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23 aprile: #ioleggoperché ovvero il giorno aggratis

Manca meno di un mese al 23 aprile #ioleggoperché, l’iniziativa nazionale di promozione del libro e della lettura rivolta ai non lettori curata dall’AIE (Associazione Italiana Editori).

Collana libri ioleggoperchéIl 23 aprile, giornata mondiale del libro e del diritto di stampa, si avvicina. E con lui #ioleggoperché iniziativa di cui ho parlato (qui) che, in soldoni, pensa di recuperare lettori regalando libri “scelti per la loro capacità di appassionare anche chi normalmente non legge”. E dando una sbirciata all’elenco di titoli, ci sarebbe già da discutere…

Ma come spesso accade, in ogni iniziativa storta c’è qualcosa di buono. Perché, a parte la faccenda di volantinare libri a gente che di libri non sente il bisogno (e se glieli dai gratis, i libri, se il loro valore è zero sarà pure difficile desiderarli), sono tante le persone e gli enti che hanno deciso di aderire alla manifestazione proponendo eventi e incontri. 352 per l’esattezza di cui 182 incontri con gli autori, 35 letture ad alta voce, 37 reading collettivi.

Significa che c’è voglia di fare e tante persone tengono al destino dei libri. L’aspetto inquietante della faccenda? La gratuità. Librerie,io-leggo-perche-lettura-libri biblioteche, singoli lavoreranno – già lo stanno facendo – gratis. Gli oltre 25mila messaggeri (ovvero chi dovrebbe coinvolgere nel piacere della lettura chi non legge o legge poco), di cui il 66 per cento compresi tra i 18 e 50 anni, lavoreranno gratis. In effetti nel comunicato stampa che sono “pronti a tutto” è ribadito più volte… Be’, almeno gli 8.989 studenti universitari riceveranno dei crediti formativi. Non si può dire lo stesso per le 896 librerie che hanno aderito o per le biblioteche che raccoglieranno i libri, organizzeranno le iniziative e il 23 aprile resteranno aperte fino a mezzanotte per la Notte bianca.

Una folla di volontari invaderà quindi piazze, scuole, librerie, biblioteche, supermercati e pure i treni! Tutti a sgobbare gratis per la causa, distribuendo gratuitamente 24mila volumi di scrittori che hanno rinunciato alle royalty, cioè non percepiscono alcun diritto d’autore. Non vi fa impressione festeggiare così la giornata mondiale del libro e del diritto di stampa?

Il progetto è realizzato da AIE, in collaborazione con ALI (Associazione Librai Italiani – Confcommercio), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT (Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo), Milano Città del Libro 2015 – Comune di Milano e con il contributo RAI. Tutta gente volontaria che lavora gratis. Ah no?

linus loser ioleggoperchéPerò, almeno, di questi qualcuno lavora. Il sito di #ioleggoperché – a differenza di quello del Cepell che pare un reperto del secolo scorso – funziona, è vivo e frequentato. E poi mi pare che la temibile “L” di lettori, il gesto che tanto ricordava il simbolo dei loser, sia svanita per magia. Quindi qualcuno bada anche ai commenti dei lettori. Altri, invece, in rete continuano a non fare un tubo e son sempre gli stessi, i signori del Centro per il libro (qui potete gustarvi le puntate precedenti). Basta fare un giro sulla loro pagina Facebook o sul povero profilo Twitter che è congelato dal 23 dicembre. Ben diversa Ali che, sì, ha ancora un profilo personale attivo (peraltro vivo e vegeto e ben aggiornato) ma per fortuna c’è pure la pagina cui iscriversi. Insomma, basta poco e, se ti pagano, mi pare il minimo.

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25 comments

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Mario Dimitrio Donadio 24/03/2015 at 11:23

Potenzialmente una grande iniziativa… ma potenzialmente! non vorei che finisse in una sorta di pubblicita’ a costo pressocche’ zero con interessi dei potenziali lettori (da non-lettori) al solito “pilotati” dalle politiche e scelte editoriali dei soliti: cioe’ in una mega iniziativa di esclusivo marketing. A questo punto non saprei per certo.

