Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf

Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf

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Un saggio per riflettere sulla condizione femminile e non dimenticare che al rispetto ci si educa e si deve educare. 

Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ho pensato a un libro che fosse adatto e ho scelto un classico: Una stanza tutta per sé, in cui la Woolf descrive alla perfezione la condizione femminile del suo tempo. Un saggio che riesce, parlandoci del passato, a farci riflettere anche oggi. È questo il potere della letteratura: attraversare incolume il tempo e riuscire a parlare ai lettori di epoche diverse.

L’autrice, interrogata sul rapporto tra donne e letteratura, ha l’occasione di domandarsi come mai nella storia ci sono state meno artiste che artisti e, in particolare, meno scrittrici che scrittori. Si immagina così una fantomatica sorella di Shakespeare – Judith – con una incredibile passione per la scrittura e dotata di altrettanto talento. Che ne sarebbe stato di lei? Nella sua epoca le donne non ricevevano istruzione, nella maggior parte dei casi erano analfabete. Non potevano guadagnare denaro (non potevano neppure recitare in teatro). Erano proprietà del marito e, di fatto, passavano la vita a fare figli. Forse si sarebbe rassegnata, forse sarebbe fuggita o, peggio, avrebbe messo fine alla propria vita.

Perché esattamente come un uomo, una donna per creare, per poter esprimere se stessa, deve possedere gli strumenti necessari, i diritti necessari. Compreso il denaro e una stanza tutta per sé, ci racconta con semplicità l’autrice.

Oggi abbiamo una stanza per noi? Siamo messe nelle condizioni di poter lavorare e mantenerci? Ciascuna darà le proprie risposte. Ciò che conta, però, è ricordare sempre che la cultura del rispetto si insegna, che non dobbiamo mai smettere di educarci ed educare in tal senso. Perché la violenza si impara.

Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf, traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Feltrinelli, p. 156 (7,50 euro) ebook (1,99 euro

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