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Podcast Libri a Colacione 9 dicembre 2017

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  • Chiara Beretta Mazzotta
  • 15 Dicembre 2017
  • 0
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  • 1 minute read
 Podcast Libri a Colacione 9 dicembre 2017

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Tags: books Consigli da leggere Da leggere i Consigli di BookBlister la Colazione dei lettori leggere libri Libri a colacione libri appena usciti Libri belli Libri bellissimi Libri consigliati libri consigliati da chiara beretta libri da leggere libri da non perdere Libri di Radio 105 libri di Tutto Esaurito libri nuovi libri radio 105 Marco Galli Non so cosa leggere novità in libreria poesie Radio 105 romanzi belli romanzi nuovi Tutto Esaurito
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BookBlister è un blog che racconta il mondo dell’editoria e la filiera editoriale: i professionisti del settore, i dati del mercato, gli autori e, ovviamente, i libri. Si occupa di parole e scritture. Vuole conoscere meglio gli autori, sapere come hanno cominciato, gli errori commessi o evitati. Cerca anche di aiutare gli esordienti a schivare cialtroni e furbetti e a evitare perdite di tempo. Ciò che ama di più? Leggere e raccontare le storie, e le storie intorno alle storie.

Instagramami

La tua protagonista, il tuo protagonista in che co La tua protagonista, il tuo protagonista in che cosa crede? È superstiziosa/o? Fatalista? Ha dei preconcetti? È ottimista? Pessimista?

È una tipa “endogena”? Cioè pensa che tutto quello che succede sia merito/colpa sua? Oppure è un tipo “esogeno” e ritiene che ogni cosa dipenda da fattori esterni (dal meteo, al capo, passando per le solite minacciose congiunture astrali).

Insomma, si tratta di capire se conosci oppure no quali sono le idee (o i bias cognitivi) che influenzano il suo sguardo sul mondo. Perché questo aspetto è fondamentale per capire meglio come agirà di fronte ai guai! Ma persino davanti alle cose belle.

Quando costruisci i tuoi personaggi, non ti dimenticare di ragionare su questo aspetto perché ti darà moltissime informazioni utili per gestire al meglio le sue azioni e i suoi pensieri.

Ci avevi mai pensato? Fammi sapere se il post ti è stato utile e perché!

#scrivere #libri #personaggi #credere #visione
Alle volte ci fanno male perché dicono la verità Alle volte ci fanno male perché dicono la verità. La conosciamo anche noi ma vorremmo poter fingere ancora un po’ di non saperla… altre volte ci colgono del tutto di sorpresa (e la botta si sente doppia).

Spesso ci fanno diventare insicuri, ci fanno sentire in pericolo. Perché ci ricordano che tutto ciò che facciamo, in fin dei conti, può essere definito, misurato. E anche noi possiamo essere ridimensionati fino a scomparire.

Tutti vogliamo essere amati, scrivere è un modo (complicato) per ricevere attenzioni e amore. Ma ciò che scrivi è diverso da ciò che sei: tu non sei il tuo libro. Se non fai questo passaggio, scrivere sarà una tortura.

Ne ho parlato tante volte (in un video, lo trovi nel feed, si chiama “digerire le critiche”) e, sempre, ripeto che se la critica è di qualità, contiene delle informazioni importanti. Informazioni che potrai usare per migliorare, per guardare ciò che hai scritto con occhi nuovi.

Le critiche vanno adoperate, sempre!

Soprattutto quando ci fanno soffrire, perché si vede che stanno toccando una parte di noi preziosa, da scoprire, da far fiorire. O semplicemente da conoscere.

👉🏻 Ma, stavolta, lo chiedo a te: quali sono i tuoi trucchi per predisporti alle critiche nel migliore dei modi? Per metterti in ascolto? Per sbollire? Per selezionare ciò che ti viene detto? Raccontamelo nei commenti!

#critiche #editoria #libri #scrivere
Sì, lo so, per un/a autore/autrice procedere per Sì, lo so, per un/a autore/autrice procedere per la strada giusta significa soprattutto pubblicare…

Un dato oggettivo, certo. Ma ci sono moltissimi passaggi intermedi, preziosi, che c’entrano con il fare un percorso e alle volte valgono anche di più.

Perché se non sei in cammino, significa che non stai crescendo né cambiando. E, prima o poi, quello che stai facendo ti stancherà e perderai energia.

O, peggio, continuerai ma finirai per dire sempre le stesse cose.

Nel carosello trovi alcuni spunti che secondo me possono essere utili per continuare a camminare. 
Per premetterti di guardare le cose sempre con curiosità e da punti di vista differenti. 
Per non smettere mai di voler capire chi sei veramente e cosa vorresti dire ai tuoi lettori.

👉🏻 E tu come lo sai che stai procedendo? Come ti metti in discussione?