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Chiara Beretta Mazzotta 24/03/2015 at 11:26

Qui il problema è che ci perdono tutti se l’iniziativa non porta lettori. Stampare 24mila titoli costa (soldi sprecati che potevano essere investiti altrove) c’è il lavoro di tutti i volontari, ci sono gli scrittori che non incassano le royalty…

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Mario Dimitrio Donadio 24/03/2015 at 11:33

24mila titoli??? TROPPO DISPERSIVO!!!!!! Ma che gli e’ saltato in testa agli organizzatori? 24mila titoli per – diciamo almeno dieci copie per titolo fanno circa un quarto di milione di copie. E dove li trovano un quarto di milione di aggiuntivi lettori (lasciando stare pure quelli che gia’ ci sono)?

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Chiara Beretta Mazzotta 24/03/2015 at 12:55

No scusa: 24 titoli stampati in 10mila copie quindi 24mila copie totali

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Mario Dimitrio Donadio 24/03/2015 at 14:45

Quali sono i titoli dei libri in “gioco”? SE lo avessi organizzato io questo evento forse avrei fatto come in UK con l’iniziativa “The Big Read” nel 2003: proporre una rosa di titoli (un centinaio) e invitare comunita’, scuole, associazioni varie, ecc a leggere e votare la loro opera preferita per stilare una sorta di classifica (nel 2003 primo nella hit parade fu “The Lord of the Rings”). Ebbe ampia risonanza mediatica e forte coinvolgimento soprattutto nelle scuole (i libri non vennero dati gratis ma se ricordo vennero dati a sconto per sempio nelle scuole). Si riscontro’ una impennata nell’interesse nella lettura significativa. Unica cosa forse darei meno risalto all’aspetto tipo “talent show” al quale diedero nel 2003 ma piu’ risalto al ruolo – per esempio – delle scuole (studenti=futuri lettori)

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Chiara Beretta Mazzotta 24/03/2015 at 15:33

Ottima iniziativa. Giocare con le storie, rendere i libri appetibili, smuovere la curiosità, invogliare… va tutto molto bene.

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Mario Dimitrio Donadio 25/03/2015 at 16:18

24 titoli per 10K copie fa 240K , cioe’ quasi un quarto di milione di cpie… e stiamo punto e a capo!!!! Dove li trovano extra 240K lettori?

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Chiara Beretta Mazzotta 25/03/2015 at 18:05

Ma non c’è problema, c’è il macero 😉

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Natascia Mameli 24/03/2015 at 11:49

è proprio quel ‘e se ti pagano…’ che mi irrita! scusate, eh! ma pare che il lavoro della associazioni, al mondo d’oggi, sia quello di farsi pagare, e poi, eventualmente, compensare con qualcosa. Non dovrebbe, invece, essere ‘ti faccio vedere cosa riusciamo a fare tutti insieme’??? del resto se, come associazione librerie, quello che riusciamo a fare corrisponde a regalare libri, forse c’è proprio qualcosa che io non riesco ad afferrare.
Quel che penso? che hanno coinvolto le librerie perché se non lo facevamo pareva brutto. ma proprio le librerie aderendo, in questo caso, non ci fanno affatto una splendida figura, secondo me!

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Un baule pieno di gente 24/03/2015 at 12:29

Non so esattamente in cosa consista il ruolo di librai e bibliotecari, ma mi fa sorridere pensare a quello dei messaggeri come lavoro. Magari fossero tutti così i lavori!

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pagsy7 24/03/2015 at 12:53

Ho inizialmente accolto l’iniziativa con molto entusiasmo (nessuno smuove mai le acque in favore della lettura, finalmente si sono decisi… ho pensato) salvo poi rendermi conto che faceva acqua da tutte le parti. Attendo il 23 aprile per vedere cosa accadrà. Quanto alla questione dei titoli – come dicevo altrove – credo sia la classica situazione in cui qualsiasi titoli avessero scelto qualcuno avrebbe avuto da ridire. Il problema non sono i titoli a mio avviso…ma il modus operandi… e, in questo mi trovi in totale accordo con le tue osservazioni. Senza sminuire l’operato delle associazioni o di chi si impegna (assolutamente) la gratuità della distribuzione non rende onore al merito del valore del prodotto libro. Valore – sia chiaro – non dato dal prezzo di copertina, ma dal contenuto.

