Adei: nasce l’associazione unica degli editori indipendenti

Adei: nasce l’associazione unica degli editori indipendenti

È nata Adei. L’associazione accoglie 250 editori indipendenti e riunisce le tre principali associazioni degli indie con l’obiettivo di rappresentarli e sostenerli.

Adei è nata il 7 maggio. Accoglie 250 editori indipendenti e unisce tre delle principali associazioni di categoria. Vale a dire: Odei (Osservatorio degli editori indipendenti), Fidare (Federazione editori indipendenti e Amici del Salone del Libro di Torino). Al momento non ha un sito e non si trova sui social, ma c’è.

Adei la presentazione ufficiale

Adei verrà presentata ufficialmente il 10 maggio – alle 13 in Sala Blu – a Torino al Salone Internazionale del Libro. Scelta non casuale visto il sostegno che gli editori indipendenti hanno dato alla manifestazione (i lettori fedeli del blog ricorderanno Libriful e le diatribe tra Fiera del Libro di Milano e Salone ndr). Il 2018 è stato l’anno dell’assenza delle major e il primo in cui gli editori indipendenti hanno partecipato alla governance del Salone.

La struttura di Adei

Adei sarà presieduta da Sandra Ozzola (cofondatrice della casa editrice E/O). Il consiglio direttivo è composto da Gaspare Bona (instar libri e Blu edizioni), Marco Cassini (SUR), Simonetta Castia (Mediando e Associazione editori sardi), Isabella Ferretti (66thand2nd), Gino Iacobelli (Iacobelli editore), Anita Molino (Il Leone Verde), Andrea Palombi (Nutrimenti) e Marco Zapparoli (Marcos y Marcos).

Perché una associazione degli editori indipendenti?

Il ruolo di Adei? “Rappresentare, sostenere e difendere sia gli editori indipendenti sia l’idea di cultura plurale e libera di cui sono i principali portatori”. Nel concreto ecco qualche obiettivo: “La redazione di un Codice deontologico che impedisca la concorrenza sleale; un confronto con le associazioni di categoria nazionali e estere che raggruppano editori, grandi e piccoli, e librai indipendenti e di catena; la mappatura delle attività a sostegno della promozione del libro e della lettura e il censimento dell’attuale sistema editoriale italiano, senza dimenticare gli aspetti economico-finanziari, fondamentali per lo sviluppo dei progetti editoriali…”.

Franco Ricardo Levi, presidente di Aie, l’Associazione italiana editori, si rammarica per la scissione. Ma era prevedibile. Aie ha avuto un ruolo chiave nella nascita di Tempo di Libri (che organizza con Fiera Milano, con la quale è in società). Una fiera che gli editori indipendenti – e non solo – hanno percepito come uno sgambetto al Salone, tanto da spingerli ad abbandonare Aie.

Gli indie intendono dunque fare fronte comune. Ed è altrettanto chiaro che Aie non sia stata in grado di rappresentarli efficacemente. Altrimenti sarebbero rimasti in una associazione che ha 150 anni di storia e rappresenta l’85-90% del fatturato totale del comparto. E non è casuale la sottolineatura presente nella nota diramata dall’associazione: “Il voto di ogni editore, a prescindere dalla dimensione e/o dal fatturato ha egual peso e valore”.

Garantire la qualità e la bibliodiversità

Le divisioni non sono mai una buona notizia, però. Soprattutto per un settore che deve già vedersela con gravi guai – il fatturato e il numero di lettori, per indicarne due a caso – né si può pensare che l’indipendenza sia certezza di qualità e pluralità.

La qualità c’è se si scelgono buoni libri. La pluralità la si garantisce se non ci si fa imbrigliare dalle solite logiche di mercato. Perciò diventa indispensabile discutere di distribuzione (se il distributore ti impone certi numeri, addio libertà e addio bibliodiversità) e di sconti.

Sarebbe utile anche discutere di etica e di “carta d’identità dell’editore”. Cioè, che cosa deve e non deve fare una realtà per essere definita una casa editrice? Il che significa regolamentare l’editoria a pagamento. Dovremmo farlo soprattutto per i lettori che hanno il diritto di conoscere il lavoro che esiste dietro a un libro. E il ruolo svolto da un editore (vero). Sappiamo tutti che Aie non ha alcun interesse a tagliare fuori le realtà che pagano gli spazi nelle fiere. Perché le fiere le organizza. Adei, invece, dovrebbe avere tutto l’interesse a sposare un approccio differente.

Sarebbe altrettanto necessario che Adei si concentrasse su un tema delicato e urgente: l’innovazione. Digitale, rete, comunicazione, strumenti, formati, piattaforme… Contrariamente a quanto pensano in molti, non sono i soldi a rendere qualcuno innovativo, ma le idee.

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