#editoria #scrivere #percorsi editoriali #libri
Cos’è la sinossi, forse lo sai. Ma come si fa? Cos’è la sinossi, forse lo sai. Ma come si fa? Ti do qualche dritta!

⚠️ vorresti inviare il tuo testo e hai paura di fare passi falsi? ➡️ Su @edday.it ti aspetta il Kit 2!

👉🏻 Hai bisogno di aiuto per scrivere una sinossi coi fiocchi? Scrivici in agenzia! @berettamazzottaagenzia 

#editoria #libri #sinossi
❓Come fai a capire se un’idea vale la pena di ❓Come fai a capire se un’idea vale la pena di essere sviluppata e quando, invece, non porterà da alcuna parte?

🎥 Nel video trovi qualche piccolo consiglio!

👉🏻 Se il tuo problema è il blocco, dai un occhio al Kit X su @edday.it (perché ogni blocco, fidati, è prezioso e ti sta dicendo qualcosa!).

#scrivere #idea #libro #narrativa
La possibilità di viaggiare nel tempo e di far sa La possibilità di viaggiare nel tempo e di far sapere al lettore fatti del passato è preziosa. 

I flashback permettono di rivelare dei retroscena sui personaggi (svelandoci molto sul perché pensano e agiscono in un certo modo), sulla vicenda e sul contesto.

➡️ Alcune storie sono un lungo flashback: si parte da un evento decisivo del presente e poi si salta indietro, riavvolgendo il nastro. In questo caso andranno maneggiati con cura i piani temporali per lavorare sulla tensione e rendere più gustosa la storia. Occhio: tensione non significa confusione!

Diverso, e forse più complesso, è inserire (e dosare) i flashback quando la storia si svolge nel presente. Ecco 4 consigli per evitare che diventino un problema.

1️⃣Nel passato si trovano motivi e motivazioni che giustificano l’agire (e il sentire) di un personaggio ma occhio, racconta il passato di un personaggio quando il lettore è interessato o legato a quel personaggio! Altrimenti corri il rischio di replicare l’effetto “sconosciuto che ti attacca un bottone”. In effetti, se non ti importa di qualcuno, perché mai dovrebbe fregartene del suo passato?!

2️⃣I flashback riportano fatti/conflitti/dettagli del passato che sono rilevanti per comprendere la vicenda, ma la tua storia non sta lì! Sta al presente. E se sta lì, significa che quelli non sono antefatti ma i fatti veri e propri del tuo racconto e allora hai un problema di trama (che cosa stai raccontando? Dove stanno i conflitti principali?).

3️⃣Occhio alla misura. Se i flashback debordano e vampirizzano il testo, la storia si inchioda e il lettore sbadiglia.

4️⃣Aiuta il lettore a raccapezzarsi e a riconoscere per bene i salti indietro! Valuta con cura i tempi verbali (per esempio: se parti al presente, usi il passato; se parti dal passato, usi il trapassato…) e ricordati di saltare di nuovo nel presente. Alle volte non te ne accorgi e il passato ti resta “incollato addosso” e fai pasticci.

👉🏻 Cosa ti piace di più dei flashback quando scrivi e di meno quando leggi?

#scrivere #libri #flashback
Come faccio a capire se la mia chiusa funziona? Co Come faccio a capire se la mia chiusa funziona? Come posso sapere se il finale è quello giusto? 

Sono due domande classiche ma per la risposta non serve la sfera di cristallo né una bacchetta magica… e non c’entra la fine! Né ciò che accade immediatamente prima.⁣
⁣
Sì, perché il tuo finale è scritto nella storia e nella backstory del tuo protagonista o dei tuoi protagonisti (se non sai di cosa si tratta, cerca nel feed, c’è un post dedicato alla backstory). C’entra con l’arco eroico (o tragico) del personaggio che ci guida nella tua storia.⁣
⁣
Qual è il percorso che compie lo puoi sapere solo se sai chi è. Qual è il suo dolore, cosa lo ha segnato? Cosa teme? Cosa vuole (cosa crede di volere)? Cosa desidera (di cosa ha davvero bisogno)?⁣
⁣
Il tuo finale c’entra con tutte queste domande. E c’entra con il suo grado di libertà, con la sua capacità di affrontare i limiti, di evolvere e di scoprire chi è per davvero.⁣
⁣
Diciamo che, a mano a mano che avanzi nella sua avventura umana le possibilità per lui/lei (e per te) diminuiscono e si arriva a una strozzatura. La metafora dell’imbuto, infatti, viene usata spesso e a mio avviso rende abbastanza bene l’idea.⁣
⁣
Questo significa che di finale ce n’è uno solo? No, non lo credo affatto. Per questo può accadere che tu sia in dubbio su delle chiuse anche molto diverse tra loro. Ma tutte, e dico tutte, c’entrano con il percorso che compie la protagonista o il protagonista o i protagonisti della tua trama.⁣
⁣
E c’entra con il tuo sguardo su questa storia. Uno sguardo doloroso (le cose si mettono male), uno sguardo possibilista (le cose chissà come andranno), uno sguardo ottimista (le cose si mettono bene).⁣
⁣
👉🏻 Quali sono i finali che ti fanno più arrabbiare? Perché? Senza spoiler, mi raccomando!⁣
⁣
#libri #scrivere #fine
Meditazione, bungee jumping, training autogeno… Meditazione, bungee jumping, training autogeno… scappare in qualche angolo remoto del mondo a caccia dell’ispirazione?!

