Voce del verbo fare

Voce del verbo fare

Successo, talento, fortuna. Io la vedo alla maniera di Stephen King: “Il talento da solo vale poco. Ciò che separa il talentuoso dalla persona di successo è il duro lavoro”. (E se a vedere Volo vi piglia un colpo, leggete sotto).

Chi raggiunge il successo? Chi fa. La fortuna è un accessorio. Se hai successo, puoi avere avuto fortuna e il tuo fare è stato agevolato, oppure non averne avuta per niente e il tuo fare è stato ostacolato. In tutti i due casi, se non avessi agito, non avresti ottenuto alcunché.

Lasciate perdere la qualità, il punto non sono gli esiti di questo fare. Il punto è che “fare” è il verbo del successo. Chi crede alla fortuna, e quindi alla sventura, è un soggetto esogeno, uno che pensa che le cose capitino non che siamo noi a farle succedere. Il rischio? Restare in attesa, aspettare che la sorte faccia la sua parte e indignarsi se ciò non accade. Il che regala un mucchio di tempo (da perdere) e frustrazioni. Tempo che rischia di essere impiegato male ché le frustrazioni tendono a trasformarsi in rabbia repressa, se va bene, in cattiveria gratuita, se va male.

Fabio Volo è un ottimo esempio di successo del “fare”. Che vi piaccia o no quello che scrive, è irrilevante. Cos’è rilevante? Saper coltivare il proprio talento. Per esempio: se adesso state pensando a come raggiungere i vostri obiettivi, siete sulla retta via. Se state pensando “quel gran culo di Volo vale zero” state perdendo tempo. Buona notte.

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21 Comments

  • purtroppo hai ragione

  • Va be’, mo sembra che sto tutto il giorno attaccata a bookblister. In realtà è una specie di rifugio, mi piacciono i post ma anche i commenti altrui e torno spesso per vedere le novità. Detto ciò, come dice Chiara, il problema non è Volo, ma solo Volo, rispetto a cosa si legge. Certi suoi libri li ho pure apprezzati e ho regalato a mio marito “E’ una vita che ti aspetto” perché insomma il messaggio mi pareva chiaro, avendolo conosciuto a 36 anni. In generale, e di sicuro è ben applicabile alla scrittura, chi sta lì sempre a vedere cosa fanno gli altri, a invidiare stipendi magari meritatissimi, successi e obiettivi raggiunti, stando al balcone senza mai scendere in strada, mi pare un po’ miserabile. Ma ce ne sono. Che poi il colpo di fortuna in ogni campo davvero può fare e fa la differenza, e be’ ma chi lo nega? E niente, ieri è uscito il nuovo di Fabio Genovesi, ecco io la parola talento la uso con estrema parsimonia, talento ce l’aveva Mozart, ma per Genovesi la spreco volentieri. Per Volo un po’ meno, bravissimo a gestire la sua immagine, ma quando dice di non badare alla struttura del romanzo, vorrei rispondergli “Fabio, l’avevamo notato.” Notte.

    • Scusa ma tu dici Genovesi e io dico: è arrivato in casa oggi e io faccio fatica a fare qualsiasi altra cosa. Quindi anche se non è talento, a me garba assai 😉

    • Leggo appena finito! Che sono una vecchia rompiscatole e devo leggere tutto prima di sapere altro 😉 Comunque le vibrazioni sono ottime. Ottime!

  • Le persone che sono più larghe della vita, cercano di compensare le ristrettezze della realtà con gli enormi spazi della fantasia (cit.)… E nonj aggiungo altro! 😉

  • E per il post che coraggiosamente sceglie un Volo come testimonial, 92 minuti di applausi. Meritatissimi!

