La bambina che andava a pile – Monica Taini

La bambina che andava a pile – Monica Taini

C’è chi nasce e si trova a parlare, non soltanto con la bocca, ma anche con le mani. Persone immerse in un silenzio che si spezza grazie al viso e ai movimenti che si possono cogliere sulle labbra altrui.

Monic non si sente diversa, ma si scopre diversa. La fanno sentire gli altri, diversa. Perché lei parla anche con le mani. Monic ha il terrore del buio, perché non vedere significa non sentire due volte.

Monic è la protagonista di questo albo illustrato che è anche l’esordio di Monica Taini. L’autrice attraverso Monic ci spiega che cosa significhi nascere  e vivere da sordi. Ci racconta come si comunica senza sentire.

Questa storia dà forma alla sordità, la fa risuonare sui nostri occhi, ci parla con l’uso del linguaggio dei segni, e ci racconta della ricerca dell’identità di questa piccola protagonista alle prese con il mondo (anche lui un po’ sordo, ma per colpa degli stereotipi, e pure cieco).

 E ce lo racconta in modo semplice. Diretto. Poche parole, pochissimi tratti e il bianco e nero per cogliere il senso, vero, di questa condizione.

 Vi avventurate per le pagine che, subito, catturano la vostra attenzione e vi commuovete. Può la poesia essere un pugno nello stomaco? Sì e questo libro lo dimostra, tratto dopo tratto, parola dopo parola.

 Sul finale troverete un glossario imperdibile, e molto ironico, sulla cultura sorda. Prendete appunti!

 LA BAMBINA CHE ANDAVA A PILE di Monica Taini, Uovonero1

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