La peste e Dance dance dance – Albert Camus

La peste e Dance dance dance – Albert Camus

Il nostro recensore atipico, © Aldo Costa, stavolta se la vede con il dubbio.

Sono un po’ stufo di finire i libri e chiedermi che cosa ho capito. Di solito non capisco niente.

_camus_1307643066Per esempio, quando ho letto La peste di Camus, io ho capito che a Orano c’era la peste e siccome i racconti di malattie epidemiche mi piacciono un sacco, mi ero gustato anche la Peste. Solo dopo, vado a leggere i commenti e scopro che la peste è tutta una metafora per parlare del totalitarismo. Gesù. E io non me ne sono accorto? È come quando sei cornuto e sei l’ultimo a saperlo.

Murakami mi mette in crisi più di Camus, perché qui è evidente che c’è qualcosa da capire, un secondo significato da individuare. Il mioMurakami Dance dance dance problema è che oltre a non trovare questo secondo significato nascosto, non mi è chiaro nemmeno il primo. Preferisco di gran lunga il corvo parlante: con un po’ di pazienza si riesce a ricostruire la sua frase e anche a trovare l’oggetto nascosto. Qui è un casino: chi è l’uomo pecora? Esiste davvero? Chi ha ucciso Mei? E che cosa rappresenta quel poveraccio con un braccio solo che esiste solo per morire investito?

Potrei andare avanti con i miei dubbi che sono più di mille, ma non vorrei farne venire a chi non ne ha. E quindi stop. Anche con Murakami.

Dance dance danceHaruki Murakami, traduzione di Giorgio Amitrano, Einaudi, p.485 (15 euro) ebook (6,99 euro)
La peste, Albert Camus, traduzione di Beniamino Dal Fabbro, Bompiani, p. 245 (10 euro)  ebook (6,99)

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29 Comments

  • Anch’io di solito non capisco niente!

  • Ora mi sento un pi’ meno solo nel non capire una mazza di quello che leggo…

    • Evviva! Abbracciamoci, amici, è bello non capire un tubo in compagnia 😉

      • che poi il mio problema è anche peggiore: non capisco perchè banalmente non ricordo. Neanche dei libri che mi piacciono :/

        • Io ringrazio il cielo. Se non dimenticassi un po’ i libri letti non avrei più spazio 😉

  • Una recensione originale…

    • Aldo è il recensore che racconta un libro senza dire nulla della trama. Impagabile! 😉

  • Murakami eh bel problema. La mia gemella è diplomata in giapponese, per cui è un mito di casa nostra da tempi non sospetti prima che tutto il Giappone diventasse moda dai manga al sushi. Alla fine ho letto il grande classico Norwegian wood, che c’ha pure un altro titolo e questo già mette nei guai. Tra suicidi e mooolto sesso, mi sa che ho capito poco anch’io.

  • Sento sempre parlare di Murakami in termini entusiastici, ma questa è l’unica recensione che mi ha fatto venire voglia di provare a leggerlo, almeno una volta; sarà la legge dei contrari?. Io non ho capito niente quando ho provato a leggere Eco e il suo Pendolo di Foucault, e sono rimasta assolutamente impassibile al libro di Alice Munro. Pensavo di avere qualcosa che non andava…

    • Maria, benvenuta tra noi! Da come scrivi, direi che vai benissimo vai 😉

      • Hai… lo sapevo. 🙂 Ho comprato Danza delle ombre felici. L’ho iniziato. Poi l’ho lasciato. E’ sempre accanto al computer, pronto per improvvisi desideri di lettura. So che devo mollarlo per un pò. Mi conosco. Poi entrarci piano piano. Ma avevo letto recensioni bellissime sui suoi libri, e quando ho iniziato a leggerlo mi aspettavo l’innamoramento…

        • Ok, questo non l’ho letto, ho letto 3 raccolte di racconti e mi sono piaciute un sacco, però è anche questione di momenti come dice Chiara, e di boh, l’innamoramento è chimica, alchimia e poco ragionamento, capita e stop. Grazie per aver risposto. Buone letture a tutti.

