Tabù – Giordano Tedoldi

Tabù – Giordano Tedoldi

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Un affamato sperimentatore, un efferato accumulatore di esperienze sessuali, a modo suo un sentimentale… chi è Piero Origo, il protagonista di questo – all’apparenza – romanzo borghese? E qual è il tabù da non violare? Non desiderare la donna d’altri, soprattutto se si tratta della moglie del tuo migliore amico.

Quando la storia si apre, incontriamo Piero a una festa. È ubriaco, ha litigato con Dolly (Dolores) la donna con cui sta, o meglio, di cui è l’amante, visto che lei in realtà è la compagna di Marco. E proprio a questa festa Piero ha rivisto Emilia che è sposata con il suo migliore amico, Domenico. Erano anni che non la incntrava, è una sua amica (lo è?), eppure è bastato questo ritrovarsi per innescare un colpo di fulmine a scoppio ritardato e un desiderio: “Mi devo compromettere, scusami Dolly, è l’ultima occasione” si dice a voce alta mentre dirige verso casa di Emilia.

“A volte penso che mi sono inventato un migliore amico solo per soffiargli la moglie”. È così che si sfaldano triangoli, saltano le geometrie “da tinello” e se ne creano di nuove. Per esempio ecco che Piero finisce a vivere con Marco. Ma è solo una delle prime tappe (e convivenze) di quello che è un percorso di conoscenza dei rapporti e di curiosità quasi antropologica verso gli esseri umani.

Non è un libro sul “maschio” è un romanzo sul desiderio e sugli impulsi e questi riguardano tanto gli uomini quanto le donne. È un romanzo sull’amicizia (tra gli opposti, soprattutto, e siccome tende a neutralizzarli, non è un legame consigliabile). È un romanzo sui legami di sangue, sulla rete che tiene le persone assieme e sui rischi che si corrono a terremotare questa rete. Ma il mondo è un territorio straordinariamente ricco se liberato dalla morale.

Non c’è redenzione in questa storia. E il lettore dovrà percorrerla con cautela, sporcandosi, e vivendo con la libertà con cui esistono sulla pagina questi personaggi che osano sempre e infrangono tabù (seppur, spesso, con le lacrime agli occhi).

Leggendo al lettore basteranno poche righe e – parafrasando Tedoldi – “il cuore sarà il primo organo di senso a sentire la sua voce” la voce dell’autore.

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