamo scegliere di non restare in silenzio.

Perché le parole d’odio ci riguardano e se ci sentiamo coinvolti, possiamo anche essere utili per cambiare le cose.

I Libri a Colacione vanno in onda il sabato mattina dopo le 8.30 su Radio 105. Se volate leggere/ascoltare la puntata la trovate qui sul blog e potete recuperare, sempre, il podcast su Spotify, iTunes, Spreaker e Alexa. Alla prossima settimana e buoni libri a tutti!

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