Franco Marcoaldi – La trappola

Franco Marcoaldi – La trappola

Franco Marcoaldi per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che oggi ci ricorda che il motto non è “parlo quindi sono” quindi, no, non è necessario avere sempre qualcosa da dire.

Franco Marcoaldi - La trappola - Einaudi
Autore: Franco Marcoaldi
Casa editrice: Einaudi
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Stanotte ho sognato un’unica
immagine, una nitida
foto. Avevo la bocca ripiena
di aghi e di spilli, di chiodi
e graffette: eppure
dovevo assolutamente parlare.

Scartato il silenzio – ecco
qua la morale – il verbo
ferisce, la parola fa male.

Non è necessario avere sempre qualcosa da dire. E nemmeno serve a molto esprimere la propria opinione in ogni circostanza. L’equivalenza “parlare uguale esserci” è discutibile (il cortocircuito è sempre in agguato). Confondiamo il bisogno di parlare con la necessità di esistere. Discutiamone qui. Esistono sparachiodi senza direzione, li conosciamo bene, a volte sentiamo la punta di ferro arrivare proprio dalla nostra parte. Altre volte, siamo noi a puntare gli spilli contro i fantocci altrui. Scambieremmo l’essere visti da molti con l’importanza autentica che siamo per i pochi veramente importanti che abbiamo vicino.

Ecco la foto da guardare. La nostra bocca affollata di sentenze acuminate, dolori da sputare, lame da scagliare. Non può stare chiusa, non ci riesce e allora, in mancanza d’altro e per un’antica abitudine, vomita. (Immagine poco elegante ma che potrebbe peggiorare, quindi la contengo).

E se invece, per una volta, provassimo a farci fachiri? Giocolieri del dolore e della tristezza? Funambolici esseri capaci di riordinare in meravigliose scatolette ogni piccolo oggetto del male, senza pungerci. Separiamo gli spilli dalle graffette, i chiodi dagli aghi. Mettiamo tutto in ordine, facciamo una lista (scriviamola che fa bene) e chiudiamola in un cassetto. Rimandiamo al mittente con un atto psicomagico ogni rabbia, disastro, torto passato.

Perseguire il vuoto verbale e l’astensione al commento è un esercizio che ci farà bene, il monito può arrivare da un sogno o da una poesia. Proviamoci per tre giorni e poi se ne riparla. Inizio io fermandomi qui e mettendo un punto (pur avendo ancora tanto da dire… che fatica).

Franco Marcoaldi, La trappola, Einaudi, non mi ricordo dove l’ho acquistato, potrebbe essere stato a Pordenone, qualche anno fa. Mi aveva colpito questa poesia che trovo perfetta per meditare:

Si chiude e si apre
di continuo lo spiraglio

 a meno che non sia l’eterno
abbaglio della vita.

Franco Marcoaldi vive da anni sulla laguna di Orbetello. Con Einaudi ha pubblicato i seguenti libri di poesia: A mosca cieca (1992), Celibi al Limbo (1995), L’isola celeste (2000), Animali in versi (2006), Il tempo ormai breve (2008), La trappola (2012), Il mondo sia lodato (2015) e Tutto qui (2017). Altri due suoi libri di versi sono usciti da Bompiani: Amore non Amore (1997), Benjaminowo: padre e figlio (2004). Fra i suoi libri in prosa, il più recente è il racconto Baldo (Einaudi 2011).

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