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Podcast Libri a Colacione 6 marzo 2021

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  • Chiara Beretta Mazzotta
  • 6 Marzo 2021
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 Podcast Libri a Colacione 6 marzo 2021

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BookBlister è un blog che racconta il mondo dell’editoria e la filiera editoriale: i professionisti del settore, i dati del mercato, gli autori e, ovviamente, i libri. Si occupa di parole e scritture. Vuole conoscere meglio gli autori, sapere come hanno cominciato, gli errori commessi o evitati. Cerca anche di aiutare gli esordienti a schivare cialtroni e furbetti e a evitare perdite di tempo. Ciò che ama di più? Leggere e raccontare le storie, e le storie intorno alle storie.

Instagramami

Sono marzulliana ma, perdonami, attendo il respons Sono marzulliana ma, perdonami, attendo il responso del tampone. Ed è tutto un essere o non essere (positiva), questo è il dilemma.
Garantisco, però, che quanto ho scritto un senso ce l’ha.

Ogni giorno parlo con degli autori che hanno, tra gli altri, il problema di comunicare i propri libri.
Sbircio profili, leggo contenuti…

E, spesso, vedo persone che parlando di sé. Dei propri libri. Delle proprie recensioni. Dei propri concorsi... ad altre persone che non sanno nulla di loro. A persone che non esistono.

Perché manca una conversazione, perché manca una vera relazione.

Immagina la scena: cammini per strada, fermi una persona e le dici “il mio libro ha ottenuto una splendida recensione, aspetta che te la leggo!”
Oppure piombi nel salotto di qualcuno mostrando le foto della tua presentazione. Anzi, no, ti accosti con il motorino a una macchina e: “Compreresti il mio libro?”

Ti sembra folle? Certo, perché sono degli sconosciuti. Perché dovrebbero darti retta, perché dovrebbe importargli di te?

Prova a parlare non di te ma a qualcuno: alle persone che ti seguono o che desidereresti ti seguissero.
Certo, magari prima devi mettere a fuoco chi sono o chi vorresti che fossero.

E allora comincia a parlare di ciò che ti importa. Di argomenti che ti stanno a cuore e che vuoi condividere. Definisci dei temi che ti aiutino a intercettare i tuoi “simili”, quelli con cui vorresti chiacchierare e che ti piacerebbe leggessero cosa hai scritto.

Se i tuoi contenuti saranno interessanti, se saprai creare una relazione vera, fidati, alle persone importerà anche dei tuoi libri, delle tue presentazioni. Faranno il tifo per i tuoi progetti e saranno curiosi di conoscerli (se sei fortunata/o, condivideranno persino le tue gioie!).

O, magari, si preoccuperanno per te chiedendoti “ancora nulla?” a proposito dell’esito di un tampone.

E sarà molto speciale questa cura.
Sarà qualcosa che va oltre ai risultati della tua comunicazione, qualcosa che si chiama empatia, umanità. 
Affetto.

Buoni libri (e buoni contenuti),

Chiara

#editoria #libri
È la seconda Pasqua che passiamo in questo tempo È la seconda Pasqua che passiamo in questo tempo sospeso. 

Ma oggi penso a noi che ci rinnoviamo... e ci liberiamo di tutta la paura. Come sto io lo so, voi, voi come state?

Avremmo tutti bisogno di un abbraccio e pure di sentirci dire: “Brava, bravo!”. 

Ve lo dico io: bravi! Per l’abbraccio è più difficile ma se ci concentriamo un poco, il calore lo sentiamo...

Adesso scusate ma, con quest’espressione un po’ così, vado a scoprire che cosa si dicono la colomba e la cioccolata fondente quando si incontrano... 

Buona Pasqua 
E buoni libri!
Forse capita anche a voi. Camminate per strada, vi Forse capita anche a voi. Camminate per strada, vi fissano e controllate di non avere qualcosa che non va. A me in passato succedeva spesso.