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Chiara Beretta Mazzotta 24/03/2015 at 15:31

Valore, esatto. Se c’è un valore, se il valore è riconosciuto, scatta il meccanismo del desiderio e quindi del bisogno di possedere l’oggetto. In Italia questo bisogno non sussiste, i libri non costano troppo, i libri “non sono”, sono invisibili ai più. E credo che la fatica non stia nel regalare libri, ma nel suscitare questo benedetto bisogno. Sui titoli, ovvio, si potrebbe discutere su ciascuno, ma per un pubblico più giovane direi che non si è fatto molto.

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sandraellery 24/03/2015 at 15:08

Rileggo la lisa e torno a stare male, certo difficile trovare un elenco che accontenti tutti ma così scontenta parecchi dai. Questi sono i libri che dovrebbero indurre un non lettore a diventarlo? Creare lettori è un compito difficilissimo e queste a mio avviso non sono le armi giuste, con buona pace di chi si farà il mazzo gratis, e chi rinuncerà ai diritti. Vediamo se tra gli eventi ci sarà qualcosa per cui valga la pena di ricredersi, ne sarei felice, non ho l’anima disfattista per partito preso, tutt’altro.
# ioleggoperché: perché si vivono emozioni straordinarie come nel romanzo che sto leggendo ora “il tempo è un bastardo” Jennifer Egan, traduz. Matteo Colombo (un mito) ediz. Minimum Fax. Corro sul divano, questo si che è un titolo da lista induttiva.

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Chiara Beretta Mazzotta 24/03/2015 at 15:36

La Lista. Dovremmo chiamarla così, una lista segretissima di titoli irrinunciabili. Però vietati perché dispensatori di piacere. Una lista di romanzi bellissimi che gira in blog loschi e nei pertugi della rete. Non leggete, non leggete! Ché poi non smettete. 😉

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Marco Amato 26/03/2015 at 23:39

Eccomi a due giorni dal post. Ormai sono tanto incasinato dal divenire vivendi che ho perso la cognizione del tempo. Figurati che gli unici commenti che riesco a fare sono alle domande che nel dormiveglia mi sgorgano come… ehm… omissis…
No, però volevo dire una cosa sull’iniziativa. Bella, ma che possa servire a rimestare qualche sparuto barlume di lettura ai non “leggenti”, mi pare difficile. Far qualcosa comunque è meglio di niente.

Però credo che queste copie omaggio più che i non lettori attireranno l’attenzione di coloro che lettori sono già, e che magari possono rimediare qualche volume gratis.
Per questo ritengo che prima di assegnare il libro, occorrerebbe fare un piccolo TEST di iniziazione. Roba facile suvvia.

Io lo propongo, ma visto che alle tue domande ricevi le risponde dopo mesi e su altri blog, il mio test come minino verrà ripreso il prossimo anno sul blog di ricette di Don Peppa la Caponata. E in tal senso ogni riferimento ai calvinisti è puramente casuale. – Intendo i protestanti seguaci del benemerito Calvino, o al massimo ai seguaci dei mutandoni di Calvin Klein…

Che stavo dicendo… è che dieci anni fa ho mangiato due fettine di mucca pazza e il divago mi prende di sghimbescio.

Ah sì, il TEST di iniziazione per il volume aggratis.

Prima domanda, livello facile: Quante sono le Sfumature di Grigio?
Ecco, non vorrei essere petulante ma questa domanda è alla portata anche della casalinga dello sperduto paesino di Senodisotto della Scudisciata.

