Radiopirata

Radiopirata

Arrivò con la sua vecchia automobile, una Citroën ds, ereditata dal padre.
L’auto aveva un unico sedile anteriore, di pelle marrone, e il volante era grande quanto quello di un camion.
Scese dinanzi al sagrato della chiesa, aveva viaggiato tutta la notte. In giro non c’era nessuno. Due leoni di marmo reggevano le colonne all’ingresso dell’edificio.
Fece qualche passo, fino al portale. Toccò la pietra fredda, poi guardò la piazza, era da poco passata l’alba. Solo qualche rumore di stoviglie, gli sembrava di vederle quelle case, donne che preparavano il caffè e uomini che si alzavano, l’odore saturo della notte.
Un uomo vestito di nero attraversò la piazza in bicicletta. Era piccolo e con il naso schiacciato. Posò la bici e si avvicinò.
«Sono Lagrasta Nicola.»
«Buongiorno.»
«Sono il sagrestano.»
«Ah.»
«Siete voi il nuovo parroco?»
«Sì.»
«Don Lorenzo?»
«Sono io.»
«Siete arrivato con quella macchina?»
«Sì.»
«Benvenuto.»
Dentro l’auto un nastro che andava. Heart and Soul, Joy Division.

DUE
Entrò in casa verso le sette del mattino. Il sagrestano fece strada e aprì le imposte delle finestre che affacciavano sul cortile. La casa era grande, con le volte alte e i pavimenti di graniglia. I proprietari, i baroni Mazzacane, avevano messo a disposizione l’appartamento per ospitare il parroco, in attesa di una sistemazione definitiva.
Nicola mostrò a Lorenzo le stanze. La camera da letto, luminosa, con un armadio e un piccolo scrittoio. La cucina, arredata con vecchi mobili di occasione. Le altre stanze, vuote.
«Bella casa, vero?»
«Bella. Anche troppo grande per me.»
«Quella, la baronessa, non bada a spese quando deve fare una buona figura, la cucina l’ha fatta aggiustare il mese scorso. Certo vi servirà qualche signora che vi viene a cucinare, siete giovane. Se volete ci sta mia moglie…»
«Grazie, non sarà necessario, riesco ad arrangiarmi da solo.»
Nicola sorrise. Anche Lorenzo sorrise. Poi l’uomo si congedò, dopo avergli lasciato un foglio con l’indirizzo e il numero dei proprietari. Per il telefono in casa bisognava fare il contratto con la Sip. Se voleva, in piazza c’era un bar con il telefono a gettoni.
«Grazie di tutto allora.»
«E di che cosa. Domenica vengo una mezzora prima della messa, se avete bisogno di una mano. Qui stanno le chiavi, quelle dell’ingresso laterale. Il portone lo apriamo da dentro che ci stanno i ferri. Ho fatto lavare a terra e pulire per bene l’altare e le panche.»

RadiopirataFrancesco Carofiglio, Marsilio, p. 231 (18,50)

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