Essere a posto, stare al mio posto, per anni è stato un dovere. Mio padre non gradiva i bambini che fanno rumore e parlano a sproposito. Non gradiva insomma i bambini vivi. Adesso mentre lo scrivo provo tenerezza, non era un bravo padre, non era un cattivo padre. Non ci era portato, tutto qui.

Per anni ho parlato pochissimo (lo so, incredibile!). Quando mi trovavo in mezzo alle persone e avevo qualcosa da dire tentennavo per istanti interminabili. Poi, quando mi decidevo a parlare, gli altri avevano cambiato discorso. 

Crescendo la mia paura ha perso un po’ si smalto – anche lei è invecchiata, grazie al cielo! – e mi sono trovata a fare cose che mai avrei immaginato. A parlare, a dire la mia, a metterci la faccia. A fare gruppo, a chiedere aiuto, a prestare soccorso. A costruire qualcosa.

Se è successo è merito di tutte le donne e gli uomini che mi hanno permesso di camminare, di imparare e mi hanno dato una occasione. Persone che non hanno preteso che fossi forte, unica, speciale ma hanno assecondato le mie titubanze, insegnandomi a sfruttare i miei tempi e i miei modi. Mostrandomi chi sono e dove risiede il mio coraggio.

Per anni ho ignorato l’8 marzo trattandolo con superficialità. Poi me lo hanno spiegato e ho capito. La Giornata internazionale dei diritti della donna è diventata una occasione per fare il punto, per capire dove siamo e che cosa dobbiamo ancora fare.

Ed è anche il giorno giusto per ringraziare tutte le persone illuminate che, in grande e in piccolo, lottano per rendere il mondo migliore. Una occasione preziosa per condividere ciò che hanno detto e scritto. Per parlare delle loro battaglie e per battagliare con loro.

Nella foto vedete otto cover. Otto libri per onorare questa giornata nel modo che mi è più caro: attraverso le parole e i contenuti. Sempre con il desiderio di imparare, confrontarsi e allargare il proprio orizzonte.

Il post lo trovate sul blog. Io invece sono qui e vi abbraccio tutte/i.

Buoni libri!

Chiara

#libri #8marzo #giornatainternazionaledelladonna
Qualche giorno fa, mentre rileggevo le mie slide d Qualche giorno fa, mentre rileggevo le mie slide del corso Editor Indie (che faccio per gli amici di @langue_parole ) ho condiviso questa frase nelle storie. Vi ha colpito e vale la pena parlarne.

Un editor non è una macchina “sputa editing”. Aiutare un autore a lavorare sulla sua storia significa collaborare in moltissimi modi diversi. 

Discutere di una idea, fare chiarezza tra uno spunto che non si sviluppa (perché serve ancora tempo) e qualcosa che invece non ha la forza per fiorire. 

Significa ragionare su una trama, su una scaletta. Vuol dire smontare e rimontare una scena finché gli incastri appaiono evidenti.

Alle volte si tratta di lavorare solo su poche cartelle per dare all’autore la sicurezza necessaria per procedere da solo, facendogli sentire che in realtà solo non è.

L’editing non è una medicina che cura tutti i mali di una storia e l’editor non è un aggiustatutto, neppure deve farlo! 

Perché ci sono storie che proprio non girano, testi che di problemi ne hanno troppi. Editarli sarebbe accanimento terapeutico, servirebbe solo ad alleggerire il portafoglio dell’autore e a ritrovarsi insoddisfatti in due.

E invece ci si alza al mattino per essere felici. Per imparare, per scoprire. Per stupirsi. Anche grazie a una buona storia che arriva, alle volte, perché si ha avuto il coraggio di cestinare quella che invece buona non era.

Buon weekend.
Buoni libri!

#libri #scrivere #autori
Scriviamoci su? Certo, Scriviamoci su! Nuovo anno, Scriviamoci su? Certo, Scriviamoci su! Nuovo anno, nuovo gioco di scrittura.

Questa volta ti chiedo di aprire un cassetto. Un cassetto in cui tieni tante cose alla rinfusa. 