Seconda domanda, livello medio: Se il Leonardo viene diffamato, quanti din din Dan guadagna Mister Brown con il Codice da…

Terza domanda, da lettore provetto: Se il Fante John non è una carta da giuoco e il pulviscolo ricopre il libro, tu che fai, Chiedi alla…

Bene se alle domande l’aspirante lettore risponde con tre “Boh di petto”, è legittimato a ricevere il grande e ambito romanzo aggratis. Altrimenti viene rispedito indietro con un delicato rifiuto in stile oxfordiano: “E vattelo a pija…”

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Chiara Beretta Mazzotta 27/03/2015 at 00:33

Parto dal fondo: test supremo. Anzi, definitivo! Lo prenderò a modello. Sì, perché dovrei ricevere la collana dei 24 libri. Inutile dire che ci sarà un contest per assegnarli a 24 non lettori.
Comunque. Dormi poco, sei sotto stress, ma rimani sul pezzo 😉

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Marco Amato 27/03/2015 at 00:43

Eh dormire che bella parola.
Lo zio Shakespeare (gli autori che amo sono tutti parenti) dice: dormire, morire… morire forse sognare.
Devo portare avanti la revisione anche rubando le ore alla notte. 😉

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sandra 27/03/2015 at 09:31

Dai che revisioniamo insieme – ognuno il suo testo, sia chiaro 😀 io di notte però mai. Bacio PS. so le risposte al test, la terza domanda è già più difficile.

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Marco Amato 27/03/2015 at 11:00

Ahah Sandra, sai che non sarebbe una cattiva idea la revisione di gruppo. Un unico stanzone di delizia, tormento e passione (pasquale).
Sul test mi sono fregato da solo. Se sapevo che Chiara indiva il contest per i non lettori, mi sarei finto diversamente leggente…

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Chiara Beretta Mazzotta 27/03/2015 at 11:03

Beccato 😉 Ma lo stanzone della revisione andrebbe inventato. Cioè ti frego tutte le idee. Ahahahaha

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Marco Amato 27/03/2015 at 11:16

Ecco inventiamolo. Noi poveracci a scrivere e Chiara a passare tra i banchi con la bacchetta in mano, pronta a picchiare sulle mani per ogni congiuntivo sbagliato, tirare le orecchie per ogni frase fatta e contorcere i capelli ogni volta che ci distrae e non si fa…
Sulle mie idee però vige il top secret. Non è che posso farmi copie i best seller… fiu fiu… 😉

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sandra 27/03/2015 at 11:19

Il congiuntivo sbagliato è niente, a me ha tirato un cuscino per la fretta di revisionare. Ho superato i limiti di velocità consentiti dalla legge sull’editing.
PS. il mio gravatar/avatar con la fotina tanto bella del matrimonio si è già preso le ferie di Pasqua in anticipo.

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Marco Amato 27/03/2015 at 11:58

Eh no Sandra, sulla revisione do ragione a Chiara. La revisione è un processo di fondamentale importanza. La storia può essere avvincente o lineare e semplice come quella di Stoner (un capolavoro di scrittura e intensità). Ma la discriminante tra una brutta storia e una ben fatta è la revisione. Andare avanti nel rivedere richiede forza, abnegazione, coraggio nel cambiare quel che sembra buono ma sai che non va, e soprattutto richiede assimilazione e tempo.

Ormai io e il mio romanzo siamo come due pugili sfiniti che si abbracciano. Ce le siamo suonate di santa ragione per 15 riprese, vorremmo dire basta, eppure sento che non è ancora giunto il cruciale momento dell’editing professionale autofinanziato. Preferisco revisionare anche di notte, quando e appena posso nei pochi tempi. Elaborare i punti deboli mentre guido l’auto o in coda alla cassa di un supermercato. La revisione deve diventare parte del respiro, come una bombola d’ossigeno alla quale sei attaccato per sopravvivenza. Poi arriverà un momento in cui toglierai la mascherina e incredulo ti stupirai: ce l’hai fatta, è finita.
Quindi, non c’è bisogno che te lo dica io che non ho i titoli, ma dacci dentro con ferocia… “revisionista”. 😉

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fabio 01/04/2015 at 10:26

🙂 Rispetto al primo articolo in cui si parlava nel titolo di EPIC FAIL mi sembra che la risposta del pubblico sia stata amplissima avvicinando al tema persone tendenzialmente non sensibili.
Il consiglio è sempre quello di parlare dopo la conclusione di un progetto, altrimenti si rischiano figuracce.

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Chiara Beretta Mazzotta 01/04/2015 at 11:19

Il mio consiglio, invece, è leggerli i pezzi. Altrimenti è solo noioso flame. E certi pezzi, quando a scriverli sono in tanti, aiutano a “correggere” certi epic fail.

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