          • Grazie a te! Buona lettura 🙂

      • graziee:) 🙂

    • Non mi toccare la Munro 😀 ! quale suo libro?

  • Eh, niente, tocca ammetterlo: ‘sto Costa come recensore ha i suoi bei perché 😉

  • Posso dire che Aldo Costa mi fa piegare in due?!!! geniale!
    In ogni caso, anni fa lessi “kafka sulla spiaggia” del nostro, poi mia moglie mi disse “lo voglio leggere in inglese per fare un po’ di esercizio”, al che risposi “ehm…non so se è il libro più adatto…” ;-). comunque caro Aldo Costa e cari tutti/e, qui dichiaro che proverò a cimentarmi con il suo capolavoro “Norvegian wood” e vediamo come va, e vi rivelo, se non ne siete a conoscenza, che c’è un suo libro – saggio? – comprensibilissimo, “on running” o come diavolo si chiama, quello dove racconta la sua passione per la corsa – o c’erano significati nascosti che non ho colto?! :-/ –
    Tomas

    • Facci sapere come va con Norvegian Wood, se è solo mia la paranoia del troppo sesso (sono un po’ puritana, ecco l’ho detto!) Aldo lo amiamo tutti.

      • ah bè allora se c’è troppo sesso io invece lo promuovo a priori! ;-)))

    • Tomas,
      pure io sostengo On running! Con 19Q4 avrei preso a martellate il libro (e l’editore per aver diviso il testo in due parti).
      Ma è anche questione di tempi. Non era il tempo, quello…

      • bè poi a me è piaciuto perchè adoro correre. Vorrei avere la sua tenacia, nel correre come nello scrivere, ma sono troppo italiano e troppo poco giapponese… 😉

  • Ho letto Norwegian Wood, l’ho portato a termine per vedere se ci fosse chissà quale significato nascosto, ma nada.
    Me lo sono sorbita per niente.
    Poi ho cercato i significati, ma non ho capito nemmeno i commenti altrui, figurarsi.

  • Grazie, Marta! Un piccolo faro in questa selva di incomprensioni 😉

  • Noi qui, se non un’isola, facciamo una zattera di speranzosi!

  • finalmente qualcuno che lo dice! (A proposito di Murakami, Kafka on the shore non mi faceva dormire di notte)

  • A proposito di Norweegian Wood,

    Siamo solo all’ 8 agosto, ma mi sento di proclamare Norwegian wood (mio) libro dell’anno 2013. Nel 2012 fu la volta di “Skippy muore”.
    Ha due pregi: 1) essere scritto davvero molto bene, raccontando una potente storia di sentimenti senza annoiare mai. 2) farti sentire più fico di quel che sei.
    Se il primo è un giudizio che non ha bisogno di spiegazioni, il secondo qualche parola la chiede. Diciamo allora che N.W. ha il fascino del libro per élite. Dal titolo all’autore, dalla copertina bianca alla fama che si è conquistato, Norwegian wood sembra scritto e confezionato per lettori raffinati, persino un po’ snob. Di più (o di peggio) in questo senso, credo che ci sia solo “Infinite Jest”, che però, al momento non ho il coraggio di affrontare. In pratica sto confessando di essermi fatto condizionare nella scelta del libro da leggere da alcuni persuasori occulti, peraltro rielaborati dal mio facilmente gratificabile ego.
    In verità, c’è anche un terzo pregio: N.W. racconta di un Giappone che non è quell’altro mondo che ti immagini. Le persone che vivono laggiù in fondo ci somigliano: si ammalano come noi, ragionano come noi, amano come noi. Insomma, ci si può identificare facilmente e in un’estate strana e malaticcia come questa, farsi innestare nel corpo, nella mente e nel pene di un altro è forse la cosa migliore che ti può capitare.

    • Costa è il solo che fa le recensioni anche nei commenti. Nei post ci metterò i commenti, di Costa. Ovvio! 😉

      • Io e Costa, ad esempio, abbiamo letto due Norwegian Wood diversi, visto che l’ho terminato solo perché era semplice e scorrevole e la lettura – la ricerca di un qualcosa in più – non mi pesava troppo 🙂

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