Bene, estrai tre oggetti a caso: ti serviranno perché dovrai inserirli tutti nel mini-racconto.

Attenzione! Due di questi oggetti li potrai nominare. Il terzo, invece, non potrai nominarlo ma si dovrà capire di che cosa si tratta.

Le regole sono sempre le stesse. Hai a disposizione un commento, quindi lo spazio è limitato.

E hai tempo fino a lunedì mattina alle 8.00.

Buona scrittura!

 #scrivere #autori #storie #scriviamocisu
Contatto, toccante, intatto… quante parole perde Contatto, toccante, intatto… quante parole perderebbero di senso, se non potessimo sfiorarci più? Il 2020 è stato l’anno dei “non”. Un tempo di divieti, di chiusura e di malattia. E non bastano tutti i libri del mondo per fare pace con la morte.

Penso a chi non c’è più, ai programmi mancati. Le storie interrotte, i dialoghi rimasti in sospeso. Lo so, ci sono argomenti più lieti per la fine dell’anno… ma mi conoscete, parlo sempre di ciò che mi preme.

E penso che abbiamo una grande responsabilità: dobbiamo occuparci di noi, delle persone a cui vogliamo bene e di tutti gli altri. Perché, noi, possiamo ancora farlo. Chi in grande, chi in piccolo. E mi piacerebbe immensamente che i propositi per l’anno nuovo fossero persone, cose, luoghi di cui ci prenderemo cura.

Stringo la mano di mia figlia e vedo quanto la vita si adatti e ingegni. Si cresce forti e sani sotto un cielo di stelle ma anche chiusi in casa, giocando su Skype con gli amici lontani. Si cresce grazie ai sorrisi nascosti dalle mascherine, alla forza di una maestra che resta un esempio. Si cresce guardando chi sgobba per qualcosa in cui crede.

Si cresce grazie ai collaboratori speciali – grazie “Chiaras”, grazie Andrea! –, si cresce con i messaggi degli amici, i commenti su Instagram, la presenza nonostante i “non”. Si cresce con le storie, le parole precise, le malattie superate, le sfide vinte e quelle no.

Perciò, caro 2020, sei stato bullo e bizzoso ma ci hai ricordato di avere cura.
Alle volte gli insegnamenti costano cari ma sarebbe ancora più grave sprecarli.

Così lascio i buoni propositi a prendere polvere dentro al cassetto e mi concentro su ciò che ha bisogno di me. Ce la metterò tutta, promesso.

Buon anno a ognuno di voi.
E buoni libri!

Chiara

P.S. Nella foto io e SataNana sabotate da Amelia che ci mette sempre lo zampino! 😂
Ieri mentre incartavo pacchetti e pacchettini in a Ieri mentre incartavo pacchetti e pacchettini in agenzia – a un certo punto, presa dall’entusiasmo, stavo per imballare anche i mobili – ho pensato che quest’anno bullo e bizzoso ci ha tolto molto ma non ciò che proviamo.

Anzi. Ha tirato fuori tutte le emozioni che avevamo cacciato in posti nascosti del nostro io e pure quelle che spesso ignoravamo, presi dalla vita. Ci ha mostrato ciò di cui non abbiamo bisogno e ci ha ricordato quanto alcune persone siano importanti e quanto ci manchino i loro abbracci. 

Perché sono diversi, diversissimi gli abbracci. Alcuni ci lasciano senza fiato; altri sono come il fruscio della seta, leggeri; altri ancora sono morbidi, tanto che ci puoi sparire dentro. 

Io mi sento molto grata oggi, perché ho una famiglia da abbracciare. Ma sono fortunata anche perché ci siete voi. I vostri messaggi, l’affetto, la cura con cui mi seguite. Alcuni di voi sono diventati “amici di smartphone” o, se preferite, di tastiera. E tra un guaio editoriale e l’altro mi raccontate di voi. Dei vostri sogni e delle vostre paure. Per me non è scontato. Per me è speciale.