  • Che poi a me Follett garba assai… sono fuori dal club? 😉

  • Follet impagabile in romanzi come “la cruna dell’ago” dal ritmo vertiginoso e “i pilastri della terra”, ma il tuttologo Volo nun se po’ vedè…il suo successo come scrittore è figlio del successo arrivato prima in radio e tv, e quando poi comincia a pontificare su cosa ascolta/cosa vede/cosa legge…non amo questi personaggi troppo autorefenziali alla Linus 😉
    Tomas

    • Ah, Tomas, nulla vieta di detestarlo! Il punto è quanto tempo uno passa a detestarlo 😉

      • poco, poco, pochissimo, me ne hai dato motivo tu! ;-)))
        A dire il vero non so che trasmissioni tv/radio conduca o meno in questo momento, che cosa abbia scritto, diciamo che nn sono il classico che detesta e compra. 🙂
        e cmq sul “fare” sono d’accordissimo!

    • Pensavo a Linus mentre ti leggevo e prima di iniziare a risponderti tu che mi fai?! Mi chiudi proprio col direttore di Radio Deejay – urka la concorrenza! – uaaaaa!………… Pensavo a lui perché è proprio Linus, con la sua storia, che smonta un po’ ciò che dici su Fabio Volo (“il suo successo come scrittore è figlio del successo arrivato prima”). Infatti anche Pasquale di Molfetta ha avuto ed ha un grande successo tra discoteche, radio e tv, eppure i suoi racconti e i suoi romanzi (ebbene sì anche lui scrive!) non mi risulta sbanchino nessun box office. O no?

      io

      • ahahahah non saprei, non ho mai provato a leggere Linus, mentre ho provato a leggere l’altro ma ho resistito x ben poche pagine…
        a parte lui direi che c’è qualche tonnellata di sportivi/giornalisti/soubrette ecc che hanno + o – successo con i loro romanzi, e dubito sia x la qualità della scrittura. poi magari scritti a 4 mani escono gran cose come nel caso dell’autobiografia di Agassi…ma d’altronde anche se nelle classifiche degli scrittori “puri” stravince “le 50 sfumature”…

        • Mah, sarà. Io vedo un mucchio di sportivi e soubrette uscire ma ne vedo pochissimi avere successo. Certo, qualche copia si vende… e per l’editore superare le mila, visti i tempi, è già grasso che cola. Quelli che vendono di brutto: Volo, Parodi, Faletti… a mio avviso non lo fanno perché erano già famosi. Non solo almeno.

          • Non ho letto molto di Fabio Volo ma ognuno di noi penso che nella propria testa abbia idee, idoli e ideali che chiaramente differiscono da soggetto a soggetto tolto il fatto che il bello e il brutto siano universali esistono anche fasce intermedie e soggettive, mondi diversi dove ognuno di noi possa rifugiarsi, in fondo secondo me un libro e’ proprio quello un piccolo proprio mondo da vivere e scoprire, una serata in un rifugio, a voi piace la baita di montagna, a me la palafitta sul mare, volo a me personalmente non dispiace, le epoche cambiano, gli autori cambiano, adeguarsi e venire incontro anche a un pubblico meno acculturato a volte e’ un’arma vincente, le librerie sono colme di libri, come si suol dire a ognuno il suo,

          • d’accordissimo, de gustibus. ma io nn ne facevo mica un problema di pubblico acculturato, cui certo non appartengo, visto che per un libro della Arendt che leggo, ne leggo poi 10 di fantasy, gialli, romanzi ecc, la questione è di tecnica narrativa, interesse e credibilità di storia e personaggi. E temo spesso le case editrici oggi preferiscano allo sforzo di cercare un buon narratore i mila che arrivano facile grazie a un nome…Chiara correggimi se sbaglio, vedi rimozione di figure quali Beatrice Masini….
            http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2013/12/13/non-chiamatela-editoria/
            ah, non ho la coda di paglia di quello “ehhh, per quello non pubblicano me”, mai provato a farmi pubblicare, anche xchè non ho mai scritto + che raccontini di 3 pagine. Mi sembrava giusto specificare che parlo da lettore, si scoprono troppi novelli Shakaspeare – si scriverà così? – incazzati! 😉
            Tomas

  • Buondì,
    manco da molto … cambiato molto (e piattaforma) e io sono rimasto indietro…

    Ma ora recupero.
    Buon w.e.

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