Patrizia Valduga – Quartine, Seconda centuria

Patrizia Valduga – Quartine, Seconda centuria

C’è Patrizia Valduga con Quartine, Seconda centuria per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli. Perché leggere poesia? Per stare in bilico tra sanità e follia.

Patrizia Valduga - Quartine, Seconda centuria - Einaudi
Autore: Patrizia Valduga
Casa editrice: Einaudi
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Di quel poco che resta di quel fuoco
resta l’amore quando non si fa
che soffre troppo del suo troppo poco,
però profuma di felicità.

Ed esiste anche una poesia erotica (che bello iniziare una frase con una “d” eufonica). Non entrerò nel merito dell’erotismo, leggetela e lo troverete. Dico invece che la poesia, quando segue regole precise e rispetta la forma, anzi la cerca, riesce persino a farci respirare meglio. Provate a leggere le quartine di Patrizia Valduga a voce alta, più e più volte di seguito. Ne gioverà anche il vostro apparato respiratorio.

E poi andate direttamente alla fine del libro dove la poeta ci regala: “Per una definizione di ‘poesia’”. Ci troverete elementi su cui riflettere, non ultimo lo scrivere per tenere in equilibrio il proprio stato psichico, una conferma alla mia convinzione che leggere aiuti anche noi a stare in bilico tra sanità e follia.

A patto di scegliere veri equilibristi della parola, creature capaci di impastare una ricetta lessicale preziosa. Non a vanvera, non ordinaria e quotidiana, ma esclusiva.

Il resto è malattia. Proprio in senso stretto, se leggiamo scadente lo diventeremo prima o poi anche noi. Quindi tanto vale prendere qualche ricostituente poetico per contenere i danni. Datemi retta, compenserà il resto.

Arriviamo a quel poco che resta di quel fuoco, che invito tutti a immaginare, non in modo astratto ma preciso, personale, ognuno il fuoco suo. Resta un dopo per ogni storia forte, ogni amplesso che si rispetti, ogni relazione non del tutto consumata, non esaurita completamente, non finita, non.

In questo dopo si gioca ancora un tempo lunghissimo, dove il troppo il tanto il molto che era, pesa nel poco che resta. Anche la fine trattiene elementi di felicità e, aggiungo io, non dobbiamo permettere che la separazione (totale o momentanea) ci strappi anche il diritto a tenerli con noi questi istanti, per riviverli, conservarli, immaginarli di nuovo e ancora e ancora e magari, forse, per sempre (dal mio angolo di osservazione della vita, il per sempre è nella fine, non nell’inizio e nemmeno nel durante, anche se lungo felice, quasi per sempre).

Il libro è il dono di un’amica, credo acquistato su una bancarella (era usato). Ma si trova facilmente in libreria, come le Cento quartine e altre storie d’amore, che vi consiglio davvero, per tutti e in tutti sensi.

Patrizia Valduga è nata nel 1953 a Castelfranco Veneto. Vive a Milano. Ha pubblicato Medicamenta (Guanda 1982), Medicamenta e altri medicamenta (Einaudi 1989), Donna di dolori (Mondadori 1991), Requiem (Marsilio 1994), Corsia degli incurabili (Garzanti 1996), Cento quartine e altre storie d’amore (Einaudi 1997), Prima antologia (Einaudi 1998), Quartine. Seconda centuria (Einaudi 2001), Lezione d’amore (Einaudi 2004), Il libro delle laudi (Einaudi 2012). Ha tradotto John Donne, Molière, Crébillon fils, Mallarmé, Valéry, Shakespeare e Kantor. Nel 1988 ha diretto per un anno la rivista “Poesia”. Queste note biografiche sono tratte dal sito.

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