Perciò buon Natale a tutti voi. E se oggi vi sentite giù, fatevi un regalo: rileggete il vostro libro del cuore. Non puoi sostituire quello di cui hai bisogno, ma puoi nutrirti con ciò che ti fa stare bene. E quando apro un libro che ho amato mi si spalanca il cuore! È un abbraccio anche questo. 

Buoni libri e tanti auguri!

Chiara

P.S. Nella foto potete ammirare la sottoscritta che rischia di strangolarsi con le luci a led...
Scriviamoci su? Scriviamoci su! Nuova settimana, n Scriviamoci su? Scriviamoci su!
Nuova settimana, nuovo gioco di scrittura.

Se scorri, dopo il video, troverai una foto. La sfida? Trasformarla in una scena, in una narrazione. 

Perché un’immagine ferma un attimo, non ci dice che cosa sia accaduto prima o dopo.

Lo scoprirai tu! E lo farai scoprire anche a noi.

Le regole sono sempre le stesse. Hai a disposizione un messaggio, quindi lo spazio è limitato.

E hai tempo fino a lunedì mattina alle 8.00.

Ti chiedo un favore: questa volta, prima di leggere gli altri, scrivi, così da non farti influenzare.

Sarebbe bello vedere quante narrazioni, simili e dissimili, nascono dal medesimo soggetto.

Quindi l’esercizio è doppio: scrivere e farlo senza alcun termine di paragone.

Buona scrittura!

#scrivere #autori #storie #scriviamocisu
Ultimo appuntamento! Stavolta ti chiedo di conclud Ultimo appuntamento! Stavolta ti chiedo di concludere questa storia. La sfida è tosta: chiudere in poche righe. 
Hai tempo fino alle 8 di lunedì mattina. Forza!

Come l’ho scoperto?
 Era sempre stato davanti ai miei occhi, proprio per questo non me ne ero mai accorta. Se la mia vita non fosse andata a pezzi, costringendomi a vendere i ricordi e persino l’orgoglio, non avrei mai cambiato nulla di quella casa. C’era ancora l’odore di mia madre nell’aria, il suo cappotto appeso all’entrata. Solo lei avrebbe potuto nasconderlo lì.
 Non parlo del cappotto. Lei conosceva mio figlio meglio di chiunque altro, meglio di me. E questo non l’ho mai accettato.
 Adesso so perché. Adesso so la verità.
 Avrei potuto fare finta di niente, e continuare come se non fosse successo nulla. Ma Luca adesso aveva bisogno di me, anche se non voleva ammetterlo.
 Sua nonna, mia madre, non c’era più, eravamo di nuovo solo io e lui, come quando appena nato l’ostetrica me l’aveva appoggiato in grembo, e io mi ritrovavo ad amarlo nonostante avessi solo sedici anni.
 E quando lo lasciai alle cure di mia madre, pensai che quest’unione si fosse rotta per sempre.
 Mi appoggiai allo stipite della porta, per la prima volta nella mia vita dovevo andare avanti senza di lei.
 Ma mi sentivo il suo sguardo addosso, la sua voce mi entrava nelle orecchie come un sibilo feroce a ricordarmi che ero io la madre di Luca, non lei.
 E ora che l’hanno portato via per interrogarlo, ora che tutti sanno che lui era lì la sera dell’incidente, non potevo abbandonarlo di nuovo.
 Mi immagino mia madre che quella notte lo fa entrare di nascosto, lui che biascica parole di scusa, che si infila la testa fra le mani e piange. Sa di avere fatto qualcosa di terribile, ma io non farò come mia madre. Non è nascondendo i peccati che l’anima si redime.
 Loro lo hanno sempre saputo. Mia madre mi ha tenuta la verità nascosta per tutti questi anni e ora so che il ragazzo che ho conosciuto io non è quello che credevo essere. Quello non è mio figlio e quella non è mia madre, non la stessa che mi ha fatta diventare la donna che sono oggi.
(Continua nei commenti)
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