Attìa e la guerra dei gobbi – Isidoro Meli

Attìa e la guerra dei gobbi – Isidoro Meli

“La faccio breve: la notte del primo marzo 1860 quattro uomini salparono da Palermo alla volta di Caprera per rapire la donna di Giuseppe Garibaldi”.

Così inizia la storia di una bizzarra impresa che come tutte le imprese ha una mente che l’ha ideata. Sarebbe a dire? Tal Francesco Landi, detto Il Generale, esimio rappresentante del potere borbonico in Sicilia che però di guerra non ne aveva combattuta mezza ma aveva un piano: rapire la suddetta donna e ricattare così Garibaldi. In cambio della liberazione? Costringerlo a rinunciare all’impresa dei Mille.

Ma sapete come si dice: un conto è la teoria, tutt’altra faccenda è la pratica. E infatti, se aprite un qualunque libro di scuola, troverete le gesta del Primo grande eroe d’Italia che, sbarcato a Marsala, si conquistò tutta la Sicilia.

E quindi che ne è stato di Landi e degli sciagurati che avrebbero dovuto mettere in atto il rapimento? Per prima cosa si tratta di una combriccola male in arnese di quattro scapestrati decisamente sui generis. E anche se delle loro gesta non rimane traccia, la testimonianza di questa tragicomica avventura ci viene regalata da un testimone molto particolare, Nello. Un cantastorie capace di leggere nel pensiero della gente (ma pure le immagini) e preservare così la picaresca scorribanda di Attìa, un ladruncolo, e del suo amico Panc, un gigante ma tutt’altro che cattivo; di Andrea Foti che invece qualche morto ce l’ha sulla coscienza… tutti e tre si trovano più o meno costretti a partecipare a questa avventura, mentre il quarto, cioè Salvatore Paradiso, be’, nel suo caso c’entra una promessa.

Ed ecco che questa sgangherata compagnia dell’anello (e Tolkien direi che c’entra) parte da Palermo e dirige verso la Sardegna (con qualche deviazione). E i Gobbi? Sì, anche gli juventini c’entrano in qualche modo…

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