Può essere che tutto funzioni (la meditazione, soprattutto, perché se non riesci a prestare attenzione alle cose, come diavolo puoi raccontarle?!) ma non credo si debba andare lontano, né essere folgorati da una idea. Spesso tutto dipende dal saper selezionare.

Le storie ti aspettano sul pianerottolo. Si annidano dentro il frigo, nei cassetti del tuo armadio. Tra gli scaffali della libreria – nei libri che hai letto, in quelli che hai detestato – nel tipo di divano che hai scelto e negli amici che, ogni tanto, ci si accomodano.

Usa ciò che hai. Che non significa parlare di te e della tua storia (si possono ancora narrare vicende non autobiografiche che paiono vere, garantisco!) ma di quello che fa parte di te e della tua storia. Individua il tuo vantaggio competitivo. Qual è lo spicchio di mondo che osservi? Di cosa è fatto? Da chi è fatto?

Raccontaci delle cose che vorresti affrontare. Delle cose che non sai affrontare… scrivi di quello che vorresti capire meglio e di quello che ti fa imbestialire.

Prendi la rabbia che provi, mischiala all’amore, alla curiosità, alle debolezze, al senso di smarrimento per l’unica cosa che non prevede un piano B, la morte. Diventa un antidoto alle storie-tutte-uguali portando sulla pagina ciò che conosci bene e che pensi valga la pena di essere ascoltato da altri.

Raccontaci ciò che ti ha sfinito, magari quasi annientato. E anche ciò che non vorresti ti capitasse mai.

Alle volte la scrittura è una magia e mentre la pratichi, impari anche ad agire in modo diverso, impercettibilmente agisci in modo diverso, tanto da scampare al tuo destino. 

Ed ecco che i libri salvano, non (solo) chi li legge ma anche chi li scrive.

👉🏻 E tu, da lettore, che storie vorresti trovare nei libri?

#scrivere #libri #idee #ispirazione
Serve una prefazione al tuo romanzo? Se qualcuno t Serve una prefazione al tuo romanzo? Se qualcuno ti ha detto che in un libro serio non deve mancare, forse sei a caccia di una voce autorevole disposta a redigertene una!

Tranquilla/o, se parliamo di narrativa, non ti serve affatto una prefazione. Quella ha senso nei saggi, per esempio, nei quali è prassi leggere il punto di vista di un esperta/o, di qualcuno che ha voce in capitolo rispetto ai contenuti esposti nel testo.

La prefazione la puoi trovare in narrativa quando si tratta di un grande classico, di un grande scrittore e serve a introdurre a dovere il testo, il suo genere o dare al lettore informazioni sull’autore e sulla sua produzione letteraria. Può esserci anche nel caso di una nuova traduzione che magari richiede alcune precisazioni sulle scelte operate.

E non devi soffrire neppure sull’introduzione, se scrivi narrativa. Perché tutto quello che hai da dire al lettore, dovresti veicolarlo attraverso la tua storia e i tuoi personaggi. Diverso è se scrivi saggi o trattati e hai il desiderio di raccontare al lettore perché hai scritto quel testo, qual è la scintilla da cui sei partita/o, come hai organizzato il libro e i contenuti…

La postfazione non è molto frequente ma può essere davvero interessante. 

Credo che nella narrativa tutti i “contenuti speciali” di un testo dovrebbero seguire la storia. Questo è uno spazio che puoi abitare in modo proficuo per dialogare ancora un po’ con il lettore, raccontandogli qualcosa sulla fase di stesura o sui contenuti. 

Perché farlo alla fine è una buona idea? Se il lettore è arrivato fino a lì, si è già istaurata una relazione e si può approfondire.

Come trovo interessante dare spazio al traduttore per sapere come è stato il suo lavoro. Se fosse per me, inserirei anche delle curiosità sulla fase di scouting, di revisione, sulle scelte grafiche, sulla copertina… ai lettori interessa sapere come sono nati i libri!

👉🏻 E tu cosa metteresti alla fine o all’inizio del libro per renderlo più interessante?

P.S. Se ti stai domandando cosa sia il prologo: ne ho parlato diffusamente nel post “prologo come usarlo?” lo trovi nel mio feed.

#scrivere #prefazione #libri
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